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Dunga: «Totti fenomeno E Luis va aspettato»

(Il Romanista-P.Moure) «Totti? E’ semplicemente un fenomeno ». I romanisti lo sanno, se ne rendono conto ogni volta che vedono il capitano scendere in campo.

Redazione

(Il Romanista-P.Moure) «Totti? E’ semplicemente un fenomeno ». I romanisti lo sanno, se ne rendono conto ogni volta che vedono il capitano scendere in campo.

La cosa bella è che se ne rendono conto tutti, anche se ci sono migliaia di chilometri dalla Capitale. E se poi a dirlo è un certo Carlos Dunga, l’uomo che fino a poco tempo fa guidava la nazionale più titolata del mondo, vale ancora di più. L’occasione per parlare con lui di calcio, di Roma e di grandi giocatori è capitata camminando lungo la riva del fiume che scorre vicino casa mia e casa sua.

Una chiacchierata nel corso della quale Carlos mi ha detto subito di aver visto la partita della formazione giallorossa contro l’Atalanta e di essere rimasto impressionato dalla mole di gioco prodotta. Ma prima ancora di parlare della partita Dunga si è soffermato sull’uomo che lo ha sbalordito ancora una volta. «Che ne penso di Totti? Questo è un fenomeno. Tutto il gioco gira attorno a lui. Sembra un ragazzino, ha voglia, è grintoso ed è sempre disponibile a dare una mano al compagno in difficoltà. Questi sono i grandi del calcio e Totti continua ad essere fondamentale, indipendentemente dalla sua età. E’ un giocatore decisivo nello svolgimento di qualsiasi schema di gioco». A proposito di schemi, quelli di Luis Enrique hanno cominciato a convincere. «Con Luis Enrique bisogna avere pazienza. Lui vuole possesso palla e velocità quando si tratta di attaccare l’avversario. Il suo modo di intendere il calcio assomiglia a quello del Barcellona, ma per farlo al meglio ci vuole molta concentrazione da parte di tutti e soprattutto pazienza da parte dei tifosi sugli spalti». Pazienza anche perché la Roma è una squadra rinnovatissima, con molti giocatori che hanno bisogno di tempo per ambientarsi. «E’ vero, è per questo che ritengo importante l’acquisto di Heinze per la sua esperienza che potrà essere molto utile per far crescere i giovani. E poi la Roma può contare ancora su Juan che e un grandissimo difensore». E quelli dal centrocampo in su? «Bojan può migliorare e gli ci vorrà un po’ di tempo per capire bene come si gioca in Italia.E poi mi piace Pjanic, un giocatore intelligente dotato di grande classse,anche lui può crescere accanto a De Rossi che il piu forte centrocampista italiano. In porta mi piace Stekelenburg, che ho visto giocare contro il Brasile nel mondiale ». Proseguendo nella passeggiata si cambia argomento, passando dalla Roma al suo futuro. «Confesso che ho ricevuto delle proposte, ma nessuna veramente interessante. Voglio aspettare ancora per poi decidere, non ho fretta. Nel frattempo mi informo, guardo le partite di tutti i continenti, non solo quelle giocate in Brasile. Così quando deciderò di tornare in panchina sarò ben informato su tutto quello che sta accadendo nel calcio». E la nazionale? Su questo argomento Dunga preferisce non sbilanciarsi e non dare giudizi sull’operato del suo successore, Mano Menezes: «Lasciamolo lavorare con tranquillità. E’ presto per valutare il suo lavoro. Il Brasile sta affrontando una fase di rinnovamento. Stanno venendo fuori molti nuovi giocatori e con questi giovani bisogna avere pazienza ». Poi il pensiero va al passato, alla eliminazione mondiale per mano dell’Olanda. Una partita che Dunga sa di aver perso per colpa di 10 minuti di distrazione. E l’impressione è che avrebbe tanta voglia di rigiocarla. Ma il tempo è passato e Dunga preferisce pensare al domani e a correre per mantenere la forma. Che per il momento è invidiabile, a 47 anni sembra che non abbia mai smesso di giocare. Forse è anche per questo che ammira così tanto Totti il «fenomeno ».