(Il Romanista - C.Zucchelli) Nessun discorso dell’allenatore ai giocatori. Nessun discorso dei dirigenti. Non ieri, a caldo. I discorsi verranno fatti domani.
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Domani il giorno della verità
(Il Romanista – C.Zucchelli) Nessun discorso dell’allenatore ai giocatori. Nessun discorso dei dirigenti. Non ieri, a caldo. I discorsi verranno fatti domani.
Quando Luis Enrique chiederà ai calciatori una cosa tanto semplice quanto importante: «Siete ancora con me?». Se la squadra risponderà di sì, Luis Enrique andrà avanti per la sua strada. Con la fiducia, totale, della società. Altrimenti, se capirà che i giocatori non credono più in lui, farà le sue valutazioni. Domani, come detto. Oggi zero parole. Solo riflessioni. Tante. Importanti. Ieri Luis Enrique ha lasciato lo spogliatoio qualche minuto dopo la fine della partita. Poca voglia di parlare, solo una comunicazione scarna e neanche fatta da lui: «Parleranno soltanto l’allenatore e il direttore generale ». Poi tutti fuori dallo spogliatoio. I giocatori restano soli con i magazzinieri e qualche membro dello staff. Doccia, un panino e una coca cola da portare sul pullman.
Caprari è il primo a lasciare lo spogliatoio. Parla al telefono nei pressi del pullman, dopo poco escono anche Totti (seguito allo stadio dalla moglie Ilary e da alcuni amici), Cicinho e Taddei. Poco distante da loro ci sono il presidente DiBenedetto, l’amministratore delegato Fenucci e il direttore generale Baldini. Quest’ultimo deve ancora presentarsi davanti alle telecamere, i tre parlano in inglese, DiBenedetto ha la testa bassa, ascolta quello che gli dicono i suoi dirigenti. Quando Luis Enrique va in conferenza stampa lo stesso presidente, insieme a tutto lo staff del tecnico, lo segue. Resta appena un paio di minuti, ascolta le prime parole dell’allenatore poi va via insieme alla scorta. Nessuna parola, giusto un saluto di circostanza. La squadra, senza Baldini che invece resta a Firenze, prende il treno delle 18.40, facce scure, nessun sorriso, pc aperti e musica nelle orecchie. Silenzio, solo silenzio. A Termini invece una trentina di tifosi aspettano la squadra, il più contestato è Luis Enrique. Lui non risponde, anche in treno era stato in silenzio. Lo stesso che proveniva dallo spogliatoio della Roma, distante da quello della Fiorentina da dove, invece, si sentivano gli applausi dei giocatori.
Nessun romanista apre bocca. Domani a Trigoria se ne riparlerà. «E’ meglio staccare un giorno – commenta qualcuno della dirigenza romanista – poi riprenderemo a lavorare». Il punto è questo: la Roma è compatta intorno al suo allenatore. Non ci sono avvisaglie di dimissioni, anche se Luis Enrique ieri era davvero abbattuto. Lui come tutto il suo staff. Durante la conferenza stampa Llorente, Cabanellas e Moreno sono, come sempre, al suo fianco. Il tattico Marcos Lopez invece aspetta fuori. Il tecnico parla, risponde alle domande, poi lascia la piccola sala dell’Artemio Franchi. Mentre sta per prendere le scale per raggiungere l’uscita e andare alla stazione si passa la mano davanti agli occhi. Sembra davvero stremato. Come lui anche il preparatore Cabanellas. Llorente, quando li vede, dà una pacca sulla spalla a entrambi come aveva fatto poco prima con molti giocatori. Lo staff dell’allenatore prova a essere compatto. Avevano previsto le difficoltà, non le immaginavano così.
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