(Il Romanista - V.Meta) - Mitologia vuole che il ritorno in patria degli eroi vincitori sia tutt’altro che trionfale, fra troni usurpati, mogli insidiate e figli assetati di vendetta.
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Cicero e Verre eroi non per caso
(Il Romanista – V.Meta) – Mitologia vuole che il ritorno in patria degli eroi vincitori sia tutt’altro che trionfale, fra troni usurpati, mogli insidiate e figli assetati di vendetta.
Non così per Amato Ciciretti e Valerio Verre, eroi adolescenti di un’Italia che senza di loro starebbe piangendo una clamorosa eliminazione dall’Europeo Under 19. Per i due, come per il resto della colonia romanista - oltre a Caprari e Sabelli in Svezia c’era anche l’esordiente Barba - non c’è tempo per le celebrazioni, figuriamoci per improbabili regolamenti di conti: domani a Trigoria arriva la Reggina prima in classifica, poco importa che siano rientrati in Italia mercoledì e solo ieri siano tornati ad allenarsi. Per la stanchezza ripassare più tardi, prego, adesso gli eroi hanno di meglio da fare. Proveranno a chiudere in qualche cassetto anche le emozioni di un martedì d’oro per l’Under 19, trascinata alla seconda fase dei campionati Europei di categoria (si giocherà in Estonia a Primavera, sorteggio dei gironi il 29 ottobre) dalle reti dei più piccoli della comitiva.
Valerio Verre ormai ci è abituato: dopo due scudetti sotto età, era l’unico ’94 sia con Luis Enrique sia con Evani, ct che lo avrebbe fatto esordire con i più grandi già in un’amichevole di fine estate, se la Roma non lo avesse trattenuto per permettere al tecnico spagnolo di mandarlo in panchina all’Olimpico contro lo Slovan. Di quella maledetta partita Verre giocò gli ultimi venti minuti, i primi in assoluto con la maglia numero 94 sulle spalle, «ma sopo una serata così non mi andava proprio di festeggiare» disse il centrocampista agli amici. Così il debutto in Under 19 è stato rimandato alle gare che contavano, ma Evani non si è fatto problemi di ordine anagrafico e non solo l’ha schierato dal primo minuto in tutte e tre le sfide contro Romania, Svezia e Azerbajgian, ma nell’ultima e decisa gara con gli azeri ha pure lasciato che fosse lui ad andare sul dischetto poco prima del quarto d’ora, con il punteggio sullo 0-0. Due giorni prima a battere il rigore concesso contro la Svezia - più o meno nello stesso momento della partita - era andato Mattia Valoti, una panchina in serie A con il Milan che per strappare la comproprietà all’Albinoleffe ha dovuto sborsare più di cinquecentomila euro. Rigore sbagliato, Italia che si sarebbe fatta raggiungere sull’1- 1 e discorso qualificazione rimandato alla terza e ultima partita. Verre, che i rigori si è sempre preso la responsabilità di batterli, non ha esitato nemmeno stavolta: rincorsa, tiro, gol, 1-0 e Italia qualificata
. Almeno fino a quando gli azeri hanno trovato l’1-1 che a venti minuti dalla fine rischiava di tagliare le gambe agli azzurrini. Storie. Perché nel frattempo Evani aveva mandato a scaldarsi il più giovane della panchina, uno che è nato appena dodici giorni prima di Verre, solo che fra quei giorni c’è il capodanno e allora si fa presto a dire che hai un anno in più. Anche Amato Ciciretti è uno abituato a vedersela con quelli più grandi, ma anche a cavarsela sapendo che dove non arriva l’età o il fisico arriva sempre quel suo sinistro che trafigge. E se Verre è il bambino prodigio in nazionale da quando aveva quindici anni, Amato ci è arrivato meno di un anno fa e proprio con Evani, otto presenze e due gol - entrambi su rigore - con l’Under 18. Quelle di Svezia erano le sue prime gare ufficiali, ne ha giocate due su tre ma nessuna da titolare, anche perché là davanti la concorrenza è talmente agguerrita che uno come Caprari è finito in panchina e Piscitella addirittura fuori dai convocati. Sette minuti con gli svedesi, un quarto d’ora con l’Azerbajgian, subentrando all’interista Pecorini una decina di minuti dopo il gol del pari, con l’Italia virtualmente eliminata. Sembrava finita. Ma per chi in zona Cesarini ci è nato, non può mai essere troppo tardi. Terzo minuto oltre il novantesimo, tiro, gol, 2-1, tutti in Estonia. Cicero, come lo chiamano i compagni ma non solo - basti pensare allo striscione che fece il giro della Toscana ai tempi dello scudetto Allievi - ha sbrogliato tutto ancora una volta e può concedersi un lungo abbraccio con Verre, gemello mancato per dodici giorni appena. E pensare che con quei nomi lì, avrebbero dovuto starsi abbastanza antipatici
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