rassegna stampa roma

De Rossi vecchio stile

(Il Messaggero – M.Ferretti) Centromediano metodista, si diceva. Il regista arretrato della squadra, in sintesi. Termini che appartengono ad un calcio antico, finito da anni in archivio ma che grazie alle recenti, spettacolari prestazioni di...

Redazione

(Il Messaggero - M.Ferretti) Centromediano metodista, si diceva. Il regista arretrato della squadra, in sintesi. Termini che appartengono ad un calcio antico, finito da anni in archivio ma che grazie alle recenti, spettacolari prestazioni di Daniele De Rossi stanno tornando di moda.

Come era accaduto contro il Cagliari, a Milano contro l’Inter De Rossi è risultato, nettamente, il miglior giocatore della Roma di Luis Enrique. La sua posizione, tatticamente, ricorda molto quella dei vecchi centromediani metodisti degli Anni Trenta anche se lui dà un’interpretazione personalissima, più moderna al ruolo. Quando la Roma è in possesso palla, ed è chiamata ad avviare l’azione, De Rossi si sistema tra i due centrali di difesa, riceve palla e imposta; quando la Roma deve pensare alla fase difensiva, Daniele diventa a tutti gli effetti un difensore, il terzo centrale della squadra giallorossa. Una condizione atletica ai confini della perfezione, al momento, gli consente giocate tecniche di alto spessore, e pochi errori. Analizando i numeri della partita di sabato sera al Meazza, ad esempio, risulta che De Rossi è stato colui che ha giocato il maggior numero di palloni, 94, con una percentuale di errore irrisoria (5), più 9 palloni recuperati e 8 intercettati. Bene, no?

Luis gli ha dato le chiavi del centrocampo e la sua scelta, nonostante la concorrenza di gente come Pizarro e Gago, si sta rivelando azzeccatissima: per settimane si è ipotizzato che l’asturiano avrebbe piazzato Daniele nel ruolo di intermedio, ma in realtà - pur ritenendo che DDR possa giocare bene anche in quella posizione (vedi Nazionale di Cesare Prandelli) - non ha mai pensato seriamente di toglierlo dal centro, da davanti alla difesa perchè nessuno, tra gli altri centrali di centrocampo, sa difendere come De Rossi.

Un giocatore vecchio e nuovo (o viceversa?) al tempo stesso. Anche se intorno al suo nome e al suo rendimento in passato si è fatta troppa letteratura e poca attenzione ai numeri reali. «Non ho mai detto di essere un robot, io devo cercare di sbagliare sempre meno e cerco sempre di migliorare. Quest’anno credo di essere partito bene, dal punto di vista fisico e anche dell’alimentazione, ho trovato la posizione ideale in campo», ha dichiarato dopo la fine della partita con l’Inter. Di certo, il De Rossi attuale è più magro, più tirato di quello di qualche mese fa: in estate, prima del ritiro, si è allenato intensamente per conto proprio con l’aiuto di un personal coach per non farsi trovare impreparato, per accelerare i tempi e i risultati si vedono.

E, facendo parlare il campo, De Rossi è riuscito in un’impresa ai limiti dell’impossibile fino a qualche settimana fa, cioè mettere in un cantuccio i discorsi e le chiacchiere legate al rinnovo del suo contratto. Problemi per trovare un accordo, si sa, ci sono, e sono esclusivamente di natura economica: da entrambe le parti c’è la volontà di non dirsi addio, ma per arrivare al nero su bianco dovranno essere sistemate tutte le cose al posto giusto. Intanto, Daniele si è schierato al cento per cento dalla parte della nuova società/dirigenza: l’ha fatto pubblicamente dopo la sconfitta patita dalla Roma contro il Cagliari quando, intervistato da Sky, ha promosso il progetto americano e la gestione tecnica di Luis Enrique invitando la gente di fede romanista a seguire con fiducia e pazienza la crescita della nuova Roma. Parole non buttate lì per caso, e subito confermate dai fatti.