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DiBenedetto: Pazienza e orgoglio

(Il Romanista – L.Pelosi) – Sarà perché la Boston sportiva scatta in piedi quando sente parlare del “Pride”.

Redazione

(Il Romanista - L.Pelosi) - Sarà perché la Boston sportiva scatta in piedi quando sente parlare del "Pride".

Il Celtics Pride, per la precisione, l’orgoglio della squadra di basket più prestigiosa, i Boston Celtics, che viene fuori sempre nei momenti topici. Forse ci sarà anche lo zampino di James Pallotta, che dei Celtics è socio. Fatto sta che è proprio "pride", orgoglio, la parola più usata da Thomas DiBenedetto nell’intervista concessa a Roma Channel e diffusa ieri in versione integrale. Parole pronunciate poche ore dopo l’atteso "closing", termine che prima o poi entrerà nel vocabolario di ogni tifoso romanista assieme a Opa, Newco, Neep Holding e simili. Il termine orgoglio invece c’è già e anche per questo è facile farsi capire, per DiBenedetto. Per la sua elezione a presidente bisognerà aspettare i primi di settembre. Ma intanto racconta le sue emozioni: «E’ un grande onore aver rilevato il controllo della società. La prima emozione che mi sento di trasferire è che faremo grandi cose per il futuro di questa squadra». Una squadra che ha voluto incontrare e salutare subito prima del match e lo ha fatto entrando direttamente negli spogliatoi. Con grande rispetto per un luogo sacro, come era successo a luglio dopo la prima conferenza stampa italiana a Trigoria: «E’ stato di nuovo un onore entrare nello spogliatoio – ha detto DiBenedetto - e dirgli che siamo orgogliosi di quanto duramente stiamo lavorando». Un lavoro che presto porterà dei frutti, anche se per il momento si vede ancora una squadra in costruzione. Il messaggio di DiBenedetto è chiaro: «Siamo molto felici di avere il loro supporto e vogliamo costruire una squadra che li renda orgogliosi e vogliosi di non perdersi nessuna partita. Vogliamo creare una squadra che vinca, perché con un gruppo di lavoro come quello che abbiamo creato, con Sabatini, Fenucci, Baldini e Luis Enrique, siamo sicuri che sicuramente i ragazzi giocheranno, si impegneranno molto e alla fine vinceranno». E ancora, sempre sui tifosi che si aspettano molto dalla nuova gestione societaria: «Sono tifosi molto innamorati della squadra, come noi amiamo loro. Devono avere pazienza, perché nella squadra si sta creando ora, non è facile imparare a giocare insieme ai nuovi compagni. Devono avere pazienza». Quale sarà il primo obiettivo della Roma americana? «Il primo obiettivo sarà quello di essere orgogliosi di questi ragazzi, di quanto duramente la squadra lotterà». Orgoglio e lavoro. Oppure orgoglio e pazienza. E’ questa la ricetta. Lavoro, come quello che Mr Tom ha continuato a svolgere anche ieri. DiBenedetto, infatti, giovedì sera è tornato a Roma insieme alla squadra. Magari non felicissimo per il risultato ottenuto, ma tranquillo. Consapevole che qualche passaggio a vuoto, soprattutto all’inizio, ci può stare, ma anche che la strada intrapresa è quella giusta. Ieri ha lavorato alla stesura del comunicato sull’Opa e della documentazione da inviare alla Consob. Poi si è diretto in Calabria, per far visita ad alcuni amici italiani e non è affatto da escludere che oggi possa recarsi lì vicino, a Messina, dove il figlio è impegnato con la squadra di Reggio Emilia in una partita di baseball. DiBenedetto rimarrà in Italia ancora per qualche giorno. Il 25 sarà all’Olimpico per la gara di ritorno contro lo Slovan Bratislava (e va bene i passaggi a vuoto, ma è il primo che vuole passare il turno) per poi ripartire per Boston ai primi di settembre. Potrebbe quindi saltare il debutto casalingo all’Olimpico, che ancora per qualche anno sarà lo stadio della Roma. Poi non è un mistero che nel progetto ci sia anche la costruzione di uno stadio di proprietà, ma per questo c’è tempo. Al futuro della nuova Roma, in ogni caso, guardano in parecchi. Come ad esempio i fratelli Claudio e Pierluigi Toti, che in occasione del precedente viaggio a Roma di DiBenedetto hanno incontrato il futuro presidente giallorosso. I proprietari della Lamaro Appalti (Claudio è anche il presidente della Pallacanestro Virtus) sono interessati a rilevare il 20% delle quote del club, cioè la metà della parte attualmente in mano a Unicredit. Il tutto potrebbe essere facilitato dal fatto che l’attuale presidente Roberto Cappelli è anche il loro avvocato