(Il Romanista - C.Zucchelli) - «I have a dream». Un sogno chiamato Roma. Nel giorno dell’anniversario della presa della Bastiglia, Thomas DiBenedetto si prende la Roma.
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DiBenedetto: «Noi abbbiamo un sogno…»
(Il Romanista – C.Zucchelli) – «I have a dream». Un sogno chiamato Roma. Nel giorno dell’anniversario della presa della Bastiglia, Thomas DiBenedetto si prende la Roma.
Non ancora ufficialmente - per il closing ci vorrà almeno qualche settimana, anche se, come ha spiegato l’avvocato Cappelli «la società già c’è» - ma il futuro presidente si presenta per la prima volta a Trigoria e parla ai romanisti. Parla di sogni, ma anche di «pazienza ». Parla di stadio e di «marketing», spiega perché ha scelto di investire proprio in Italia «d’altronde mi chiamo DiBenedetto, queste sono le mie origini», ringrazia chi ha fatto parte del passato, «la famiglia Sensi» e chi farà parte di presente e futuro. Francesco Totti per primo: «E’ il più grande giocatore che la Roma abbia mai avuto, il più grande del secolo, o almeno degli ultimi 50 anni, in Italia». E poi i dirigenti che già lavorano a Trigoria e quelli che devono ancora arrivare, come Franco Baldini, che proprio ieri mattina ha avuto il via libera dalla federazione inglese (annuncio di Cappelli in conferenza). Mister Tom non si è sottratto. Ha parlato per circa un’ora davanti a oltre 200 giornalisti: completo grigio, cravatta rossa, tanti sorrisi e qualche applauso. Il più caloroso lo ha rivolto ai ragazzi della Primavera di Alberto De Rossi (elogiato ed emozionato) freschi campioni d’Italia. Sono stati loro ad indossare, sulle note di Grazie Roma - che non ci sta mai male - le maglie per la nuova stagione. Pigliacelli quella da portiere, Antei la classica rossa, Viviani la bianca, Verre - il più emozionato - la nera e Caprari quella rossa con lo scudetto sul petto. A loro, che andranno in ritiro con la prima squadra, l’onore di posare per le foto col futuro presidente. A loro, e non solo, l’augurio del presidente ad interim Cappelli: «Vedere il tricolore sulla maglia della Roma fa sempre un bell’effetto. Complimenti a loro e speriamo sia di augurio per il futuro». Il "dream" è esattamente questo. l’avvocato Cappelli, il presidente ad interim dell’As Roma: «Grazie per essere venuti. Siamo in una fase di passaggio tra una vecchia proprietà, quella della famiglia Sensi che voglio ringraziare per tutto quello che ha fatto negli anni in cui ha tenuto le redini della squadra. Con la famiglia Sensi voglio ringraziare i dirigenti. Alcuni rimarranno, altri no. Soprattutto a questi ultimi voglio mandare un ringraziamento. C’è una fase presente in cui la società c’è, è presente, e lo testimonia l’attivismo sul mercato. Tutto ciò che è stato deciso è stato fatto d’accordo con noi, che saremo partner della prossima società. Da Baldini, che arriverà a ottobre, non appena si concluderanno le qualificazioni a Euro 2012, fino a Fenucci e Sabatini, che non è qui solo perché non si può fumare. È un progetto serio che ha valori tecnici e morali e ha conquistato anche la banca. Accanto a me c’è il presidente a capo della cordata che sarà il futuro presidente della Roma».
DiBenedetto: Ringrazio Roberto Cappelli e Unicredit per aver lavorato con noi in modo così stretto con noi e per aver nominato un nuovo organigramma con Fenucci, con Sabatini, con Luis Enrique. È stata fondamentale, per questo progetto, la capacità di credere di poter raggiungere certi obiettivi, e vorrei ringraziare anche la squadra che ho appena conosciuto e la famiglia Sensi che mi ha preceduto. Sta per cominciare una nuova era, una nuova era che cambierà il modo di fare calcio con un nuovo management, con una ambizione ed un sogno che credo sia condiviso anche dai tifosi. Questo sogno richiederà un po’ di tempo per concretizzarsi, però è un sogno sul quale lavoreremo tutti quanti noi costantemente e lo faremo cercando di dare il massimo. Questo nostro sogno è poter sviluppare una nuova cultura e costruire una squadra che possa operare dando il meglio di sé, creando le condizioni per far rendere al massimo.
