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Da Costa e gli altri, la Roma azzurra dall’estero

(Il Romanista – M.Izzi) – Una delle foto più belle della storia della Roma venne scattata nel vecchio e glorioso stadio di Highbury, prima della leggendaria partita Italia–Inghilterra del 14 novembre 1934. Enrique Guaita, come...

Redazione

(Il Romanista - M.Izzi) - Una delle foto più belle della storia della Roma venne scattata nel vecchio e glorioso stadio di Highbury, prima della leggendaria partita Italia–Inghilterra del 14 novembre 1934. Enrique Guaita, come documentato dalle immagini dell’epoca, svolse il riscaldamento prima di quella gara, indossando la muta da gioco dell’A.S. Roma.

 Enrique Guaita, assieme al “Coniglietto” Alejandro Scopelli, fa parte della prima, indimenticabile generazione degli oriundi romanisti regalati alla Nazionale italiana. Guaita, che in maglia azzurra conquisterà il titolo mondiale (e che una volta tornato in patria, assieme al compagno Scopelli, si toglierà anche la soddisfazione di vincere una Coppa America con l’Argentina), è stato uno dei più grandi attaccanti della storia della Roma. Veloce, potentissimo, aveva uno straordinario fiuto del gol e una invidiabile cattiveria agonistica. Suo erede in giallorosso e in azzurro, fu Dino Da Costa, attaccante capace di siglare 108 reti in serie A, senza battere neanche un calcio di rigore. L’avventura di Da Costa in Italia era iniziata il 6 luglio 1956, quando il Botafogo, squadra in cui militava, scese all’Olimpico nell’ambito di una tournee europea. Le attenzioni dei tifosi sono tutte per Djalma Santos e Garrincha, ma gli addetti ai lavori lo notano immediatamente. Quando la Roma iniziò a documentarsi su questo giovanissimo attaccante, scoprì che il ragazzo aveva debuttato nelle file del Botafogo l’11 aprile 1951 segnando due reti.

Con la squadra brasiliana aveva già conquistato il Torneo Municipal del 1951 e il titolo di capocannoniere Carioca del 1954, con 24 reti. Il suo ruolino, a soli 24 anni, parlava di 176 presenze e 144 reti, per una media gol impressionante. Dopo averlo strappato alla concorrenza del Napoli, la Roma potrà finalmente schierare Da Costa, che passerà alla storia giallorossa come “castiga laziali”, per il record di reti rifilate ai biancocelesti, riuscendo a rinverdire le gesta di Volk e Guaita, aggiudicandosi la classifica capocannonieri nel 1957. Il capitolo “azzurro” di Da Costa è purtroppo molto meno fortunato di quello di Guaita. Venne infatti convocato per partecipare, il 15 gennaio 1958, a Belfast, alla decisiva sfida di qualificazione per i Campionati del Mondo del 1958. L’Italia, inserita in un girone apparentemente abbordabile, si era trovata, in realtà, a lottare con il coltello tra i denti con il Portogallo e l’Irlanda del Nord, ed era obbligata a strappare almeno in punto in terra d’Irlanda. Come tutti sanno, nonostante un gol di Da Costa, la nostra rappresentativa sarà battuta e per la prima volta nella sua storia (nel 1930 si era autonomamente deciso di non partecipare), non si qualificherà per il torneo iridato. Nell’amara gara di Belfast, l’Italia schiererà un altro oriundo romanista, vale a dire Alcides Ghiggia, già Campione del Mondo con l’Uruguay nel 1950 (nazionale con cui aveva disputato anche i mondiali del 1954). Gli irlandesi, puntando sul suo carattere focoso, lo bersaglieranno, provocando un fallo di reazione che costringerà l’arbitro Zsolt ad espellerlo.

 Arrivato a Roma nel 1953 (il suo cartellino era costato 20 milioni), Ghiggia ha segnato un’intera era della storia della Roma illuminando con la sua classe cristallina il gioco della squadra. Nel libro d’oro degli “oriundi” della Roma, un capitolo importante lo merita anche Francisco Ramon Lojacono. Carattere focoso, il “Cisco” arrivò in Italia (acquistato in comproprietà da Fiorentina e Vicenza) dopo aver indossato la maglia della nazionale argentina. Imprevedibile, potente, generoso e fragile caratterialmente, Lojacono è stato uno dei calciatori più amati dalla folla romanista. La sua avventura in azzurro, ha vissuto anche l’amarezza della vigilia delle convocazioni per i mondiali del Cile nel 1962. Quello di Lojacono, sarà infatti uno degli ultimi nominativi ad essere eliminati dalla lista finale dei “22”. Altro deluso delle convocazioni per il Cile sarà il grande Antonio Angelillo. Dopo aver conquistato la Coppa America nel 1957 nelle file della Nazionale Argentina, Angelillo, in maglia giallorossa, risponderà alla convocazione per la gara di qualificazione contro Israele, andando anche in gol. Con Osvaldo, si riapre ora un capitolo, come abbiamo visto ricco di storia.