rassegna stampa roma

De Rossi resta. In bilico il futuro di Vucinic e Ménez

(Il Romanista – C. Zucchelli) – Non solo Méxes. Tra le altre questioni che la nuova proprietà si troverà ad affrontare nei prossimi mesi ci sono quelle relative ad alcuni pezzi pregiati della rosa romanista.

Redazione

(Il Romanista - C. Zucchelli) - Non solo Méxes. Tra le altre questioni che la nuova proprietà si troverà ad affrontare nei prossimi mesi ci sono quelle relative ad alcuni pezzi pregiati della rosa romanista.

Alcuni giovani, come Ménez, altri nel pieno della maturità, come Vucinic, altri ancora che non possono rientrare in nessuna categoria, se non quella di bandiere: Daniele De Rossi.Quest’ultimo, proprio ieri, è stato al centro di alcuni rumors provenienti dalla Spagna che volevano il Real Madrid e il Barcellona sulle sue tracce. Di fatto, una non notizia. Perché è noto, anzi arcinoto, che sia Mourinho sia Guardiola vorrebbero averlo nei rispettivi club. Il tecnico delle merengues, in particolare, è un estimatore di Daniele e glielo avrebbe fatto presente durante la finale di Coppa Italia dello scorso 5 maggio. A lui, come ad altre persone presenti all’Olimpico. De Rossi, questo si può dire senza timore di smentita, non si muoverà da Roma. A meno che non sia lui a chiederlo. Ma questa è un’ipotesi da fantascienza. Almeno al momento. La nuova proprietà, così come la famiglia Sensi in tutti questi anni, baserà il proprio progetto su uno dei centrocampisti più forti d’Europa e tra le prime cose in agenda ci sarà la discussione del suo rinnovo. Il contratto di Daniele scade infatti nel 2012 e nessuno vuole correre il rischio di arrivare a gennaio del prossimo anno senza una firma che garantisca sia la società sia lo stesso giocatore. Nel 2012 scade anche il contratto di Jéremy Ménez. Tutt’altra situazione rispetto a quella di De Rossi. Primo: il giocatore francese non è sicuro che il suo futuro debba essere a Roma. Secondo: la nuova proprietà, in questo senso, non ha fornito alcuna indicazione. Jéremy, arrivato a Roma nell’estate di quattro ani fa, deve prendere la decisione più importante della sua carriera. A 24 anni, li compirà a maggio, non può sbagliare: a Roma si trova bene, coi compagni di squadra va d’accordo, sa di avere la stima di Montali. Quest’anno poi ha trovato quella continuità, almeno in termini di presenze (33 finora), che gli era sempre mancata. Con Ranieri è cresciuto molto, ha riconquistato la Nazionale, sa che Blanc lo segue sempre. Con Montella le cose sono, almeno per ora, cambiate: è partito in panchina sia col Bologna che col Parma, subentrando sempre a Mirko Vucinic. Questo, ovviamente, non gli ha fatto piacere e, in un certo senso, ha aumentato i dubbi sul suo futuro. Restare sì, ma con quale ruolo nella Roma che verrà? Questa è la domanda che si pone, questa è la domanda a cui dovranno rispondere DiBenedetto e soci. In Inghilterra la vogliono: il Manchester City è da tempo interessato a lui, di questi ultimi giorni è anche l’interesse dell’Arsenal. Allenato da quell’Arsène Wénger che vede in lui il Dna del campione da svezzare in una squadra che da sempre punta ai giovani. Se francesi poi, ancora meglio. Per un Ménez in bilico, un Vucinic che, invece, vuole andarsene senza dubbio. A gennaio aveva chiesto al club di essere ceduto. Risposta negativa: dalla Sensi, da Montali e da Unicredit. A giugno la questione potrebbe riproporsi, anche se pare certo che i nuovi proprietari vogliano puntare su di lui. Ventotto anni da compiere a novembre, non ha vissuto un periodo facile: nelle scorse settimane alcuni tifosi, incontrandolo con compagna e figlio, l’hanno insultato. Una brutta vicenda, che ha fatto sì che Mirko riflettesse ancora di più sul suo futuro. Il montenegrino ha un contratto che scade nel 2013, almeno per un altro anno è blindato. Se dovesse andare via, la Roma vorrebbe guadagnarci almeno 25 milioni, considerando quanto speso per comprarlo e considerando anche il suo valore, riconosciuto a livello europeo. E mondiale. Tanto che, come detto, gli americani vogliono parlarci e convincerlo a restare. Una grande Roma passa anche dal suo talento.