rassegna stampa roma

E ora bisogna sciogliere subito il nodo-diritti tv

(Corriere dello Sport – P.Torri) Gli americani vogliono chiarezza e correttezza. Soprat­tutto per quel che riguarda la questione dei diritti televisivi, quelli che di fatto hanno spacca­to la nostra Lega, i cinque gran­di club da una parte...

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(Corriere dello Sport – P.Torri) Gli americani vogliono chiarezza e correttezza. Soprat­tutto per quel che riguarda la questione dei diritti televisivi, quelli che di fatto hanno spacca­to la nostra Lega, i cinque gran­di club da una parte (Juventus, Inter, Milan, Roma, Napoli), gli altri quindici dall’altra.

E’ una questione in cui in ballo ci sono decine di milioni di euro. E pare, si sussurra, si mormora, si dice, che la posizione presa dalla socie­tà giallorossa in Lega, non sia esattamente quel­la di mister DiBe­nedetto e soci. In­somma questa si­tuazione può portare, anzi ha già portato, ha qualche attrito con Unicredit che, pur dopo essere stata avvertita, ha consentito al­la dottoressa Rosella Sensi (per­ché?) di continuare ad appoggia­re la politica dei grandi club. DIRITTI TV - Negli Stati Uniti, al­meno fino a prova contraria, la matematica non è ancora un’opi­nione, due più due fa quattro, non potrà mai fare tre. Come, al contrario, succede dalle nostre parti perché io faccio un favore a te, tu fai un favore a me, per­ché gli amici che contano pur­troppo contano davvero, perché gli amici degli amici in questo senso sono ancora più pericolosi. Per queste ragioni, sconosciute agli americani, i conti non torna­no a mister DiBenedetto. Perché i numeri sui diritti televisi che sono in suo possesso (ieri è stato nuovamente aggiornato nel det­taglio sulla situa­zione), gli con­fermano come qui da noi due più due faccia tre. Inaccettabi­le. Soprattutto perché a rimet­terci è la Roma. Dunque, secondo i dati in possesso di mister Tom, l’alleanza con le big del nostro campionato, alla società giallo­rossa costerebbe tra i sette e gli otto milioni di euro (all’anno), senza peraltro che diminuisca la forbice di cash rispetto a Juven­tus, Milan e Inter, unica variabi­le che potrebbe giustificare una scelta di campo di questo tipo. Eppure, con una lettera, gli ame­ricani avevano avvertito di stare dall’altra parte della barricata e che, quindi, sarebbe stato il caso di cambiare. Invece, niente. Sia nella lettera di risposta dove non è stata data una spiegazione esauriente, sia soprattutto nei fatti, anche perché nell’ultima riunione in Lega la dottoressa Sensi è rimasta sempre dalla stessa parte (perché?). La que­stione, nei prossimi giorni, sarà al centro sicuramente di discus­sioni che potrebbero pure dege­nerare in qualche sonora litiga­ta, con Unicredit che non avrebbe fatto quanto avrebbe dovuto fare per evitare che si arrivasse a questo punto. Perché, tra le al­tre cose, a mister Tom e soci inte­ressa poco, anzi diciamo nulla, che la dottoressa Sensi punti a diventare il presidente della Le­ga. Quello che dovrebbe interes­sare a tutti è la Roma. E agli americani pare invece, peraltro con stupore, che non sia così. ORGANIGRAMMA - Sabatini ok, Baldini ok (tra qualche mese), il resto è ancora da ufficializzare. Anche se diversi contatti sono stati già avviati da diverso tem­po. Come quello con il dottor Fe­nucci, oggi al Lecce, al quale è stato proposto di trasferirsi a Trigoria, direttore amministra­tivo con deleghe con i Palazzi e la questione stadio. Darà una ri­sposta definitiva la prossima settimana. Un altro nome che è filtrato come possibile dirigente nel prossimo futuro, è quello di Umberto Marino, attuale diret­tore organizzativo della Sam­pdoria. Una risposta a breve la darà anche Ange­lo Peruzzi, indivi­duato come l’uo­mo giusto per ri­coprire il ruolo dirigente trait­d’union tra squa­dra e società. Una settimana fa, poi, è stato contattato anche Francesco Rocca per affi­dargli un ruolo inedito, quello di allenatore degli allenatori. L’ex Kawasaki, anche per rispetto del presidente federale Abete, ha già fatto capire che un ruolo fuori dal campo non gli interes­sa. Magari se fosse stato contat­tato per allenare la prima squa­dra o, forse, pure la Primavera, la sua risposta poteva anche es­sere diversa.