rassegna stampa roma

Domani nozze d’oro con la coppa

(Il Romanista-M.Izzi) Il 1961, l’anno che avrebbe visto la Lupa trionfare nella Coppa delle Fiere, iniziò con un’amichevole “punitiva” a Ostia. Un Roma– Stella Polare disputato il 5 gennaio,

Redazione

(Il Romanista-M.Izzi) Il 1961, l’anno che avrebbe visto la Lupa trionfare nella Coppa delle Fiere, iniziò con un’amichevole “punitiva” a Ostia. Un Roma– Stella Polare disputato il 5 gennaio,

per aiutare la truppa giallorossa a recuperare lo sprint vincente dopo tre pareggi e una sconfitta nelle ultime quattro gare. Nella seconda gara ufficiale, quella con la Sampdoria dell’8 gennaio, destinata a far nascere la leggenda del “Core de Roma” di Giacomo Losi, si era anche dovuto registrare il serio infortunio di capitan Egidio Guarnacci. Dopo un contrasto con Lojodice (ex romanista), Guarnacci, in quel momento titolare della nazionale italiana, si accascia a terra. Come da funesta abitudine dell’epoca, al difensore viene chiesto di stringere i denti, facendolo spostare all’ala sinistra, peggiorando le sue condizioni (per rivederlo in campo, dopo un calvario per ottenere la giusta diagnosi e l’asportazione del menisco, occorreranno 13 mesi). Quantomeno, però, l’anno appena terminato, aveva lasciato in eredità la qualificazione ai quarti di finale della Coppa delle Fiere.

La squadra di Foni, si era infatti sbarazzata dell’Union Saint Gilloise (andata a Bruxelles il 4 ottobre 1960 conclusa sullo 0-0, ritorno a Roma, il 1 novembre, con il risultato di 4-1). Il 18 gennaio 1961, con la trasferta in Germania, era partita la tremenda sfida con il Colonia di Schnellinger. La vittoria per 2- 0 in trasferta sembrava aver messo al sicuro il risultato, ma i teutonici, scesero all’Olimpico determinati a restituire i duro colpo subito. Proprio nella gara dell’8 febbraio, debuttò il giovanissimo Giancarlo De Sisti. “Picchio”, rincorreva ovunque gli indemoniati tedeschi, tanto che Schiaffino, ad un certo punto, gli disse: «Ragazzo fermati, prendi fiato e mettiti lì, vedrai che i palloni passano dove sei tu». Il consiglio servì a regalare una buona prestazione a De Sisti, ma non bastò ad evitare lo 0-2 in favore del Colonia e la gara di spareggio fissata per il 1 marzo, sempre all’Olimpico. Questa volta i lupi dilagheranno, liquidando per 4-1 i rivali. Il capitolo successivo, con la semifinale, andò in scena il 19 aprile, a Edimburgo, contro l’Hibernian. E’ in questa gara, conclusa poi sul 2-2, che si registrò un episodio, così raccontato da Lino Cascioli: «L’arbitro fischiò un calcio di punizione a favore della Roma, a circa trenta metri dalla porta scozzese. Mentre Francisco Ramon Lojacono si apprestava a batterla, il portiere faceva cenno ai compagni di squadra che da quella distanza non era necessario facessero barriera. Non sapevano che le punizioni di Lojacono potevano uccidere un uomo e fu certamente fortunato a non trovarsi sulla traiettoria del proiettile di cuoio che Lojacono scaraventò alle sue spalle dopo una breve rincorsa. Nessuno aveva visto partire la palla, nessuno l’aveva vista arrivare. Ma la sfera stava lì, in fondo alla rete che vibrava tutta dopo la fiondata». Per avere ragione dell’Hibernian, occorreranno altre due gare, quella di ritorno del 26 aprile (conclusa sul 3-3) e quella di spareggio del 27 maggio, chiusa sul 6-0. A questo punto, le stranezze del regolamento mandano in letargo per quattro mesi la competizione. Sulla panchina della Roma, intanto, Foni viene rilevato da Carniglia, già vincitore di due coppe dei Campioni alla guida del Real Madrid. Per la serenità del gruppo, a dire il vero, non è un buon avvicendamento. Lojacono, sorpreso ad abbandonare la sua camera d’albergo calandosi da una corda per recarsi ad assistere ad un match di boxe, entra in rotta con il mister. Non migliore è il rapporto che il mister instaura con il bomber Manfredini. La situazione degenerò al punto tale, che quando nel 1962 “Pedro” darà alle stampe il libro autobiografico “Io Piedone”, dedicherà il primo capitolo (“Quel che penso di Carniglia”), proprio al tecnico argentino: «Carniglia mi chiese – racconta Manfredini in un passaggio del libro – se mi ero reso conto dell’impossibilità di essere utile al gioco della squadra. Io lealmente gli risposi di sì (…) mi rassegnai all’idea di far le valigie e andarmene da Roma».

