rassegna stampa roma

Deve scendere l’età media e aumentare la concorrenza interna

(Corriere dello Sport – D’Ubaldo/Torri) – Rivoluzione oppure a questa Roma sono necessari solo alcuni ritocchi per tornare a es­sere competitiva sul serio? Pri­ma di provare a darvi una rispo­sta, ci sembra doverosa una...

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(Corriere dello Sport - D'Ubaldo/Torri) - Rivoluzione oppure a questa Roma sono necessari solo alcuni ritocchi per tornare a es­sere competitiva sul serio? Pri­ma di provare a darvi una rispo­sta, ci sembra doverosa una pre­messa.

Cioè che questo gruppo di giocatori, che nella stragrande maggioranza sono anni che si al­lenano a Trigoria, è un gruppo che ha garantito grandi stagioni, due coppe Italia, una Supercop­pa e almeno uno scudetto sfiora­to, quello degli ottandue punti con Luciano Spalletti in panchi­na, una stagione in cui quella Ro­ma avrebbe meritato, anche più dell’Inter campione, di potersi cucire sulla maglia lo scudetto.

ETA’ - Detto questo, passiamo al­la nostra risposta: rivoluzione. Siamo di questa idea, in maniera netta. Soprattutto in base a due considerazioni che poi sono strettamente legate l’una all’al­tra: l’età media dei giocatori e il tanto, in alcuni casi troppo, cal­cio che hanno alle spalle. Sull’età media basta guardare le carte d’identità per rendersi conto di come oggi come oggi la squadra giallorossa sia una delle più an­ziane non solo del nostro campio­nato ma in Europa. Ci sono tanti, troppi, giocatori oltre la trentina. E’ vero che l’esperienza può es­sere anche un fattore positivo, ma è altrettanto vero che in un calcio come quello di questi tem­pi dove, quando si gioca anche in Europa, spesso si è costretti a numerose settimane da tre parti­te ogni sette giorni, gli anta alla lunga possono rivelarsi una pal­la al piede. In questo senso biso­gna dire che aveva ragione Lu­ciano Spalletti quando, due anni fa, parlando con la società (e poi anche pubblicamente) disse che la sua Roma aveva bisogno di una rinfrescata, una ringiovani­mento generale per poter ripar­tire con un nuovo ciclo. Si dirà: però lo scorso anno con l’arrivo di Ranieri in panchina si è arri­vati a un soffio dallo scudetto. Vero, ma detto che comunque quello scudetto non si è vinto, la stagione ranierana alla luce di quello che è successo in questa stagione, non può che essere con­siderata il canto del cigno di un gruppo che ha dato tanto alla Ro­ma. Con un’aggravante, cioè quella che il secondo scudetto sfiorato a nostro giudizio ha radi­cato nel dna di questo gruppo l’impossibilità di vincere. E que­sto è un altro aspetto che deve suggerire come sia necessaria una rivoluzione che magari è im­possibile da fare in un solo anno ma che deve essere programma­ta nello spazio dei prossimi due anni. Anche perché questo grup­po negli ultimi cinque-sei anni ha giocato al ritmo di non meno di cinquanta partite a stagione (na­zionali escluse), è inevitabile che con il passare degli anni che si possa accumulare una fisiologica stanchezza.

CONCORRENZA - C’è un altro fatto­re che ci piace sottolineare a supporto della nostra idea che sia necessaria una rivoluzione. E’ quello della concorrenza in­terna. Ci spieghiamo: nella Ro­ma degli ultimi anni si sono radi­cati i ruoli di titolari e riserve, azzerando quella concorrenza in­terna che spesso è alla base dei successi di una squadra. Avere la certezza del posto può essere positivo per un ruolo (portiere), per il resto rischia solo di ridi­mensionare ambizioni e voglia di giocare.