(Il Romanista - D.Galli) Come anticipato ieri da Il Romanista, cade la distinzione tra settore ospiti riservato ai tesserati e resto dello stadio per i non tesserati. Dalla prossima stagione, si potrà andare in trasferta solo con la tessera del tifoso.
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E' ufficiale: mai più in trasferta senza tessera
(Il Romanista – D.Galli) Come anticipato ieri da Il Romanista, cade la distinzione tra settore ospiti riservato ai tesserati e resto dello stadio per i non tesserati. Dalla prossima stagione, si potrà andare in trasferta solo con la tessera...
Lo prevede il protocollo siglato ieri al Viminale da tutte le componenti istituzionali del calcio: Abete per la Federcalcio, Beretta, Abodi e Macalli rispettivamente per la Serie A, la B e la Lega Pro e Pancalli per il Coni, di cui è vicepresidente. La regola sarà il divieto di vendita dei biglietti ai residenti nella Regione della squadra in trasferta. Esempio. Si deve giocare Cesena-Roma. I tagliandi del settore ospiti saranno sempre riservati ai tesserati. È così da un anno e così sarà anche ora. Cosa cambia allora? Semplice. In passato, chi non era titolare dell’As Roma Club Privilege, la tessera del tifoso giallorossa, poteva decidere di comprare i biglietti di un altro settore del Dino Manuzzi. Adesso non più. Senza tessera, i romanisti che abitano nel Lazio non potranno acquistare nemmeno i tagliandi di settori diversi da quello ospiti.
C’è però una via di uscita. Una specie di valvola di emergenza. Se chi ospita, nel nostro caso il Cesena, vuole riservare dei posti ai non tesserati, deve farne richiesta all’Osservatorio sulle manifestazioni sportive. Indicando però come intende provvedere al maggior flusso: più steward, separazioni nette tra i tifosi e percorsi di avvicinamento allo stadio che puntino ad evitare il contatto tra le curve. Sempre per restare all’esempio di prima, il Cesena dovrebbe promettere al Viminale di impegnarsi perché tra cesenati e romanisti non accada nulla. E non si capisce perché mai una società debba farlo. Per qualche manciata di biglietti venduti in più? Possibile, certo. Ma se il meccanismo può essere valido per un club piccolissimo, i cui bilanci dipendono prevalentemente dal botteghino, scordatevi che una grande società possa spendere tempo e denaro (più steward costano più soldi: il rapporto è direttamente proporzionale…) per permettere ai non tesserati di venire in trasferta.
Non solo. Il protocollo prevede che le società non possano più rilasciare gli abbonamenti ai non tesserati. A Trigoria lo sapevano già da un po’ e si sono portati avanti con il lavoro. Al 99,99%, per la prossima stagione l’As Roma Club Privilege e l’abbonamento saranno rappresentati da un’unica carta. Che sarà dunque sia tessera del tifoso sia abbonamento. Il ministro dell’Interno Maroni commenta così il protocollo: «Il programma sulla tessera continua, migliorando i risultati. Non è stato facile partire abbiamo resistito alle contestazioni e al tentativo di bloccare la tessera. Non c’è stata una diminuzione dei tifosi, si è invece registrato un incremento, seppur minimo pari allo 0,9% con oltre 24 mila spettatori medi per ogni partita di serie A». Evidentemente, Maroni ignora che la Roma ha fatto registrare il record minimo di abbonamenti. Per il Ministro, c’è stata anche «una drastica diminuzione del bagarinaggio (a Roma no, basta fare un salto all’Olimpico prima di qualsiasi partita, ndr) e tutte le tifoserie sono andate in trasferta». Tutte? Quella della Roma è andata molto meno delle altre. Per la precisione, solo cinque volte su diciotto (il derby non vale).
Secondo Maroni, «la tessera non è uno strumento di polizia». Non è vero: nasce anche per questo. «In cinque anni - prosegue il titolare del Viminale - c’è stata una riduzione dell’81% e del 51% dei feriti tra la polizia e i civili a fronte di una riduzione del 31% di forze dell’ordine negli stadi. Entro la fine di questo campionato - annuncia - vogliamo togliere tutte le gabbie ma anche tutte le reti dagli stadi». Sennò c’è una soluzione più semplice. Basta cacciare i tifosi dallo stadio e oplà, il gioco è fatto. Maroni traccia anche la sua personalissima summa divisio tra tifosi e non tifosi, tra tesserati e non tesserati, e quindi nella sua logica tra buoni e cattivi: «Chi ancora si oppone non é un tifoso». Falso. Chi ancora si oppone ha il diritto di opporsi. C’è chi la chiama democrazia.
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