A questo tremendo panorama, si aggiunse la polemica creata dalla stampa che cercava di mettere contro Lojacono e Angelillo. Il primo ottobre, ad esempio, Il Calcio Illustrato: realizzava un articoletto che tanto per gradire s’intitolava: “Lojacono Angelillo divorzio Azzurro”, sostenendo che Ferrari, tecnico della Nazionale avrebbe portato ai Mondiali del Cile solo uno dei due. In questo clima avvelenato, il 24 settembre 1961, tre giorni prima della partenza per Birmingham, dove si sarebbe disputata la finale d’andata della Coppa, nel corso di Roma–Catania, Lojacono, infastidito da alcuni fischi, simulò un malore, scatenando la reazione del pubblico che iniziò ad urlare: “Fuori … Fuori”. Lojacono accennò ad abbandonare il campo e fu bloccato da Schiaffino, Corsini e Losi, mentre il medico Silvy placcava un Carniglia letteralmente fuori di sé. L’indomani Il Messaggero pubblicò una foto di Lojacono ritratto a Fiumicino con la didascalia: “Dove va Lojacono, alla Juve?”. Si scriverà che Sivori, chiamava Ramon: «Un giorno sì e l’altro pure» e intanto, la Roma partiva per l’Inghilterra priva di Schiaffino.

Qualsiasi altra squadra sarebbe andata in pezzi, la Roma, venne tenuta a galla dalla solita gara magistrale di Manfredini (una doppietta per lui) e dalla prestazione leggendaria di Fabio Cudicini, che anni dopo, in un’intervista concessa a Franco Bovaio avrebbe ricordato: «Fu un momento bellissimo, uno dei migliori della mia carriera. Giocammo sotto la pioggia e ricordo di aver compiuto una serie di parate veramente prodigiose. Ogni volta che uscivo dai pali gli inglesi mi caricavano come dei forsennati senza che l’arbitro mi tutelasse molto. Per me quella partita resta indimenticabile». Chiusa in pareggio la gara d’andata, l’11 ottobre 1961, gli inglesi (accolti dal Vicepresidente Franco Sensi), scendono sul terreno dell’Olimpico tentando ancora una volta di trasformare la gara in un match di pugilato (tanto che Carniglia risolverà a modo suo la faccenda urlando a Merrick, tecnico del Birmingham: «O fai smettere i tuoi di picchiare, o ti prendo a pugni »). Alla fine però, un’autorete di Farmer, che tenta inutilmente di neutralizzare una bomba di Lojacono e una bordata di Pestrin da 20 metri, regalano il trionfo alla Roma. Davanti a sessantamila tifosi impazziti, capitan Losi, riceve dalle mani del presidente della FIFA Stanley Rous il meritato trofeo, mentre Pedro Manfredini s’impossessa del pallone della finale che conserva tuttora.