rassegna stampa roma

Doni, 270’ per l’addio migliore

(Il Romanista – E.Masetti) – Dal Milan al Milan. Passando per un cambio di allenatore, qualche polemica, qualche fischio e qualche timido applauso. Con l’incognita futuro ancora da decifrare.

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(Il Romanista - E.Masetti) - Dal Milan al Milan. Passando per un cambio di allenatore, qualche polemica, qualche fischio e qualche timido applauso. Con l’incognita futuro ancora da decifrare.

Dalla partita di andata contro i rossoneri a quella di stasera, sempre come i rossoneri, la vita (sportiva, s’intende) di Doni si è capovolta. Riserva con Ranieri, in campo solo quando Julio Sergio era infortunato, a titolare inamovibile con Montella che, pochi giorni dopo il suo insediamento, è stato chiaro: «Gioca lui perché a mio avviso è più forte ». Fiducia totale, quella dell’allenatore romanista, che gli ha affidato da subito la maglia da titolare. Un ritorno che ha fatto piacere a molti suoi compagni che, pur riconoscendo quanto fatto da Julio Sergio, lo preferiscono al collega. Fin qui Doni, autore di qualche buon intervento, non è stato all’altezza delle aspettative: il portiere dell’epoca Spalletti è solo un ricordo, anche se, partita dopo partita, si ricomincia a intravedere in lui quella sicurezza persa dopo 18 mesi di panchina. La sua stagione, di fatto, inizia il 12 dicembre 2010 quando, per l’infortunio di Julio Sergio, subentra contro il Bari. La settimana successiva col Milan gioca dal primo minuto, non subisce gol, viene festeggiato dai compagni. Negli spogliatoi arrivano le parole-bomba di De Rossi: «Doni è dopo Buffon il portiere più forte che conosco. Ha giocato bene e male, a volte ha giocato infortunato, come tutti sanno. Ha pagato il fatto che qualche pappone ha parlato in giro per le radio tentando di fargli terra bruciata intorno. Ma il gruppo lo ha sempre protetto e accettato. Sono gli stessi papponi che entrano a Trigoria e fanno i padroni». Apriti cielo, da quel momento la situazione per il portiere brasiliano è diventata ancora più complicata. Ranieri, poi, ha continuato a preferirgli Julio Sergio e lui si è trovato di nuovo relegato in panchina. Con l’arrivo di Montella, come detto, tutto è cambiato. Doni è tornato titolare, incassando 13 gol in 10 partite di campionato. La colpa, chiaramente, non è tutta sulle sue spalle, anche se, partita di Lecce a parte, sono stati pochi gli interventi decisivi. Stasera sarebbe - è - l’occasione giusta per mettere a tacere tutte le voci, per riprendersi una volta per tutte l’Olimpico, per dimostrare di essere ancora un grande portiere. Poi, quel che sarà, sarà. Difficilmente la nuova proprietà lo confermerà, lui si sta già guardando intorno, vorrebbe restare in Italia, altrimenti tentare un’esperienza in Premier. Ieri il suo agente Ovidio Colucci ha escluso che il brasiliano possa finire al Galatasaray: «Non c’è niente di vero. Il ragazzo è concentrato sul finale di campionato e sull’aiutare la Roma ad andare in Champions». Con la Roma, comunque, è stata una storia importante. Meglio quindi lasciarsi nel migliore dei modi. Ci sono 270 minuti per farlo