rassegna stampa roma

E la Curva abbraccia Gabbo

(Il Romanista – M.Macedonio) In piedi, in mezzo alla pista di atletica e davanti ad un mazzo di fiori giallorossi, rivolge il suo applauso alla Sud, Giorgio Sandri.

Redazione

(Il Romanista - M.Macedonio) In piedi, in mezzo alla pista di atletica e davanti ad un mazzo di fiori giallorossi, rivolge il suo applauso alla Sud, Giorgio Sandri.

E la curva lo ricambia, non solo con l’applauso. E’ un abbraccio, il suo, che si estende rapido a tutto lo stadio. Una vampata di calore in una serata gelida. Accanto a Giorgio c’è Luca Di Bartolomei, che a sua volta lo stringe a sé. Sono un padre e un figlio, testimoni entrambi di come la violenza – perché lo è quella di chi spara ad un altro uomo, ma anche quella, più sottile, che induce un uomo a rivolgere un’arma contro se stesso – li abbia privati chi di un figlio e chi di un padre. Fa grandi respiri, Giorgio Sandri, perché l’emozione non prevalga. Ha appena consegnato le magliette bianche ai giocatori entrati in campo per il riscaldamento. Davanti, c’è il logo della Fondazione intitolata a Gabriele, con la scritta As Roma, sulle spalle il messaggio “contro ogni violenza”, perché sia chiaro a tutti. La indossano prima quelli del Lecce, che hanno anticipato l’ingresso di qualche minuto, e poi quelli della Roma.

Gli sfilano accanto, uno per uno, i giocatori giallorossi: Kjaer, Heinze, De Rossi… Nel prenderla, Daniele lo abbraccia a sua volta. E’ anche lui un pezzo di quella curva e, se possibile, un tifoso tra quei tifosi che, fin dal primo derby successivo a quell’11 novembre, lo hanno accolto tra di loro. Perché anche lui è uno di loro. Da quel giorno, in cui seguì un tempo della partita in curva Sud e uno in curva Nord, Giorgio Sandri continua a battersi perché la rivalità cittadina resti confinata nell’ambito sportivo e non conosca invece barriere di altro tipo. Soprattutto quando la sopraffazione chiama in causa la vita stessa. Contro ogni violenza: anche quella di chi discrimina in base al colore o alla razza. Perché è la serata a ricordo di Gabbo, questa, e per la quale la società giallorossa si è adoperata raccogliendo subito l’invito di Giorgio Sandri, ma anche quella che vuole commemorare tutte le vittime della prevaricazione umana nel mondo.

Ci pensa allora l’Unicef, con lo striscione che accompagna l’ingresso in campo delle squadre: “Io come tu” recita, accanto alla scritta, che vale come monito, “Mai nemici per la pelle”. Nera, gialla o bianca che sia. Applaude ancora la Sud. E con lei tutto lo stadio, mentre la voce dell’Olimpico invita tutti ad un abbraccio anche nei confronti di Nicolas Burdisso, esempio di coraggio e determinazione, verosimilmente a casa davanti alla tv. Si colora così di giallo e di rosso, la curva, grazie alle migliaia di cartoncini predisposti a mo’ di coreografia, come non accadeva da tempo, Sono quelli i soli colori che contano stasera, e che, forse non a caso, uniscono tutt’e due le tifoserie. Due colori che, nel nome di Gabbo, almeno per una sera, c’è da giurare che sono anche quelli di Giorgio Sandri.