rassegna stampa roma

Con i Sensi addio a un modo antico di fare calcio

(Repubblica.it – F.Bocca) – L’addio dei Sensi chiude una maniera ormai antica di fare calcio, almeno in Italia. Affrontare la gestione di un grande club col patrimonio di una famiglia, sia pure ricca, e con un ricchezza costruita...

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(Repubblica.it - F.Bocca) - L’addio dei Sensi chiude una maniera ormai antica di fare calcio, almeno in Italia. Affrontare la gestione di un grande club col patrimonio di una famiglia, sia pure ricca, e con un ricchezza costruita addirittura nelle generazioni, non è più possibile.

Pensiamo a uno degli affari più importanti registrati in questi primi giorni di calcio mercato. Pirlo, a 32 anni, non ha rinnovato il contratto col Milan semplicemente perché la Juve gli offriva un triennale da 4 milioni a stagione, che per la società sono più di 20 milioni di euro. Un club come la Roma non avrebbe mai chiudere un affare come questo, i giocatori di qualità è costretta a trovarli quando sono ancora giovani, prima che esplodano o ancora quando hanno fallito da qualche altra parte così che la loro quotazione sia crollata. Si fa quattro volte più fatica a gestire una squadra così e soprattutto non sono ammessi errori perché li paghi carissimi. Già la stessa gestione di Totti – negli anni – è stata un problema finanziario notevole. E nonostante tutto il patrimonio familiare ha retto un club ad alto livello e con uno dei monti stipendi più alti della serie A (65 milioni). La Roma, soprattutto negli ultimi anni, non ha mai avuto la capacità di ricapitalizzazione di un Moratti, che dispone alle spalle di ben altre coperture finanziarie ben radicate nelle sue aziende.

Con i Sensi sparisce un modo di fare calcio molto diffuso in Italia e che per il momento può resistere solo a livelli più bassi, ma non quando si ha la pretesa di giocare per lo scudetto e di entrare stabilmente in Champions League, di andare più in là possibile persino nelle coppe europee. Milan, Inter, Juventus hanno coperture molto superiori ed è oggettivamente difficile reggere il confronto solo cercando di fare meno errori di loro sul mercato e nella gestione della squadra. I soldi non sono tutto – il Milan non ha vinto solo per quello – ma certo una bella mano la danno. E ciò nonostante i fallimenti sono sempre dietro l’angolo (vedi la Juventus che solo quest’anno aveva investito almeno una cinquantina di milioni sul rafforzamento della squadra). Qual è la differenza? La Juventus ha una cassaforte cui poter ancora attingere e paradossalmente può sbagliare molte altre volte ancora. E lo stesso per Milan e Inter. La Roma, e le squadre come la Roma, sono praticamente costrette a chiudere bottega e passare la mano a chi – gli americani – sembra avere almeno un’organizzazione più efficiente per tenere botta. Vedremo se basterà.