rassegna stampa roma

Di Bartolomei, Desailly e quel passo indietro

(Corriere dello Sport – P.Torri) Luis Enrique come Fabio Capello. Che viste le idee tattiche del tecnico spa­gnolo, a Lucho potrebbe pure non sembra­re un complimento. In realtà lo vuole esse­re ed è riferito a un precedente rispetto...

Redazione

(Corriere dello Sport - P.Torri) Luis Enrique come Fabio Capello. Che viste le idee tattiche del tecnico spa­gnolo, a Lucho potrebbe pure non sembra­re un complimento. In realtà lo vuole esse­re ed è riferito a un precedente rispetto al­la nuova posizione in campo che stiamo ve­dendo in questa primissima parte della sta­gione.

DESAILLY -La domanda da porsi è: c’è stato in passato qualche altro centrocampista che ha anticipato, con gli stessi risultati, il ruolo che oggi interpreta De Rossi? Dopo confronti, chiacchiere, intuizioni, bocciatu­re, il nome che più di qualunque altro ci sembra quello giusto, è Odonkey Abbey.Capiamo le più che giustificate perplessità, ma stiamo parlando più semplicemente di Marcel Desailly, il cui nome originario era proprio quello che abbiamo citato. Arrivò dal Marsiglia al Milan nell’ottobre del 1993, in quel Milan di Fabio Capello che si trasformò in una squa­dra di invincibili, capace di vincere quattro scudetti in cinque stagioni, arricchiti pu­re da una Champions League stravinta in finale, ad Atene, contro il Barcellona che era molto buono pure allora. Arrivò a Milanello da centro­campista, la fisicità come mglior bigliettoda visita, la capacità tattica come peculia­rità di gioco da migliorare. Ci pensò Fabio Capello a trasformarlo in uno dei migliori giocatori al mondo. In un ruolo, appunto, di centro­campista basso davanti alla difesa, quasi fosse un terzo centrale difensivo nel classi­co quattro- quattro- due ca­pelliano. E’ stato il ruolo che ha fatto la fortuna sua e del­le squadre con cui ha giocato. Un ruolo che, in qualche oc­casione, soprattutto negli anni trascorsi con la maglia del Chelsea, lo ha portato anche a giocare da difensore centrale puro. Pro­spettiva,quest’ultima, che non è per nien­te da escludere neppure per De Rossi.

NOSTALGIA -Enorme, per Agostino Di Barto­lomei, indimenticabile capitano della Ro­ma degli anni ottanta. E’ stato, pur in un ruolo differente, il giocatore che nella squa­dra giallorossa ha fatto lo stesso percorso che sta compiendo De Rossi. Ago era nato centrocampista puro, e che centrocampi­sta, in possesso di un tiro che si sentiva il rumore in tribuna, un destro che metteva il pallone dove voleva. L’intuizione, a quei tempi, fu di un certo Nils Liedholm. Che in quella Roma ricca di giocatori importanti, ebbe l’idea, vincente, di arretrare Agostino al centro della difesa. Opportunità dettata anche dall’arrivo di Pietro Wierchowod, di­fensore centrale che aveva nella velocità il suo pregio migliore. Quella velocità che consentì a Di Bartolomei di giocare da libe­ro puro, consentendo alla Roma di allora di avere un giocatore come Di Bartolomei al­l’origine di qualsiasi trama di gioco. Il ri­sultato fu la conquista del secondo scudet­to giallorosso nella stagione 1982-83, un ti­tolo atteso oltre quaranta anni, una vittoria nata dalle idee e da un gruppo di campioni fantastici. Se è vera la storia vichiana dei corsi e ricorsi storici, vuoi vedere che...