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DiBenedetto: «Miglioriamo, serve pazienza»

(Il Romanista – M.Macedonio) – «Ho visto una Roma migliore rispetto alla scorsa volta. Stiamo migliorando, bisogna avere pazienza». E’ finita con queste parole la “prima” all’Olimpico di Thomas DiBenedetto.

Redazione

(Il Romanista - M.Macedonio) - «Ho visto una Roma migliore rispetto alla scorsa volta. Stiamo migliorando, bisogna avere pazienza». E’ finita con queste parole la "prima" all’Olimpico di Thomas DiBenedetto.

Con lo stadio che lo accoglie tra gli applausi. E quella curva, che così tanto lo impressionò un anno fa, quando, quasi in incognito, fece la sua prima apparizione su questi spalti. I cinquantamila di ieri sera, almeno all’inizio, devono averlo certamente ripagato di tanta attesa. Un feeling, quello tra Tom DiBenedetto e i tifosi, che si è stabilito da subito. Così come l’aveva probabilmente sognato. Con l’ovazione che gli viene tributata quando appare sul maxischermo per portare il suo saluto a tutti loro, concludendo con quel “Forza Roma” che vale come incitamento per tutti, dai giocatori ai dirigenti, fino all’intero popolo giallorosso. Una giornata, quella di ieri, che deve averlo visto prepararsi all’evento quasi religiosamente. Non è andato a Trigoria, Tom DiBenedetto, preferendo arrivare allo stadio, se possibile, con largo anticipo. Erano le 18 in punto quando, con gli spalti ancora vuoti, il presidente in pectore della Roma ha fatto la sua comparsa in Tribuna autorità. Si è guardato intorno, quasi a voler assaporare un po’ alla volta quello che, di lì a un paio d’ore, sarebbe diventato altra cosa, tra cori, bandiere e striscioni. Completo grigio, camicia bianca e cravatta in tinta, e tanto di braccialetto azzurro d’ordinanza per l’accesso all’area ospitalità (hai visto mai non lo facessero entrare?), il neo proprietario si è affacciato insieme ad alcuni tra i dirigenti della società giallorossa, che gli hanno fatto da cicerone all’interno dello stadio, illustrandogliene pregi (e difetti?). Tom ascoltava, apprezzava, e prendeva nota mentalmente. La stessa partecipe curiosità di ieri sera, mentre lo stadio pian piano si riempiva, trasformandosi. E se all’inizio era qualcuno del pubblico ad avvicinarlo per fotografarlo con il telefonino, sorridente e disponibile, alla fine era proprio lui che con il suo blackberry non poteva fare a meno di immortalare, e addirittura filmare, quella curva così straordinaria. Lo ha fatto, giusto all’inizio della partita, senza quasi tradire emozioni. Perché il personaggio è così. Apparentemente imperturbabile, come quando la squadra è andata in vantaggio con Perrotta e lui si è limitato ad applaudire, senza lasciarsi andare a particolari esultanze. Un tifo quasi compassato. Come lo è, negli States, quello dei tifosi del baseball. Di certo, un tifo sereno. Di chi guarda lontano e sa che solo con il lavoro e l’organizzazione si possono raggiungere i risultati. “Ci vuole pazienza” ha più volte detto in questi giorni. Quella che chiede ai tifosi e che lui per primo sa di dover avere nel lasciare che il progetto cresca, si spera, e prenda pian piano corpo. E allora, anche per lui verrà il tempo dell’esultanza vera. Quella che non ha ancora avuto modo di toccare con mano qui a Roma, Ma dalla quale non potrà non rimanere soggiogato. Una volta e per sempre. Per il momento, no, C’è solo da lavorare. E tanto.