rassegna stampa roma

De Santis a processo per omicidio volontario

Al processo si è arrivati dopo una intensa fase istruttoria culminata con la perizia balistica del Racis

Redazione

L’8 luglio inizierà il processo per l’omicidio di Ciro Esposito, ferito poco prima della finale di coppa Italia del 3 maggio 2014 tra Fiorentina e Napoli, e morto dopo 53 giorni di agonia. A disporre il processo, su richiesta dei pm Eugenio Albamonte e Antonino Di Maio, è stato il gup Maria Paola Tomaselli. L’ex ultrà romanista Daniele De Santis, legato all’estrema destra, è stato rinviato a giudizio e dovrà rispondere di omicidio volontario, lesioni e porto abusivo d’arma.

Sotto processo è finito, per rissa, anche un altro napoletano ferito a Tor di Quinto, Gennaro Fioretti, accusato di aver aggredito De Santis, soprannominato «Gastone», dopo l’assalto del romanista ad un pullman di tifosi azzurri. La posizione del terzo ferito, anch’egli sostenitore partenopeo, Alfonso Esposito, è stata stralciata per un difetto di notifica: la procura dovrà inoltrare nei suoi confronti una nuova richiesta di rinvio a giudizio.

Al processo si è arrivati dopo una intensa fase istruttoria culminata con la perizia balistica del Racis (Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche), che ha ricostruito in 600 pagine la dinamica dei fatti di Tor di Quinto, e l’incidente probatorio. Secondo quanto ricostruito nella maxiperizia dei carabinieri, De Santis ha fatto fuoco in direzione dei tifosi del Napoli dopo che era stato ferito, «sopraffatto dagli aggressori».

Ipotesi contestata dai pm in base ad altre perizie e ricostruzioni che invece pongono il momento degli spari (esplosi ad appena un metro di distanza dai tifosi napoletani) precedente al pestaggio, scatenatosi dopo l’agguato di alcuni individui (tra cui forse lo stesso De Santis) ad un pullman di tifosi azzurri con petardi, spranghe e bombe carta. Nell’udienza preliminare del 28 aprile scorso De Santis, che si era fatto fotografare in precedenza in piedi, è arrivato su una lettiga per dare forza al suo precario stato di salute.