(La Gazzetta dello Sport - R.Palombo) - Chirurgico, come solo le grandi squadre sanno essere, il Milan inquadra tre volte la porta di Stekelenburg e gli rifila altrettante pappine, quinta vittoria consecutiva coppe incluse, rincorsa ai vertici della classifica ultimata.
rassegna stampa roma
Doppio Ibra e Nesta: tre gol di testa a Roma. Così continua la scalata
(La Gazzetta dello Sport – R.Palombo) – Chirurgico, come solo le grandi squadre sanno essere, il Milan inquadra tre volte la porta di Stekelenburg e gli rifila altrettante pappine, quinta vittoria consecutiva coppe incluse, rincorsa ai...
Sciagurata, come solo le squadre giovani che coltivano un progetto (o un utopia?) sanno essere, la Roma costringe Abbiati a fare gli straordinari ma si dimentica che nel calcio esiste anche la fase difensiva. Quarta sconfitta in nove giornate di campionato, se non è un record poco ci manca.
Ibra forever All'Olimpico finisce 3-2 per i campioni d'Italia ma i gol potrebbero essere di più se solo Nocerino si ricordasse d'avere vestito i panni di Kakà appena una settimana fa. L'uomo del match è Ibrahimovic, che lo apre e lo chiude con due colpi di testa, uno dopo un quarto d'ora e l'altro nel finale, nel bel mezzo dell'arrembaggio della Roma, dopo che il 2-1 per il Milan è stato fissato dal botta e risposta sempre aereo tra Burdisso e Nesta prima dell'intervallo. Quando Bojan segna il 3-2, sfruttando una grande azione e il bel tiro del subentrato Lamela, è ormai troppo tardi.
Difese sì e no Partita molto divertente, difese allegre ma quella della Roma al di là del bene e del male, tanto che viene il sospetto che Luis Enrique, tutto preso dall'insegnare calcio offensivo e barcellonese, si sia scordato di curare la materia. I risultati sono catastrofici: Juan osserva Ibra sull'1-0, Cassetti e José Angel guardano Nesta arrivare addirittura dalla propria area di rigore per staccare in solitudine, e sul 3-1 tutta la difesa è così in bambola che il Milan batte una specie di corner corto, con Cassano pescato in libertà quasi nell'area piccola. Regalare al Milan situazioni di questo genere e prendere due reti su palla inattiva vuol dire suicidarsi. Milan c'è Cassano per la prima volta nella stagione parte dalla panchina e gli è preferito Robinho, in difesa tornano vecchi draghi come Nesta e Zambrotta, l'uno sarà decisivo, l'altro meno, colpevole come è sul gol di Burdisso.
In mezzo, più delle pedate di Van Bommel e della corsa di Nocerino, pesa la qualità tattica di Boateng, che limita col pressing alto la regia di De Rossi, a corto di idee quando gli mancano gli spazi. Il più ispirato, da buon ex, è Aquilani che sfrutta anche la possibilità di avere come dirimpettaio un costruttore di gioco come Pizarro. Faranno buone cose tutti e due, ma quelle decisive, due assist per Ibra, saranno di Aquilani. Il 2-1 della fine del primo tempo matura attraverso episodi ma è chiaro, osservati i due 4-3-1-2 speculari, che il Milan è il gatto e la Roma il topo. Quello che non ti aspetti è che la Roma, solita arrivare col fiato grosso all'ora di gioco, ne abbia invece molto da spendere nella ripresa, complice forse un avversario che sa di doversi centellinare.
Provvidenziale Undicesima Roma diversa, quattro novità rispetto a Genova, Luis Enrique non smette di stupire. Il primo a muovere la panchina è lui. Dentro Bojan per l'impalpabile (e anche rotto) Borini alla fine del primo tempo, dentro soprattutto Lamela per Gago (con arretramento di Pjanic sulla linea mediana) dopo un'ora, dentro infine Heinze per l'acciaccato Juan e questo sarà un handicap perché toglierà ala Roma la possibilità di giocare la carta Borriello. Allegri si muove di conseguenza ma è provvidenziale il cambio Emanuelson per Boateng visto che questi si fa cacciare un secondo dopo essere stato sostituito per la solita parolina di troppo, che costerà l'espulsione anche ad Allegri nel finale concitato d'una partita dove l'arbitro Damato sceglie di fischiare fin troppo poco. Se Lamela farà una bella differenza pro-Roma, il Cassano che sostituisce Robinho la fa pro-Milan. Sarà per via del profumo dell'Olimpico, sarà perché la Roma si limita a guardare, Cassano incanta, anche se le parate (su Osvaldo e Bojan le più difficili) sono tutte di Abbiati. Finisce con un mischione davanti alla sua porta. Segno d'un Milan che ha imparato a lottare e soffrire fino in fondo. Le sconfitte con Napoli e Juve sono ormai un pallido ricordo.
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