(Il Romanista - G. Dell'Artri) - Mancano dieci giorni alla sfida di ritorno con l’Inter nella semifinale di Coppa Italia e ancora i romanisti non sanno se saranno liberi di seguire la loro squadra e spingerla verso una vittoria che varrebbe l’accesso alla finale.
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Divieto di trasferta, chi decide?
(Il Romanista – G. Dell’Artri) – Mancano dieci giorni alla sfida di ritorno con l’Inter nella semifinale di Coppa Italia e ancora i romanisti non sanno se saranno liberi di seguire la loro squadra e spingerla verso una vittoria...
O meglio, al momento sanno che non potranno farlo. Colpa del divieto da parte del Viminale e del Casms di acquisto dei tagliandi per i residenti nella regione Lazio. Stavolta però la decisione ha fatto indignare davvero tutti. Perché a ingiustizia si è aggiunta ingiustizia, visto che all’andata agli interisti era stato concesso di venire all’Olimpico. Hanno protestato tutti: i tifosi, i politici, venerdì anche la Roma. Che, attraverso Gian Paolo Montali, ha chiesto ufficialmente che la decisione venisse rivista perché «inaccettabile e discriminatoria». Ieri intanto la Roma, attraverso un comunicato sul sito ufficiale del club, ha reso note le modalità di vendita dei tagliandi per San Siro (si parte domani alle 12, costo 10 euro, presso le ricevitorie Lottomatica abilitate) per il momento tenendo conto delle limitazioni. Ma l’onda di protesta che si è sollevata fa immaginare che al Viminale possano realmente fare retromarcia, anche sulla scorta di quanto avvenuto pochi giorni fa per Inter-Lazio. Se i cancelli del Meazza venissero riaperti a tutti, si tratterebbe di una bella vittoria per i tifosi giallorossi. Ma rimarrebbe l’equivoco di una situazione poco chiara in cui le responsabilità delle decisioni rimbalzano da una parte all’altra. Emblematico quanto denunciato da MyRoma, che aveva chiesto spiegazioni sul divieto di trasferta per i tifosi romanisti a Bari (oggi) e Milano (tra 10 giorni in Coppa Italia). «L’O.N.M.S. (L’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni sportive, ndr) ha chiarito come tutti gli atti che riguardano tali divieti vanno richiesti al Prefetto del luogo che ha posto il divieto di vendita, vale a dire il Prefetto di Bari e quello di Milano - si legge sul sito di MyRoma -. MyRoma, sulla base della risposta fornita dall’Osservatorio, ha già provveduto a richiedere copia al Prefetto di Bari degli atti che hanno determinato lo stesso Osservatorio ed il C.A.S.M.S. ad adottare la suddetta decisione e lo stesso farà con il Prefetto di Milano, non appena verrà in possesso del provvedimento del Prefetto lombardo». Quindi dalla risposta dei Prefetti si potrebbe provare a trovare un perché ai divieti. Almeno in teoria. E invece non è così. «Nel frattempo il Prefetto di Bari ha inviato il provvedimento con cui è stata vietata la vendita dei citati tagliandi - si legge ancora su MyRoma. it - che nulla dice in ordine alle motivazioni del divieto, visto che richiama semplicemente le determinazioni dell’O.N.M.S. (l’Osservatorio, ndr) e del C.A.S.M.S. (il Comitato di Analisi per la Sicurezza delle Manifestazioni Sportive, ndr), parimenti immotivate ». Traduzione? Dall’Osservatorio danno delle indicazioni, ma le decisioni finali spettano ai Prefetti. I quali le adottano dicendo che seguono le indicazioni dell’Osservatorio. Risultato? I romanisti non vanno a San Siro. Per ora...
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