(Gazzetta dello Sport - A. Pugliese) - Alla fine, il quesito è capire se è stato un fallimento o no. Di certo, le sfumature di una stagione negativa ci sono tutte. «È stata un’annata difficile rispetto a quella passata, in cui avevamo fatto un miracolo — ha detto ieri il direttore operativo Gian Paolo Montali —.
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Ciao Sensi: “E' una Roma che doveva fare di più”
(Gazzetta dello Sport – A. Pugliese) – Alla fine, il quesito è capire se è stato un fallimento o no. Di certo, le sfumature di una stagione negativa ci sono tutte. «È stata un’annata difficile rispetto a quella passata, in cui...
Non abbiamo risposto alle aspettative, ci attendevamo tutti qualcosa di più, ma il calcio è fatto così» . Già, è fatto così. Anche se la nuova Roma, quella degli americani, sperava di cominciare in modo diverso, dalla Champions. Una Roma, verso la quale, c’è un’attesa infinita, anche nei massimi vertici federali («Guardo alla nuova società con fiducia e curiosità» ha detto Giancarlo Abete, presidente della Federcalcio). Fallimento sì o fallimento no, quindi? Vincenzo Montella, che ha ricevuto ieri dall’Ussi il premio Arancio, la vede dal suo punto di vista, quello di chi ha guidato la squadra negli ultimi tre mesi, dopo averla presa in una situazione di grandissima difficoltà. «Se non recuperare nove punti alle due squadre che ti precedono (Lazio e Udinese, ndr) vuol dire fallimento, allora sì, si può anche dire così— risponde con un po’ di sarcasmo l’attuale tecnico giallorosso — Ma c’è da tenere conto di tante cose, di come ho preso la squadra, della classifica deficitaria. Certo, potevamo fare meglio in Coppa Italia, ma davanti avevamo l’Inter e sono state due partite molto equilibrate» .
Due partite che, qualificazione alla Champions a parte, potevano dare un altro senso alla stagione, con una finalissima (quella del 29 maggio) da giocare e un trofeo da vincere. «Anche se l’amaro resta per la partita con il Palermo, una sconfitta che brucia ancora — chiude l’Aeroplanino — Avessimo vinto quella gara, ci saremmo potuti giocare fino in fondo le chances per il quarto posto finale» . Tra i saluti, ieri mattina è arrivato anche quello di Maria Sensi, moglie di Franco e madre di Rosella. Un pezzo di storia giallorossa anche lei, spesso in disparte, ma sempre «pesantissima» e fondamentale nelle decisioni del marito, quando la Roma era roba sua. «Mi dispiace uscire così dalla Roma, è la cosa che addolora di più, sia me, sia mia figlia Rosella. Si poteva benissimo uscire in un’altra maniera», dice la Sensi, anche lei commossa e premiata alla festa dell’Ussi. Resterà sempre nel cuore dei tifosi giallorossi, anche se probabilmente non toccherà i picchi di Donna Flora, la moglie di Dino Viola, che fu la prima donna presidente della serie A (nel 1991, anche se solo per tre mesi, subito dopo la morte di Dino, ndr). «Ma il percorso della famiglia Sensi lo conosciamo tutti— chiude Giovanni Malagò, presidente del circolo Canottieri Aniene — Questo è la conclusione di una formidabile passione che è stata quella di Franco Sensi» . In tal senso, la parola fallimento è vietata. Il suo amore per la Roma era roba vera.
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