Mister DiBenedetto, lei si assume una grande responsabilità.Mai nella storia del calcio italiano è entrata una società straniera con una quota di maggioranza. Ha parlato di un sogno che ha bisogno di tempo. Ma le chiedo: nei prossimi 12 mesi quali sono le sue priorità e i suoi obiettivi?
Mettere in piedi il miglior management che possiamo creare. Comincia tutto da qui e questo si può già intuire dalle azioni che abbiamo intrapreso, fermo restando che il nostro obiettivo primario è quello che avviene sul campo. Nelle prossime settimane avremo un’idea ancora più chiara di quello che sarà il futuro della squadra. Stiamo inseguendo giovani giocatori e dobbiamo avere un po’ di pazienza con quelli giovani, di talento, che abbiamo già preso. Puntiamo sui giovani, sappiamo che possono compiere degli errori. Però in quel caso lì potremo comprenderli. La priorità, ora, è creare il miglior team di management, mettendo il calcio al centro di tutto.
Ha detto che Totti è il simbolo della Roma, lui ha detto di non avere ancora avuto contatti con voi e che spera farete una grande Roma. La prossima stagione sarà di rodaggio? Quando si potrà parlare di obiettivi e scudetto?
Speriamo di poter vincere il prima possibile, questo è certo. Totti è il più grande giocatore che abbiamo e che ci sia mai stato nella Roma, forse che ci sia mai stato in Italia: lui è un vincente, Totti è un campione che vuole vincere e anche noi vogliamo vincere. Ma Roma non è stata costruita in un giorno e i manager come il dottor Sabatini o come Franco Baldini, o come l’allenatore, faranno il massimo per mettere in campo la squadra migliore.
Visto che il calcio europeo e quello italiano hanno un grosso problema di crescita e non si può vivere solo di tagli alle spese, anche se la Roma giustamente cerca di farlo, quali sono, a partire dallo stadio, le direttive guida per arrivare a un calcio meno povero?
Penso che il calcio italiano e le squadre possano fare molto di più per concretizzare anche l’amore che c’è da parte dei tifosi, che in Italia è fortissimo. Devono utilizzare anche quello che i tifosi amano fare attorno a uno stadio. E questo non succede. Le squadre italiane dovrebbero sviluppare molto di più, e trarre molto più beneficio dalle nuove tecnologie, come quelle dei mediae queste sono le cose che proveremo a fare.
Pensa che l’Italia sia il mercato dove investire? Sabatini ci ha detto non c’è un budget ma "fai calcio", ce lo può spiegare? All’avvocato Cappelli invece chiedo: la Roma viene definita bicefala, con una doppia proprietà.Dopo il closing significa essere partner e non dare idea di scetticismo al mercato?
Cappelli: La proprietà bicefala non so se è una definizione giusta. Quando si gestisce una società, ci deve essere una sola voce. Unicredit non vuole avere una guida tecnica, la nuova società ci ha dato delle linee manageriali che abbiamo condiviso. Le redini sono in mano a Tom e alla sua squadra.
DiBenedetto:Sulla situazione finanziaria. Quello che avviene in Italia avviene anche negli Stati Uniti. Il discorso economico ha impatto sulle persone e anche sulla squadra. Per noi, la Roma è un progetto a lungo termine. Speriamo che la situazione migliorerà e a quel punto invece potremo dispiegare le nostre potenzialità. Nel mercato, l’obiettivo è dare la flessibilità per mettere assieme diversi giocatori che sia Sabatini che l’allenatore hanno richiesto. Le decisioni sui giocatori saranno prese dai manager che abbiamo messo nell’organigramma. Loro si rivolgono a noi per la parte economica, ma noi decideremo in base alle loro richieste e a ciò che offrirà il mercato.
