rassegna stampa roma

Dallo stadio alla tv

(Gazzetta dello Sport – R.Pelucchi) Nel 1960, proprio sulla Gazzetta, l’ex presidente della Federcalcio Ottorino Barassi scriveva: «Questo sport può essere messo in pericolo dalla più straordinaria realizzazione moderna: la...

Redazione

(Gazzetta dello Sport - R.Pelucchi) Nel 1960, proprio sulla Gazzetta, l'ex presidente della Federcalcio Ottorino Barassi scriveva: «Questo sport può essere messo in pericolo dalla più straordinaria realizzazione moderna: la televisione».

La Cassandra non è stata ascoltata, il calcio italiano si è venduto anima e corpo ai broadcaster. No, non ha chiuso bottega, anzi si è arricchito diventando un business da 6 miliardi di euro, indotto compreso. Ma quei timori avevano una ragion d'essere. Parlano i numeri: dal 2008-09 a oggi, in Serie A, gli abbonamenti allo stadio sono calati del 20,4% (da 354.659 a 282.233) mentre i telespettatori del calcio a pagamento sono aumentati del 69% (e per ragioni di uniformità abbiamo dovuto escludere Mediaset Premium, che l'Auditel ha rilevato solo a partire dal gennaio 2010).

FUGA DAGLI STADI Terminata la sbornia di Italia '90, che ci ha lasciato soltanto cattedrali nel deserto, lo stadio è diventato sempre più virtuale. Certo, non è colpa solo delle tv — o meglio delle pay tv, quelle che mostrano le partite di campionato in diretta — se la percentuale di riempimento dei nostri impianti è nettamente la più bassa a livello europeo: 61% contro il 69 della Francia, il 73 della Spagna, l'88 della Germania e il 92 dell'Inghilterra. Ma vuoi mettere la comodità del salotto di casa rispetto all'obsolescenza degli stadi di Serie A, che hanno un'età media di 69 anni? Così, ormai da un bel po', stiamo assistendo a due fenomeni correlati, l'uno inversamente proporzionale all'altro. I botteghini dei club ristagnano, ma più che i biglietti giornalieri sono in calo gli abbonamenti stagionali. Al contrario, l'audience televisiva del campionato continua a registrare stratosferici incrementi.

E Sky ha appena festeggiato il traguardo dei 5 milioni di clienti. La deduzione è la seguente: quando il tifoso medio decide se abbonarsi allo stadio o acquistare il pacchetto calcio alla tv, sceglie sempre più spesso la seconda opzione. L'ultima giornata di campionato, mettendo assieme gli ascolti di Sky e Mediaset Premium, ha sfondato per la prima volta nella storia il muro dei 10 milioni di telespettatori, con 3 milioni incollati davanti a Inter-Napoli e oltre 4 per Juventus-Milan.

L'ESEMPIO JUVE «La verità — spiega Marco Brunelli, direttore generale della Lega di A — è che da molti anni c'è uno zoccolo duro che non cresce: in Serie A si viaggia attorno ai 23 mila spettatori in media a gara. L'esperienza partita in tv è pazzesca: alta definizione, 3D, interviste, telecamere negli spogliatoi. Ogni anno la tv reinventa quest'esperienza, allo stadio invece è sempre uguale, anzi è diventata più scomoda. All'estero puntano molto sull'atmosfera unica dell'evento dal vivo. Basta vedere, da noi, cosa sta succedendo con la Juventus: il nuovo stadio ha generato entusiasmo e ridestato l'orgoglio dei tifosi. Speriamo che altri club seguano quest'esempio». Aspettando la legge sugli stadi come una manna dal cielo, bisognerà inventarsi qualcosa prima, senza accontentarsi della rendita offerta da mamma tv. I colossi di Murdoch e Berlusconi hanno appena firmato con la Lega i nuovi contratti che porteranno nel triennio 2012-15 ben 2,5 miliardi di euro. Qualche società lungimirante li reinvestirà mai in infrastrutture?

CHI SALE E CHI SCENDE Proprio la Juventus vanta l'incremento maggiore di abbonamenti, dai 14.290 della passata stagione agli attuali 24.137, con un +125% alla voce ricavi netti. Sorride pure la Lazio: da 12.868 a 20.220. Il Milan ha chiuso in lieve calo, attestandosi sui 30 mila, mentre l'Inter sconta il paragone con l'effetto triplete del 2010-11, anche se la campagna abbonamenti chiude il 21. Le prestazioni sportive fanno da volano: il Napoli da Champions ha segnato una crescita del 31%, il neopromosso Novara ha triplicato le adesioni, il Cesena ha segnato il record (12.114 abbonati), l'Udinese ha staccato oltre 2 mila abbonamenti in più di un anno fa. Non deve stupire il passo del gambero dell'Atalanta, visto che il boom in B era stato favorito da prezzi stracciati. Capita poi che le iniziative promozionali non paghino se la piazza è recalcitrante: la Fiorentina tocca il picco negativo (13.024) dell'era Della Valle nonostante gli sconti per le famiglie e per chi portava nuovi abbonati. E la tessera del tifoso? I contraccolpi erano stati già assorbiti l'estate scorsa. Quando le società la trasformeranno in un vero strumento di fidelizzazione, forse sarà troppo tardi.