rassegna stampa roma

Chi si rivede, Pure con Montella è la Roma di Taddei «Indispensabile»

(Gazzetta dello Sport) Ci vuole abilità per vivere in equilibrio tra la facilità dell’estremo e le difficoltà della normalità. Tra la naturalezza con cui si esprime il talento e la routine con cui si presentano certe fatiche quotidiane.

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(Gazzetta dello Sport) Ci vuole abilità per vivere in equilibrio tra la facilità dell’estremo e le difficoltà della normalità. Tra la naturalezza con cui si esprime il talento e la routine con cui si presentano certe fatiche quotidiane.

Rodrigo lo sa, tutta l’esistenza sospeso come un trapezista tra il volo e il vuoto, il filo e la rete. La vita lo ha messo alla prova con tutto il repertorio: distacchi, dolori, separazioni, amori. Vicende tragiche e bellissime, si è inabissato ed è risalito, è caduto e si è rialzato. E il calcio, pure, sono anni che gli presenta il conto: quante volte su e giù, come un ascensore, lui che era un mostro di regolarità, tra l’esecuzione di un Aurelio (lo ricordate?) e il trattamento di uno strappo muscolare, tra un gol in rovesciata e una fitta al polpaccio, una passeggiata nel cielo e un ritorno sulla terra.

Ora sta a mezz’aria, Taddei, come la Roma: di nuovo in volo, ma quando, dove, come atterrerà? Ancora tu Firenze lo attende al varco, ancora una volta. C’è anche questa città bellissima e fiera, generosa e crudele nel destino di Rodrigo Taddei. C’è il ricordo di una notte di tre anni e mezzo fa. Un giorno di settembre ancora caldo, una serata tra amici, allegria, schemi, gol, poi un’interruzione violenta, uno strappo. Lesione tra primo e secondo Rinato nel 4-2-3-1 dell’Aeroplanino, come ai tempi di Spalletti. Nel 2007 un brutto infortunio contro i viola grado al gemello del polpaccio destro, fu la prima diagnosi. Il 26 settembre 2007, una data spartiacque: c’è stato un Taddei prima e ce n’è stato un altro dopo. Un infortunio rognoso, ma come tanti, fu il primo commento. E invece fu l’inizio di un calvario.

Fu quella sera che Rodrigo prese quell’ascensore, portato su e giù per un paio di stagioni, un mese in garage e un paio di partite all’ultimo piano, dove gli pareva di toccare il cielo con la punta dello scarpino ma un istante dopo era di nuovo giù, nei sotterranei, a curarsi. Di nuovo lui Quanta sofferenza, e quante ripartenze. Rodrigo non ha mai smesso di riproporsi, a centrocampo, nella vita. Con tenacia e talento, è riuscito a coniugarli. È un personaggio dicotomico, Taddei: ha un’anima brasiliana e una filosofia tedesca. Ha il guizzo di una sportiva e la regolarità del diesel.

Ha accelerato, ha mantenuto, è arrivato. Riecco quel giocatore fondamentale di cui Spalletti non sapeva fare a meno, quell’equilibratore che oggi, nello stesso modulo, viene riproposto, sempre per via di quell’unicità. «Poche squadre si possono permettere un giocatore come Taddei— ha detto Montella dopo il derby —, prezioso perché capace di fare le due fasi con eguale efficacia» .

Non è un caso che Rodrigo sia ripartito pure con l’Aeroplanino. Un altro che ha vissuto in equilibrio, tra il talento e le fatiche quotidiane. «È stata una scommessa ma lo abbiamo visto da subito lavorare moltissimo— ha detto Bruno Conti a proposito di Montella —. È uno che studia e si aggiorna con la massima voglia e professionalità» . Sta parlando di Taddei?