DiBenedetto, cosa porterà della sua esperienza da manager in Italia? Come pensa di affrontare il discorso stadio? Sia parlando del nuovo stadio di proprietà, sia parlando della gestione dell’Olimpico. Alludo all’aspra polemica della Lazio con il Coni.
Ci incontreremo presto con i funzionari del Coni. Naturalmente, l’esperienza che ho sviluppato negli USA assieme ai miei partner è tanta. Ne abbiamo molta nel progetto che riguarda lo stadio e su come si sviluppano i progetti che riguardano questo aspetto. In questo momento stiamo monitorando la situazione per un nuovo possibile stadio di proprietà, ma non ho ancora delle risposte. Per quel che riguarda le iniziative della società, parleremo con il Coni e poi prenderemo le decisioni giuste. Uno dei settori degli USA che sono fondamentali è il marketing e noi abbiamo diverse persone, diversi manager, che hanno esperienza in questo. Anche su marketing e sponsorship ci rivolgeremo a loro per sviluppare questo settore, anche per quel che riguarda la crescita della Roma. Per quel che riguarda lo sviluppo dei media, abbiamo una società che sviluppa social media. Abbiamo grande esperienza in questo e abbiamo anche già lavorato in Italia, per il Vaticano e per altre istituzioni.
Camiglieri:Parlando di stadio, in Italia c’è una legge paradossale che riguarda tutto il Paese. Tutti gli schieramenti hanno votato per dare l’opportunità di costruire stadi di proprietà in Italia. Ma la legge è ferma e impantanata da mesi e la cosa ci ri-sulta molto incomprensibile, visto che era una delle poche leggi in questa legislatura fatta in maniera assolutamente trasversale, con il contributo di tutti. Servirebbe un contributo importante dal Parlamento.
DiBenedetto, il vostro approccio nelle intenzioni e nei concetti è rivoluzionario per il calcio italiano. Anche Sabatini parlava di rivoluzione culturale. Volevo chiederle se intende provare a cambiare il calcio italiano e in che modo la sua Roma potrà recitare un ruolo da grande nelle istituzioni calcistiche, visto che mi sembra che finora l’impatto sia stato abbastanza complicato. Penso alla questione dei diritti televisivi, alle valutazioni che lei aveva fatto e che poi non sono state rispettate per molto tempo. Vorrà davvero rivoluzionare il calcio italiano?
Il mio obiettivo è che la Roma diventi la migliore squadra che ci possa essere. Cercheremo di aumentare le risorse disponibili per avere i giocatori migliori. Sappiamo che ci sono altre squadre che hanno obiettivi seri, obiettivi importanti, ma noi cercheremo in ogni caso di fare le nostre valutazioni e cercheremo di contribuire il più possibile per quello che è il nostro obiettivo e per fare quindi il massimo per la Roma.
È corretto dire che, tutto sommato, avete ereditato una situazione finanziaria diversa e meno felice di quella che vi aspettavate? Può portare problemi anche per il rinnovo dei contratti? Cioè, si può perdere una bandiera come De Rossi? In Italia si intrecciano calcio e politica. La squadra Campione d’Italia è del capo del Governo…
Camiglieri:Sul bilancio intervengo solo per dire che c’è un problema di riservatezza per il closing che si sta facendo.
DiBenedetto:Io conosco la situazione che riguarda il Milan. Voi avete un premier che è a capo di una squadra di calcio, lui ha i suoi modi di avere successo. Noi ammiriamo le capacità di De Rossi e vogliamo fermamente che rimanga alla Roma. Lui arriva da questa squadra, tutti conoscono la sua capacità di allenarsi e tutti noi vogliamo che resti qui. Per questo lavoreremo con lui in modo professonale in modo che il rinnovo avvenga. Parlando di bilanci ereditati, come sapete sono pubblici e potete trarre le vostre conclusioni.
DiBenedetto, c’è mai stato un momento in cui ha pensato che la trattativa potesse saltare? Si era mai accostato alla Roma negli anni passati?
