(Il Romanista - F.Bovaio) - Dopo due giornate il Pescara di Zeman guida la serie B insieme al Sassuolo a punteggio pieno e ora del boemo tornano a parlare tutti, anche chi lo aveva volutamente messo da parte per non far torto ai suoi nemici storici, molti dei quali oggi protagonisti nelle aule di tribunale.
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E la rivoluzione di Zeman intanto è già vincente
(Il Romanista – F.Bovaio) – Dopo due giornate il Pescara di Zeman guida la serie B insieme al Sassuolo a punteggio pieno e ora del boemo tornano a parlare tutti, anche chi lo aveva volutamente messo da parte per non far torto ai suoi...
Zeman è finalmente tornato e con lui si ripropone quel 4-3-3 che Luis Enrique prova a rimettere in campo anche nella Roma, seppur con accorgimenti tattici diversi. La finalità, però, è la stessa: vincere dando spettacolo, arrivare al successo segnando un gol in più dell’avversario. Una rivoluzione culturale che tutto il calcio italiano (per il suo bene) dovrebbe augurarsi di veder riuscire per non restare troppo indietro rispetto a quello praticato negli altri maggiori campionati europei. Se è vero come è vero che in Italia ha vinto più spesso la squadra con la miglior difesa anziché quella con il miglior attacco, infatti, è anche vero che oggi ragionare in quei termini non è più producente e quando vai a competere nelle coppe europee finisci spesso con il subirle anche da squadre delle quali avresti dovuto fare un sol boccone. Ben vengano, dunque, le idee di Zeman, protagonista di una bella intervista sulla Gazzetta dello Sport, nella quale dice: «La vita di oggi è piatta e se dopo aver dormito per una settimana la gente che va allo stadio dorme anche lì è finita. Il calcio deve suscitare emozioni, dare la sveglia, provocare non solo la gioia, ma anche il dolore. Basta che la gente provi emozioni. Tutto questo è vita». Come non dargli ragione? Come pensare che l’aridità del risultato ad ogni costo deve per forza essere il motore che muove le file del pallone italico? Ma perché con il calcio non ricominciamo a divertirci? In fondo è nato per questo e così forse lo vivremmo tutti con più serenità e distensione. «Bisogna sempre cercare di superare l’avversario, fare qualcosa in più di lui. Poi si può anche perdere, ma penso che la gente sia in grado di capire se la squadra ha fatto tutto quello che poteva per vincere» continua Zeman, che aggiunge: «Più gente vedo allo stadio più sono contento, giocare per pochi è triste». Un’altra verità sacrosanta in tempi di partite ad orari impossibili decisi solo per soddisfare le esigenze delle televisioni, che con i loro soldi tengono in piedi il pallone nostrano. Il calcio senza spettatori allo stadio è triste dice Zeman, che con il suo ostinato 4-3-3 cerca in ogni modo di convincere la gente che nonostante tutto anche in Italia è meglio vederlo dal vivo che alla tv. Viva lui e viva tutti quelli come lui. Unica ancora di salvezza di un movimento che sta lentamente morendo oppresso dai suoi mali.
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