(Il Romanista - D.Galli) - «Il progetto è basato su Luis Enrique. È un tecnico giovane, con una mentalità completamente diversa da quella caratteristica del calcio italiano. E’ offensivo. Ed è una persona diretta. Ed è anche molto leale».
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De Rossi: «Luis, persona leale»
(Il Romanista – D.Galli) – «Il progetto è basato su Luis Enrique. È un tecnico giovane, con una mentalità completamente diversa da quella caratteristica del calcio italiano. E’ offensivo. Ed è una persona diretta. Ed è anche...
E’ molto leale. Lucho è uno che a De Rossi, intervistato ieri da “Sky Sport”, piace per questo. Piace perché come Daniele è un puro, odia le ipocrisie, i mezzi sorrisi, le vie di mezzo. Ecco cos’hanno in comune. Daniele è coerente, sta con chi lotta per i suoi principi, è dalla parte di chi magari non la pensa come lui ma tiene il punto, non s’arrende alla logica dell’utilità. Sta con Luis Enrique come ci sta anche il resto della squadra, perché – statene certi – se De Rossi avesse pensato il contrario, l’avrebbe detto. Come ha detto in passato dal ritiro in Sudafrica della Nazionale che serviva la tessera del poliziotto, dopo la tessera del tifoso.
E’ impopolare? E chissenefrega. Non è roba da supereroi, da Capitan Futuro. E’ roba da uomini con le palle. Come De Rossi. «Il progetto – sottolinea Daniele nell’intervista - è basato quasi tutto su Luis Enrique. È un tecnico giovane, con una mentalità completamente diversa da quella caratteristica del calcio italiano. È offensivo, ma dal punto di vista umano, è anche molto leale, per quello che ho conosciuto di lui. È una persona diretta, che ha delle idee e che percorre la sua strada nonostante i risultati e i fattori esterni». Basterebbe questo per far ragionare. Per far capire che non c’è alcuna frattura tra la squadra e l’allenatore. E che nessun giocatore accusa Luis Enrique solo perché, per qualcuno, Osvaldo doveva essere salvato dopo la lite con Lamela, mentre un Barusso qualsiasi poteva pure farsi un mese fuori rosa. L’ha scritto Cagnucci su queste pagine qualche giorno fa: un principio non deroga a seconda dell’opportunità, c’è un’etica della responsabilità e una (non) etica della convenienza. De Rossi segue la prima, da sempre.
La risposta che dà Capitan Futuro a Sky Sport è la migliore possibile a chi già vedeva Luis Enrique ballare sull’orlo del precipizio. Non è così, non sarà così. Daniele dice su Lucho le stesse identiche cose che diceva a Riscone. Le ha sempre pensate. Qualche decisione, magari la sostituzione di un elemento invece di un altro, potrà non essere capita. Potrà non essere accettata dalla squadra. Ma la stima dei giocatori nei confronti dell’uomo e del professionista è rimasta integra. De Rossi non è rimasto deluso da Luis Enrique, anzi. E’ invece rimasto piacevolmente colpito dall’atteggiamento dei tifosi. Quel “Mai schiavi del risultato” apparso in Curva Sud il giorno di Roma-Lecce è forse anche più di un rassicurante messaggio alla nuova proprietà. E’ uno stile di vita. «Speravo in questa pazienza che stanno dimostrando i tifosi. A volte – spiega - Roma non ha reagito così, per quanto riguarda i risultati. Invece, quest’anno i tifosi ci hanno insegnato che si può cambiare e loro sono stati i primi a farlo dopo il derby e dopo qualche altra sconfitta cocente. Sicuramente questa è già una piccola vittoria del nuovo progetto che stiamo vivendo». D o p o l a Fior ent ina , c i sarà la Juve. Se all’epoca la trattativa per Davids alla Roma non fosse saltata all’ultimo, De Rossi sarebbe stato bianconero assieme a D’Agostino e ad Aquilani (evento, in questo caso, solo ritardato di qualche anno).
Racconta Daniele: «La sfida con la Juve? Dopo il derby, credo che sia la più sentita a Roma. Sarà perché ho molti amici alla Juventus, ma non sento questa rivalità così forte nei loro confronti. Forse in Italia ci sono altre squadre che mi fanno sentire di più l’avvicinarsi dell’appuntamento. Però, la Juve è la Juve e sarà un grande spettacolo, soprattutto quando si gioca qui a Roma, la gente lo sente moltissimo». L’alter ego di De Rossi alla Juve è Marchisio. «Claudio sta avendo una crescita incredibile. Continua a migliorare, anche quando sembra che sia diventato un giocatore completo, che si sia stabilizz a t o . I n v e c e , continua sempre a stupire con grande personalità, come sta facendo ultimamente in Nazionale. Se non lo è già, credo che diventerà uno dei più forti centrocampisti del mondo». Dopo De Rossi, si intende. Daniele non dice nulla del suo contratto. Non vuole, non deve. E non si dovrebbe in assoluto parlarne più. Perché queste trattative è meglio condurle - se ne occupa Baldini in prima persona - a fari spenti, senza dover per forza ricordare ogni volta che Mourinho farebbe carte false per portarlo a Madrid e Mancini al City, che pure a fronte di offerte sfrontate De Rossi cercherà di venire incontro alla Roma se la Roma si avvicinerà alle richieste del suo manager. Se De Rossi è il bene della Roma, e la Roma è il bene di De Rossi, è bene lasciarli in pace. Chiaro, no?
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