(Il Romanista - M.Izzi) - A volte un vaffanculo è più efficace di tutta la maieutica socratica – (S. Romagnoli, Due o tre cose che so di lui). In passato gli avevano dedicato libri
rassegna stampa roma
Due o tre cose che non sapete sul boemo
(Il Romanista – M.Izzi) – A volte un vaffanculo è più efficace di tutta la maieutica socratica – (S. Romagnoli, Due o tre cose che so di lui). In passato gli avevano dedicato libri
(uno su tutti “Zeman”, di Alberto Dalla Palma, uscito con la prefazione dell’indimenticato Francesco Campanella) e canzoni (Antonello Venditti con la sua “La Coscienza di Zeman”), a renderlo protagonista di un cortometraggio ci ha pensato Giuseppe Sansonna, firmando la visione dello Zeman pensiero nel suo “Due o tre cose che so di lui”. In un palinsesto televisivo estivo in cui la proposta più entusiasmante sono le repliche di Magnum P.I., la sorpresa riservata da Rai 3 agli eroici telespettatori che nella notte del 17 agosto si sono attardati davanti al video, è stata grande. Per il ciclo Doc. 3, alle 23:30, è stato infatti messo in onda questo docufilm che racconta la stagione 2010/11 trascorsa da Zdenek Zeman al Foggia. Il viaggio in questa romantica (quanto improbabile) “recherche” di Zemanlandia, ha in realtà fornito il pretesto per un abbozzo di racconto dello Zeman, allenatoreuomo, del suo credo filosofico e del microcosmo di collaboratori che lo circonda. Un viaggio divertito ma anche malinconico, soprattutto nei momenti in cui si ferma a riflettere sulla grande decadenza sociale ed economica vissuta dalla città di Foggia dagli anni ruggenti della squadra miracolo del tecnico boemo, a quella in evidente recessione dei giorni nostri. Cosa si vede nei filmati? Scene di campo e di allenamento (con i famosi gradoni), ma anche interminabili partite a carte con uno Zeman canterino (Chissà se va ….. chissà se va …). Ci sono poi flash biografici emersi a fatica dalla proverbiale riservatezza del Boemo. Un ricordo del padre Karel, primario ospedaliero e luminare della medicina: «E’ stato uno dei primi a fare interventi di tracheotomia. Lo invitavano negli Stati Uniti … ovunque, a tenere conferenze, ma lui non si muoveva. Però inviava dei trattati …. Operava di giorno e scriveva trattati di notte. Non ho mai capito come facesse, ma l’importante è che a lui piaceva. Lo faceva sempre volentieri». Il racconto prosegue con il suo arrivo in Italia, nel 1968: «Sono partito un giorno, ma non sapevo che per tanti anni non avrei potuto rivedere la mia famiglia … a Palermo sono stato accolto da zio Cestmir. E’ stato come un padre … un uomo di una generosità assoluta. Poco per sé e tanto per gli altri». Si arriva poi alla trasformazione in allenatore: «Un ragazzo un giorno mi disse che aveva una squadra e se potevo aiutare. Ho detto si … ma non so se li ho danneggiati. All’epoca io credevo di allenare, ma quello non era allenare, sperimentavo delle cose … ma non era allenare veramente. Nel periodo in cui ho iniziato (Cinisi, Bacigalupo, Carini, Misilmeri, Esacalza. N.d.A.), mi pagavano 50 dollari … ma potevano anche pagare in natura: pasta, carne, cose così». Illuminanti, nell’economia del film, gli interventi di Romagnoli, studente Universitario iscritto alla facoltà di Filosofia e giovane difensore del Foggia: «Il Mister dà molto peso alle parole che dice, proprio perché ne dice poche. Ricordo che una volta ero rimasto molto indietro per un esame che dovevo dare il lunedì e gli chiesi se potevo mettermi in uno stanzino riservato ai tecnici per studiare. Per me, quell’ora e mezza che mancava all’inizio della partita era tanto. Dopo un po’ arrivarono dei dirigenti e si misero a parlare, Zeman gli disse: "Silenzio che sta studiando". La telecamera ritorna sul volto impassibile di Zdenek, che spiega l’ episodio in quattro parole: « Stava studiando … credo che uno come lui debba essere di esempio agli altri compagni. Lui dimostra che giocando al calcio si possono fare cose che altri dicono sia impossibile fare». C’è poi il finale della storia … all’inizio dell’anno Zeman assembla con 10 mila euro e tonnellate di prestiti una squadra (il primo giorno di ritiro ha a disposizione 12 uomini solamente e dice: “Oggi sembriamo una squadra di pallavolo ma diventeremo una squadra di calcio, intanto iniziamo a lavorare”), che lotta per raggiungere la promozione in B. Il sogno sfuma in una sfortunata gara con la Ternana e Zdenek trova la forza di ammettere che quel sogno è irrealizzabile: «I ragazzi sono in prestito, non sono riuscito a fargli sentire come loro la maglia del Foggia … sei sono arrivati in Nazionale, ma è un successo dei singoli, io cerco successi di squadra e … così non potrei ottenerli nemmeno l’ anno prossimo, quindi me ne vado. Poco male, non si è fatto male nessuno ….». Antonello Venditti cantava: «il tempo sta scadendo ormai … tieni palla dai … il pareggio mai … tu non lo firmerai, perché non cambi mai».
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