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Da Costa: «Reja? Spero continui così»

(Il Romanista-R.Fidenzi) Quando si parla del derby della capitale ogni tifoso della Roma vorrebbe poter schierare Dino Da Costa. Il centravanti di Rio de Janeiro, in giallorosso dal 1955 al 1960,

Redazione

(Il Romanista-R.Fidenzi) Quando si parla del derby della capitale ogni tifoso della Roma vorrebbe poter schierare Dino Da Costa. Il centravanti di Rio de Janeiro, in giallorosso dal 1955 al 1960,

e ritornato per qualche mese all’inizio della stagione ’61/’62, vanta il record di gol segnati contro la Lazio. Da Costa ha fatto centro ben 11 volte, sia in campionato (9) sia in coppa Italia (2), diventando l’incubo dei biancocelesti. La Roma lo scelse anche perché aveva la possibilità di tesserarlo come oriundo. Di nonni italiani, il ragazzo era ben dotato sia fisicamente sia tecnicamente e arrivava alla corte di Sarosi dopo aver realizzato, nel campionato precedente, 27 reti con la maglia del Botafogo. Alla Lazio lasciò soltanto un anno di tregua: esordì in giallorosso nella stagione ’55/56, ma cominciò a scatenarsi nel campionato successivo, quando rifilò ai rivali due doppiette , una nella sfida di andata e l’altra al ritorno. In quell’anno si aggiudicò anche il titolo di capocannoniere con 22 reti. Nel ’57/58 altri quattro gol ai cosidetti cugini: due in campionato e due in coppa. Che sommati a quelli siglati alle altre squadre furono 19. Un’altra doppietta ai biancocelesti arrivò nella gara di andata del ’58/59, mentre l’ultimissima rete se Da Costa se la lasciò in serbo per la partita di ritorno. A dire il vero sfiorò il gol anche nel campionato ’59/60, ma la marcatura andò a Janich (autorete). Da Costa segue tuttora la Roma e nel corso dell’intervista, tra una domanda e l’altra, si rammarica ancora per lo scudetto perso dai giallorossi contro la Sampdoria nell’aprile del 2010. Da romanista vero.

Cosa ha rappresentato l’esperienza nella Roma per lei? La Roma è la prima società italiana con cui ho giocato, è anche per questo motivo che sono rimasto particolarmente attaccato ai colori giallorossi. Ce l’ho nel cuore. Nella capitale ho attraversato un periodo molto bello e importante della mia vita, non solo della mia carriera.

I derby: come li viveva? Il derby è una partita particolare perché c’è grande rivalità e sfottò tra i tifosi. Quello di Roma, poi, è molto sentito e pieno di significati. Quando si parla di stracittadine si dice che in genere la squadra che sta meglio è quella che perde. Un po’ è vero e se succede è perché la favorita pecca un po’ di presunzione. Ai miei tempi comunque non si litigava come lo si fa ora, non c’era molta violenza. I tifosi, la settimana che precedeva della gara, si limitavano a dirti: «Forza Roma» nei bar e a suonarti la carica.Poi c’erano le prese in giro del post-partita... Quello sì.

La Lazio ha ancora l’incubo dei suoi gol... Capita che contro una determinata squadra si segni sempre. E la mia fortuna era quella di segnare proprio contro la Lazio. Il ricordo più bello? I derby sono tutti belli e indimenticabili, è difficile scegliere e fare distinzioni.

Il portiere della Lazio di quei tempi, Lovati, non dovrebbe avere bei ricordi di lei... Era il mio rivale, ovviamente. La competizione però iniziava e finiva dentro al campo, perché non c’era assolutamente inimicizia tra di noi.

Quali differenze tra ieri e oggi? Un tempo le partite erano diverse, c’era meno atletismo, oggi si corre di più. Prima avevi un marcatore fisso e se ti liberavi andavi in porta, ora non è così, si parla di moduli fino allo sfinimento e si dà grande importanza all’aspetto tattico.

Che cosa si aspetta dalla partita di domenica sera? L’allenatore della Lazio, Reja, non ha mai vinto contro la Roma: speriamo che continui su questa scia! Battute a parte, i biancocelesti hanno un buon allenatore e una buona squadra, e sono bravi soprattutto in attacco. La difesa, però, a mio avviso è molto vulnerabile. Se Totti non dovesse giocare sarebbe un peccato, lui a mio avviso rappresenta il 50% della squadra di Luis Enrique. Sarebbe un grande valore in meno per la Roma, una pedina fondamentale. Credo però che i giallorossi possano vincere. La squadra di Reja in difesa non è irresistibile e picchia molto. Peccato manchi Totti, ripeto. Un giocatore che non ha paura di nessuno, e da buon trascinatore avrebbe provato a metterli in grossa difficoltà.

Che cosa ne pensa di Luis Enrique e della sua nuova Roma? Luis Enrique? Ha poca esperienza, soprattutto nel campionato italiano, dove ha esordito soltanto ora. Il campionato spagnolo è diverso, si corre di più. Il tecnico ha a disposizione una squadra totalmente nuova e composta perlopiù da giovani. Credo però che abbia tutte le carte in regola per fare bene. Dovrà lavorare molto sul gruppo, perché è col collettivo che si vince. Se riuscirà a motivare i giovani e fare leva sul loro carattere otterrà grandi risultati.