rassegna stampa roma

Coppa Italia, l'Inter si risveglia

(La Stampa-G.Bucchieri) Leonardo, per una notte, torna il tecnico degli abbracci e dei sorrisi. Merito di Stankovic, in gol con una prodezza, e di un gruppo che ha ritrovato la forza e la voglia di vincere contro quella che è stata la grande...

Redazione

(La Stampa-G.Bucchieri) Leonardo, per una notte, torna il tecnico degli abbracci e dei sorrisi. Merito di Stankovic, in gol con una prodezza, e di un gruppo che ha ritrovato la forza e la voglia di vincere contro quella che è stata la grande rivale, e spettatrice, degli ultimi trionfi interisti.

E poi, c'è il Milan: l'idea di incrociare di nuovo in finale all'Olimpico i cugini dopo il derby che ha chiuso la porta scudetto e messo in gioco il futuro di Leonardo. La Roma da quando c'è la firma a stelle e strisce sa solo perdere e il primo compito di DiBenedetto e soci sarà quello di riempire almeno a metà lo stadio (ieri per una semifinale si sono presentati sulle tribune in soli ventimila). Il prologo alla sfida è da cancellare. Prima i fischi alla banda della Marina, poi, durante l'inno di Mameli, dalla curva giallorossa solo insulti e cori contro Milano e gli interisti. Fin dall'avvio si capisce perché Inter e Roma non sia più il duello tutto nervi e controsorpassi della passata stagione in vetta alla classifica. Oggi le due ex corazzate sembrano avvitate su se stesse per colpa di un futuro tutto da decifrare: troppi gli interpreti con le valigie in mano a cominciare dai due allenatori. Montella, padrone di casa, dà mandato a Borriello di non far rimpiangere l'assente (per squalifica) Totti e si affida ad una linea offensiva con Perrotta nel ruolo di incursore e Vucinic con Taddei in quelli di guastatori sulle corsie. Leonardo spedisce Thiago Motta in tribuna a pochi metri dal ct azzurro Prandelli che, al contrario del condottiero nerazzurro, del centrocampista nato in Brasile ma con il nostro passaporto si è innamorato da tempo. Senza Eto'o, è Milito il terminale nell'attacco interista con Sneijder libero di inventare alle sue spalle. Le emozioni non mancano, ma le tante occasioni da rete che si inseguono sono frutto delle pericolose amnesie difensive perché là dietro Roma ed Inter sbandano e non poco. A perdere la bussola è anche il fischietto del signor Rizzoli: l'arbitro bolognese prima cancella l'acuto vincente di Stankovic dopo appena due minuti per una leggerissima spinta del centrocampista serbo che manda Juan a sbattere su Doni lasciando l'area e la porta libera, poi, nel cuore del primo tempo, non giudica da rigore un tocco con la mano di De Rossi. L'Inter è spinta dall'orgoglio di chi un anno fa si laureava campione di tutto ed oggi guarda alla Coppa Italia come all'unico, concreto, obiettivo di stagione. Ed è proprio la forza di un gruppo poco equilibrato, ma, comunque, carico di personalità a far pendere la bilancia dalla parte nerazzurra. Il più lucido nella truppa di Leonardo è Stankovic, uno dei pochi a salvarsi nella notte buia di Parma sabato scorso e, ieri, capace di dimenticare la beffa subita da Rizzoli in avvio con un gol allo scadere del primo tempo che ha il valore di una magia (il serbo riesce a prendere in controtempo Doni con un colpo d'esterno e carico d'effetto da 25 metri). La Roma spinta al tappeto fa fatica a mettere ordine alle proprie idee. La reazione al vantaggio nerazzurro è confusa, come sempre più confuso appare Vucinic e non solo per il clamoroso errore che avrebbe potuto cambiare il copione della sfida quando, dopo appena otto minuti, l'attaccante montenegrino si inceppa ad un metro da Julio Cesar. Vucinic, nervoso, rifila una gomitata sul petto di Lucio con il pallone lontano, un gesto che potrebbe costargli la squalifica grazie alla prova tv. I giallorossi sbandano, Montella perde Borriello (trauma cranico per un impatto in quota con il compagno Juan, finirà in ospedale), Leonardo dà spazio a Pazzini. Non accade più nulla.