rassegna stampa roma

DiBenedetto-Sensi, alta tensione

(Corriere dello Sport-G.D’Ubaldo) Le prime avvisaglie c’erano state più di un mese fa. Le trattative dovevano ancora entrare nel vivo, ma affiorarono le prime ten­sioni,

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(Corriere dello Sport-G.D’Ubaldo) Le prime avvisaglie c’erano state più di un mese fa. Le trattative dovevano ancora entrare nel vivo, ma affiorarono le prime ten­sioni,

quando a Trigoria Cassetti e Perrotta firmarono il rinnovo del contratto e Thomas DiBenedetto era all’oscuro di tutto. Un pro­blema di comunicazione? Può darsi, ma la situazione non è migliorata ora che siamo arri­vati al nove maggio e si aspet­ta solo il via libera dell’Anti­trust e della Consob per il passaggio di proprietà, forte­mente voluto da Unicredit, che lo ha sostenuto in tutti i modi. Così venerdì dai legali di DiBenedetto è partita una lettera di diffi­da nei confronti di Roma 2000, alla quale ri­sponderà oggi il presidente Zimatore, dopo aver consultato le due parti che fanno parte della società che controlla la Roma, la fami­glia Sensi e Unicredit. DOPPIO NODO -I futuri proprietari vogliono es­sere informati sulle ultime scelte fatte dagli attuali dirigenti, vale a dire l’accordo già ra­tificato per l’affitto per il prossimo anno del­lo stadio Olimpico presentato all’Uefa e la ge­stione della controversa questione dei diritti tv, nella quale la Roma si è schierata con le grandi. Si chiede di sapere perchè abbiano firmato il contratto per l’Olimpico, accettan­do le regole imposte dal Coni, alle quali Lotito sta tentando di ribellarsi. La Roma paghe­rà poco più di un milione di euro e in più concede, secon­do tradizione, circa 2000 bi­glietti omaggio. Questo toglie la possibilità alla società di gestire direttamente le rela­zioni con le isituzioni, le aziende, per uno spettacolo che la società stessa produce. L’altra questione riguarda i diritti televisi­vi. L’attuale dirigenza è schierata con le gran­di (Milan, Inter, Juventus e Napoli) e punta a far assegnare il 25 per cento dei diritti tele­visivi attraverso il calcolo dei tifosi che assi­stono alle partite in tv. Le altre quindici socie­tà,con la Lazio in testa, invece, vogliono che nel calcolo del bacino di utenza si tenga con­to anche degli incassi al botteghino e del mer­chandising. In ballo ci sono i soldi delle tv per i prossimi due anni e gli americani conside­rano più vantaggioso stare con i piccoli. Di­minuirebbero i ricavi per la Roma (pare che sarebbe una cifra tra il milione e i 2 milioni di euro), ma le distanze con le grandi si accorcerebbero. E NON E’ FINITA... -E c’è un’al­tra questione che alimenta il clima di tensione in questa delicata fase del passaggio di proprietà. Gilmar Rinaldi, uno dei procuratori di Adria­no, non ha firmato la liberatoria e rivendica circa un milione di commissioni in base al fatto che il rapporto con il brasiliano è cessa­to in seguito alla risoluzione contrattuale (e non per inadempienza) portata avanti da Montali e Fiorentino. In più a breve, potreb­be venir fuori un altro problema di natura contrattuale. Se non si arriva a una soluzione di questi contenziosi gli americani potrebbe­ro decidere, una volta ultimato il processo di acquisto, di intentare una causa nei confron­ti della vecchia società per lucro cessante. Rosella Sensi da fine febbraio ha perso ca­pacità decisionale, da quando la banca ha af­fidato la gestione della squadra a Gian Paolo Montali, promuovendolo direttore operativo e dandogli forza con il rinno­vo del contratto. La Sensi non può prendere alcuna decisio­ne senza l’avallo della banca, anche perchè, secondo l’ac­cordo firmato il 26 luglio scor­so, la dismissione degli immo­bili di Italpetroli sarà affron­tata solo dopo la cessione de­finitiva della Roma. Quindi ha tutto l’interesse a chiudere la questione con la banca mantenendo buoni rapporti. Unicre­dit è intenzionata a restare con il 40% all’in­terno della nuova società, almeno per il pri­mo anno, a braccetto con il consorzio ameri­cano. E allora sarebbe meglio andare d’ac­cordo. Per il bene della Roma.