(Finanza e Mercati-M.Osella) Il banco a Trigoria potrebbe saltare di nuovo. Questione di giorni e la firma sul closing, quello del passaggio della Magica al patron dei Boston Red Sox Thomas R. DiBenedetto,
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DiBenedetto riapre la partita a Trigoria
(Finanza e Mercati-M.Osella) Il banco a Trigoria potrebbe saltare di nuovo. Questione di giorni e la firma sul closing, quello del passaggio della Magica al patron dei Boston Red Sox Thomas R. DiBenedetto,
e ai suoi tre soci Richard D'Amore, James Pallotta e Micheal Ruane, avrebbe messo la parola fine su una vicenda che si trascina da sei anni. Così non è stato. Il giorno prescelto era il 29 luglio, ma anche al rusch finale la never ending story legata alla cessione del club giallorosso ha deciso di regalare l'ennesimo colpo di scena. Salgono a quota due i giorni che negli uffici dello studio legale Tonucci si sono tenuti incontri definiti 'tecnici' tra l'ad Claudio Fenucci, l'avvocato Mauro Baldissoni con Mark Pannes e Sean Barror, i due co-managing director del Raptor Accelerator di James Pallotta, socio di DiBenedetto.
Ieri al valzer dei colloqui si sono uniti anche il management di Unicredit e col presidente ad interim, l'avvocato Roberto Cappelli. Sul tavolo ci sono gli ultimi nodi legati ad una trattativa dai contorni infiniti. Si tratterebbe di dettagli non da poco, a cominciare dalla necessità, condivisa sia dagli americani sia dall'istituto di Piazza Cordusio, di una ricapitalizzazione quasi doppia rispetto a quella inserita nel contratto preliminare di vendita del club. Per poter garantire la sostenibilità finanziaria dell'operazione servirebbe non più un gettone da 35 milioni di euro, ma uno da quasi il doppio, ossia 70 milioni, da sborsare secondo le quote di partecipazione, ovvero 60% in capo agli americani e 40% alla banca. Una cifra non impossibile, ma che non era prevista al momento delle firme apposte a Boston nello scorso mese di aprile. Per questo, secondo fonti vicine alla trattativa, la cordata di DiBenedetto avrebbe chiesto di riaprire la trattativa o almeno vorrebbe ottenere uno scontro del 10% sull'operazione. In sostanza gli americani vorrebbe una riduzione sul prezzo di acquisto dell'asset giallorosso fissato a 70,3 milioni di euro, e quindi pari a 40,2 milioni per la parte americana, e lavorare a fondo su diversi aspetti commerciali.
A far alzare l'asticella della discordia sull'asse Boston-Roma ha contribuito la voce nuovi investimenti che il club giallorosso necessita per la campagna acquisti in previsione della prossima stagione, per arrivare pronta alle nuove sfide in campionato. Ad aprile erano stati definiti 75 milioni di euro per pagare stipendi, spese vive, iscrivere la squadra al campionato. Poi è stata riefinita la portata. E adesso questi investimenti che sempre secondo le fonti sarebbero stati messi a fuoco di pari accordo i mesi scorsi tra le parti, farebbero storcere il naso a DiBenedetto. Fonti vicine a Piazza Cordusio ribadiscono che resta ferma la volontà di trovare un'intesa per chiudere la partita. Di certo, allo stato attuale delle cose, lo slittamento del closing in agenda per dopodomani, non è scontato, ma resta un'ipotesi percorribile nel caso in cui il managemente dell'Unicredit e DiBenedetto dovessero convenire sulla necessità di aver qualche giorno in più per poter arrivare ad un accordo totale sul passaggio di proprietà. I dettagli da limare non sono poi così tanti. Ma abbastanza per far trattenere ancora una volta il fiato ai tifosi giallorossi.
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