(La Gazzetta dello Sport - A.Catapano) - Preparato, sicuro di sè, ma tradito da una gaffe clamorosa. «Il derby — gli chiedono —? Me ne hanno parlato, a Roma somiglia a una guerra civile».
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DiBenedetto che gaffe «Il derby? Una guerra civile»
(La Gazzetta dello Sport – A.Catapano) – Preparato, sicuro di sè, ma tradito da una gaffe clamorosa. «Il derby — gli chiedono —? Me ne hanno parlato, a Roma somiglia a una guerra civile».
Panico a Stanford Bridge, dove Thomas DiBenedetto ha appena tenuto banco al convegno «Leaders in football». I colleghi inglesi lo guardano perplessi, i cronisti italiani hanno già chiamato Roma. La correzione arriva a stretto giro di posta — anche per tranquillizzare il Questore Francesco Tagliente, con cui il presidente della Roma si è impegnato a preparare un «derby in sicurezza» — ma l'impatto forte resta. «Volevo dire che sarà una battaglia calcistica, una sfida speciale, la prima per me: intendiamo vincerla, obviously».
In campo Ovviamente il paragone-derby con la guerra civile si prende il titolo, ma il DiBenedetto-pensiero, al primo banco di prova internazionale e nel giorno in cui la Consob dà il sospirato ok all'Opa che scatterà il 13 ottobre, regala altre chicche. Ispirate dal solito filo conduttore: «Il nostro obiettivo è aumentare i ricavi del club, in cinque anni contiamo di raddoppiarli. Ma la condizione per raggiungere questo traguardo — dice a chiare lettere — è alzare la competitività della squadra. Innanzitutto, riportarla in Champions League». E le prime mosse sono andate proprio in questa direzione. «Abbiamo scelto gli uomini migliori: Baldini è un grande manager e Sabatini uno scopritore di talenti. La campagna acquisti è stata molto soddisfacente e Luis Enrique un ironman con un'idea di calcio eccitante. Dopo qualche iniziale difficoltà, in cui abbiamo difeso l'allenatore con tutte le forze, la Roma sta dimostrando che con la cultura del lavoro si può vincere. Sono stupito che la squadra stia già giocando così bene, ma del resto tutti i calciatori si applicano tantissimo, in particolare Totti dà l'esempio. Mi dicono che è sempre l'ultimo a lasciare Trigoria».
Altro che pigro... «Non è tempo di pensare ad una sua carriera da dirigente: per noi è fondamentale, darà ancora tanto sul campo». Stadio e dintorni E la Roma americana, dove l'avranno portata DiBenedetto e i suoi soci tra qualche anno? Probabilmente in una nuova casa. «Questo club ha enormi potenzialità, ma l'eredità che abbiamo ricevuto per ora non ci ha permesso di discostarci troppo dal bilancio. Lo stadio nuovo è la nostra priorità — ribadisce —. Se riuscissimo a inaugurarlo entro 3-5 anni sarei molto soddisfatto». La politica e la città si sono messe a disposizione del progetto-Roma: legge sugli stadi sbloccata e aree che spuntano come funghi. Tor di Valle, nel quadrante Sud, resta in pole — il proprietario, Gaetano Papalia, assicura: «C'è un accordo per venderla subito a Luca Parnasi, che può costruirci lo stadio della Roma, a patto che il trotto abbia il suo nuovo impianto al Pescaccio» — ma alle brutte anche il sindaco Alemanno metterà a disposizione un paio di aree pubbliche. Troppa grazia, Lotito si arrabbierà.
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