Il nostro viaggio è iniziato un anno fa e in questo lungo periodo ci sono stati dei momenti in cui ho pensato che non si sarebbe potuto concretizzare il tutto. Ma ho sempre avuto molta determinazione, ho sempre creduto che ci fossero le basi ed un’opportunità da cogliere al volo e poi da trasferire a livello internazionale. Questo è sempre stato il mio obiettivo e quello del mio gruppo, delle persone che lavorano con meper rendere il mio sogno una realtà. Ma sicuramente ci sono state delle difficoltà nel percorso. Però non abbiamo mai smesso di pensare che ce l’avremmo fatta.
Lei si sarà reso conto dell’impatto che ha l’acquisto della Roma sulla città. Ora la squadra non può essere forte e completa e deve esserlo la società. E questa forza si verifica anche con la presenza dei suoi manager. I ritardi e l’assenza di Baldini generano nervosismo. Lei crede che sia necessaria anche la presenza fisica per dimostrare la propria forza?
Sono consapevole che la piazza vuole le nostre presenze fisiche a Trigoria, ma io ho dei manager a cui ho delegato tanto, tra cui Franco Baldini che però ha ancora un contratto con la FA, anche se faremo di tutto per portarlo qui da noi quanto prima. Spero che Baldini possa arrivare prima di ottobre. Per quel che riguarda la mia presenza, apprezzo le attenzioni e la passione dei fan che vogliono sapere tutto di me e tutto quel che riguarda la squadra. Credo che pochi altri posti abbiano una passione del genere, un’attenzione così smisurata. Ma anche Boston è così, anche lì c’è una passione incredibile, ci sono tante radio, ci sono i talk-show, si fanno com-mmenti sui giocatori». e si discute tutto. Nei tempi e nei modi dovuti mi vedrete pià spesso qui. Forse mi vedrete anche troppo. Spero di poter passare molto tempo a Roma.
Cosa la ha spinta ad acquistare l’As Roma? Demanderà tutto ai dirigenti o seguirà la piazza?
Io mi trasferirò a Roma, questo sarà fondamentale per lavorare con tutti i settori che compongono la squadra e capire la cultura della città e per poter lavorare su tutte le varianti ed i settori che compongono la società. Quel che è successo nel passato è passato, ma per quel che riguarda il mio ingresso nella Roma avrete capito che ho sempre amato questa città fin dal primo momento in cui sono venuto. E so cosa rappresenta questa squadra di calcio per la città. Questo è un marchio che ha un respiro mondiale e l’opportunità che il mio gruppo vede è di portare queste istituzioni al mondo. Di esportare il marchio Roma nel mondo. E da lì si potranno generare anche dei ricavi, come avviene in altre squadre. Crediamo che questa sia un’opportuntà reale.
DiBenedetto, sembra necessaria un po’ di pazienza perché il progetto è di ricostruzione dalle fondamenta, nonostante la squadra sia di alto livello. Volete dare un messaggio chiaro da questo punto di vista? In Italia non c’è molta accettazione e sembra difficile immaginare una figura simile al trainer inglese. Che profilo sceglierete con i tifosi? Chiederete chiaramente pazienza?
Penso che i tifosi debbano avere pazienza, perché il talento che stiamo portando a Roma è a livello altissimo, nonostante l’età. Quelli che hanno più esperienza daranno sicuramente l’esempio ai più giovani. E poi, man mano che cresceranno, sono certo che i tifosi a Roma ameranno questi giovani. È come avere un bambino che ami, devi però capire che magari un bambino può non essere pronto. Ma sono certo che Luis Enrique e il suo staff faranno il massimo per rendere la squadra competitiva il più possibile e il prima possibile, ma bisogna avere pazienza.
Perché ha scelto l’Italia,mentre molti suoi colleghi hanno preferito l’Inghilterra?
Il mio nome è DiBenedetto, ho un’eredità italiana, mio padre è nato in Italia. E questo è il motivo per cui ho scelto l’Italia e la Roma.
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