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Crac Roma «Dobbiamo scusarci con i nostri tifosi»

(Gazzetta dello Sport-G.Greison) C’è quest’aria, quest’atmosfera, questo freddo gelido, qui, fuori dagli spogliatoi. Il campo, deserto, poco più in là. Il corridoio che i giocatori percorrono per uscire dallo stadio pare lunghissimo,

Redazione

(Gazzetta dello Sport-G.Greison) C’è quest’aria, quest’atmosfera, questo freddo gelido, qui, fuori dagli spogliatoi. Il campo, deserto, poco più in là. Il corridoio che i giocatori percorrono per uscire dallo stadio pare lunghissimo,

infinito da percorrere. Escono, uno dopo l’altro, ma con le teste sono già a casa. Nessuno ha voglia di fermarsi, tantomeno parlare. L’Inter è questione da lasciarsi alle spalle il prima possibile, anche solo per un gol di scarto. C’è Daniele De Rossi, però, che si ferma. Lui, sì. Parla. E fa il punto. «Come si fa a parlare di obiettivi, se non vinciamo mai?» . Ancora Ma, poi, dice: «A Milano? Possiamo vincere» . Continuano gli spifferi, le ventate di freddo. Tutti coperti, tutti zitti. Sull’Inter: «La partita è stata dura. Ora la strada per la finale è complicata, ma qualche speranza c’è ancora» Anche la curva, alla fine della partita, cantava: solo la maglia, tifiamo solo la maglia. All’inizio, invece, la coreografia beneaugurante: queste tre bande gigantesche che sono venute giù, bianca, oro e porpora. E questo entusiasmo iniziale, subito smontato, dopo il gol dell’Inter, dopo queste giocate a vuoto. Ancora De Rossi: «La partita è stata dura, noi l'abbiamo giocata, abbiamo fatto il nostro. Ma davanti avevamo una squadra tosta, forte, ben disposta in campo. Loro sono eccezionali, in alcuni movimenti. Fanno girare la palla, ci mettevano in difficoltà. Ora, certo, la strada è più complicata, però una speranza c’è. Noi dobbiamo aggrapparci a questa speranza, possiamo ancora vincere a Milano. Per il resto, è più dura: perché per il campionato la speranza è ancora più flebile. Mentre la Coppa Italia è un obiettivo un po’ più concreto» .

Di nuovo Niente, non c’è modo di fermare gli altri. De Rossi, continua: «Per parlare di obiettivi, però, bisogna vincere. Cosa che non stiamo facendo. Dobbiamo uscire da questa situazione» . Poi, c’è quell’episodio, nel primo tempo. Quel tocco di mano, che lo ha visto protagonista in area. «Ecco, se devo dire la verità, sì, l’ho toccata, ma il braccio era attaccato al corpo. Perché, a volte, mi capita, d’istinto, e volontariamente di toccare la palla con le mani, e in queste situazioni l’ho sempre detto, e ho ammesso le mie colpe. Adesso, no. Non era un caso di questo tipo. Ha fatto bene a lasciare andare via la situazione liscia, l’arbitro» . Infine De Rossi, è ancora qui. Commenta, e chiude lui stasera: «Dai, adesso dobbiamo rimboccarci le maniche, e andare avanti. Finiamo la stagione in maniera dignitosa. Non è stata un’annata eccezionale. La verità è che non siamo più all’altezza dei nostri tifosi. Vucinic? Secondo me contro il Palermo era entrato bene, ha sbagliato quel gol, lo sa anche lui, è molto dispiaciuto. Oggi ha corso tanto, si è impegnato. Può succedere, lui è uno di quelli che tante volte quando non hai occasioni, sele crea da solo. I gol se li inventa dal nulla e a volte sbaglia questi facili. Ma non dobbiamo pensare che il problema sia lui, è uno dei giocatori più preziosi che abbiamo. Il clima è dato dai risultati negativi, ma anche da quello che succede. La Roma è ad una svolta, noi ne siamo protagonisti. Abbiamo anche vinto e fatto bene quando il clima era sempre quello. Non possiamo attaccarci a questo, ma ora è diverso e non è facile rimanere indifferenti» .