(Il Romanista-F.Bovaio) L’arrivo di Stekelenburg rompe uno degli ultimi storici tabù della Roma, che mai finora aveva avuto un calciatore olandese tra le sue file.
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E’ il primo olandese della nostra storia
(Il Romanista-F.Bovaio) L’arrivo di Stekelenburg rompe uno degli ultimi storici tabù della Roma, che mai finora aveva avuto un calciatore olandese tra le sue file.
Anzi, a volerla dire tutta, non aveva mai avuto occasione di tesserare un giocatore proveniente da quello che un tempo veniva definito "Benelux", l’insieme composto dagli stati di Olanda, Belgio e Lussemburgo. Passi per quest’ultimo, che non è certamente una nazione calcistica di primo livello, ma per gli altri due il fatto era abbastanza curioso e sorprendente, visto che hanno sempre prodotto ottimi calciatori. Chissà perché, però, la Roma si era sempre rivolta altrove, guardando per lo più al Sudamerica, da dove sono arrivati la maggior parte dei 131 stranieri tesserati dal 1927 ad oggi e al nord Europa, con la Svezia che l’ha fatta da padrona grazie ai suoi 10 figli in giallorosso.
Con Stekelenburg, dunque, la Roma porta a 35 le nazioni rappresentante dai suoi calciatori ed è curioso che i confini dell’Olanda le siano stati aperti proprio da un portiere, visto che da quelle parti sono spesso nati grandi attaccanti e centrocampisti, ma in quanto a numeri uno hanno lasciato molto a desiderare. Eccezion fatta per Van der Sar (che però in Italia non brillò con la Juventus) e per Jongbloed, il mitico e non proprio ortodosso portiere della nazionale di Crujiff e soci che ogni tanto ne combinava una delle sue. Ma Stekelenburg è di tutt’altra pasta e lo dimostrerà, perché si tratta di uno di quei rari portieri in grado di darti almeno dieci punti a campionato con le loro parate. E poi, finalmente, la Roma è riuscita a mettere a segno un colpo di mercato nella terra dei mercanti, con i quali era sempre andata vicino a concretizzare le sue trattative salvo poi vedersele annullare al momento della firma. Ricordiamo in tal senso la vicenda Vanenburg, su queste stesse pagine raccontata poco tempo fa e quelle legate ad altri suoi celebri connazionali. Su tutti Ruud Krol, il libero della mitica Olanda degli anni 70 che Viola e Liedholm volevano portare alla Roma alla riapertura delle frontiere. Non ci riuscirono anche perché alla fine puntarono sul Brasile, indirizzandosi prima su Zico e poi su Falçao. La storia gli dette ragione e Krol fu preso dal Napoli. Dopo di lui e Vanenburg è toccato a Winter, Seedorf e Davids finire nel mirino della società giallorossa, ma ogni volta è stato un buco nell’acqua, con il primo preso dalla Lazio, il secondo dalla Sampdoria e il terzo che la Roma non riuscì a strappare alla Juve, che lo aveva portato in Italia. Tra gli stranieri in giallorosso non va ricompreso Mark Strukelj, che la Roma acquistò nel 1983 e che è nato a Dorking, in Inghilterra, da un papà portuale triestino emigrato per lavoro e da mamma inglese. Il ragazzo, infatti, era di nazionalità italiana e nel nostro Paese tornò ad appena due anni per poi restarci a vivere. Lo stesso dicasi per Perrotta e per il portiere Giovanni De Min (riserva con 4 partite e 10 gol al passivo dal 1970 al 1972), nato in Eritrea da emigranti italiani e nostro connazionale di passaporto.
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