rassegna stampa roma

DiBenedetto punta sull’export “Il nostro marchio nel mondo”

(La Repubblica – F.Ferrazza) – «Vogliamo creare un network mondiale, vogliamo che i bambini di tutto il mondo giochino a pallone con le maglie della Roma».

Redazione

(La Repubblica - F.Ferrazza) - «Vogliamo creare un network mondiale, vogliamo che i bambini di tutto il mondo giochino a pallone con le maglie della Roma».

Così Thomas DiBenedetto presenta il suo manifesto da presidente, ospite della Fondazione Roma Europea, nel suggestivo scenario della residenza di Ripetta. Nel cuore della capitale, il presidente giallorosso fa sfoggio di grandezza, facendo volare alto i sogni dei tifosi. E poco importa che Unicredit sarebbe un po’ perplessa di fronte allo stipendio (1,28 milioni) che il Cda romanista dovrebbe corrispondere a DiBenedetto, visto il momento economicamente non florido vissuto dal club.

«Vogliamo che i turisti vengano qui anche per vedere la nostra squadra — continua — vogliamo lavorare con le scuole calcio di tutto il mondo e abbiamo già iniziato negli Usa, a Boston, con un gruppo che controlla ben 8mila ragazzini. Dobbiamo sviluppare la cultura del club così che la gente si possa identificare con squadra e società». Intanto rientrerà oggi a Roma Nicolas Burdisso, che nella serata di ieri si è imbarcato dall’aeroporto di Barranquilla, in Colombia. «Sto bene», le uniche parole rilasciate con un sorriso dal giocatore, uscendo dall’ospedale aiutato dalle stampelle. Il tutore alla gamba sinistra ha consentito al ragazzo di affrontare la trasvolata e oggi verrà visitato dai medici della Roma. Ne frattempo Luis Enrique sta studiando la miglior coppia difensiva da schierare contro il Lecce. Ieri Juan non si è allenato, ma, al di là delle sue condizioni fisiche, sembra difficile possa giocare.

Dovrebbe essere sicuro del posto Kjaer, mentre Heinze e Cassetti si contenderanno l’altra maglia. Da segnalare a Trigoria l’incontro della dirigenza giallorossa con la Fondazione Gabriele Sandri, a rappresentanza della quale c’erano Giorgio e Cristiano, papà e fratello di “Gabbo”. Scopo dell’invito la possibilità di una collaborazione per diffondere una nuova cultura nel calcio e nella legalità.