rassegna stampa roma

Contucci: «È una truffa»

(Il Romanista) Parla come consigliere di MyRoma, l’avvocato Lorenzo Contucci, osservatore attento e, come sempre, preciso. Soprattutto, se c’è da confutare quel +0,9% che il Ministro dell’Interno ha vantato come crescita delle presenze...

Redazione

(Il Romanista) Parla come consigliere di MyRoma, l’avvocato Lorenzo Contucci, osservatore attento e, come sempre, preciso. Soprattutto, se c’è da confutare quel +0,9% che il Ministro dell’Interno ha vantato come crescita delle presenze negli stadi.

«Maroni si era riservato di fornire i dati – dice - E invece, non li ha dati. Perché sa perfettamente che gli spettatori sono stati in calo. In base ai nostri calcoli, almeno del 4%. Mentre gli abbonamenti sono scesi del 18%. Il secondo aspetto, che lascia sconcertati, è questa istituzionalizzazione di una visione geografica dell’Italia, secondo cui chi risiede in una determinata regione e non vuol prendere la tessera del tifoso, non può acquistare il biglietto, solo perché risiede in “quella” regione. Non è poi vero che la tessera del tifoso è stata contestata solo nelle fasi iniziali. La curva Sud, ad esempio, ha preso una posizione chiarissima a riguardo. Basta andare su Facebook dove c’è un sondaggio fatto da Marco Montanari. In 600 dicono che non faranno l’abbonamento e solo 24 che lo faranno. E, ancorché il campione sia particolare, il dato mi sembra significativo. Quanto al provvedimento di Maroni, ne penso tutto il male possibile».

Entra nel merito, Contucci, del divieto che sarà esteso a tutte le trasferte. Divieto che, per la Roma, è già valso per la gran parte delle gare lo scorso anno. «Diversa era la situazione per il Chievo. Prendo quello come esempio perché si tratta della squadra che non ha avuto divieti. Il tifoso del Chievo poteva decidere di andare a vedere la partita in Tribuna Tevere, anziché nel settore ospiti, mentre da quest’anno, per il solo fatto di risiedere a Verona, non ha più questo diritto. Se tutto questo è liberale e costituzionale lo lascio giudicare agli altri». Riguardo all’abbattimento di reti e barriere: «Una boutade. Chi ha assistito a Salernitana-Verona, o anche a Juve-Inter, e parliamo di due tifoserie tesserate, non può non pensare che sia ancora molto prematuro.Credo che si debba tornare a gestire l’ordine pubblico così come si fa in tutti gli stadi del mondo.Perché il nostro è l’unico Stato che rinuncia a farlo. La politica è fallimentare perché, al di là delle dichiarazioni dei ministri il successo di un provvedimento si giudica solo dai dati.Gli stadi si sono svuotati e le famiglie non sono tornate. Ergo, il provvedimento è fallimentare. Il pallino è comunque in mano a chi la tessera non se l’è fatta. Perché, in casa, chi non l’aveva è potuto comunque andare alla partita. Quando si acquista il biglietto, infatti, c’è già un controllo automatico della questura, che verifica se vi sono motivi ostativi. La tessera del tifoso è quindi superata. Perché i gruppi non se la fanno? Perché s’è capito che è una truffa. E se tutte le tifoserie d’Italia dovessero farsi la tessera, poi avremmo, come è successo a Catania, che su 5.000 che avrebbero diritto, solo 500 troverebbero posto.In Inter- Roma, semifinale di Coppa Italia, i (pochi) posti riservati erano in una gabbia, come per gli appestati. Si tratta insomma di una politica segregazionista, che non porta da nessuna parte. Se mi aspetto passi dalla nuova Roma? L’America è la patria della libertà e credo che Di- Benedetto non avesse messo in conto questi aspetti. Gli americani ragionano in maniera economica. Cercando di rimuovere quegli ostacoli che impediscono maggiori introiti. Politicamente, la questione è delicata perché la Roma non vorrà mettersi contro il Ministero. Anche potendolo fare, perché la tessera del tifoso non è una legge, ma solo una circolare. Comprendo i motivi di opportunità, ma uno strappo, prima o poi, bisognerà pur darlo. Come hanno già fatto un paio di società in Lega Pro. Mi auguro insomma che, anche per gli abbonamenti, non vi sia più il vincolo della tessera. Non seguirò la Roma in trasferta, ma quella “carta di credito” non la voglio».