(Il Romanista - C.Zucchelli) Qualche sorriso, tanta tensione, i consigli, il calcione al pareggio di Giacomazzi. E ancora le indicazioni per il rigorista, la chiacchierata con Borriello e poi gli abbracci. I 90 minuti dell’aeroplanino gesto dopo gesto, fino alla vittoria finale. "E arriverà quell’abbraccio che ti scalderà...".
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Che panca sarebbe senza Montella
(Il Romanista – C.Zucchelli) Qualche sorriso, tanta tensione, i consigli, il calcione al pareggio di Giacomazzi. E ancora le indicazioni per il rigorista, la chiacchierata con Borriello e poi gli abbracci. I 90 minuti dell’aeroplanino...
Cantavano così, Emma e i Modà, venerdì sera a Lecce mentre le squadre tornavano negli spogliatoi dopo il fischio finale. La canzone arrivata seconda all’ultimo Festival di Sanremo ha fatto da colonna sonora agli abbracci liberatori tra Montella e i suoi collaboratori non appena Damato aveva sancito l’ufficialità della vittoria romanista. Abbracci che si sono poi ripetuti in campo con i giocatori: Burdisso il primo, poi Riise e Mexes, infine Borriello, con cui l’allenatore ha parlottato fino a che Marco non è arrivato in prossimità della postazione Sky, pronto per essere intervistato. Solo a quel punto Montella si è allontanato, facendo un rapido saluto ai tifosi sistemati nel settore ospiti e scendendo le scalette degli spogliatoi con un sorriso rilassato. Finalmente, visto che la tensione era stata la sua più fedele compagna durante i 90 minuti al Via del Mare. Arrivato insieme alla squadra intorno alle 19.20, tra i primi a scendere dal pullman in completo ufficiale, Montella sembrava teso. Qualche sorriso, poi sempre insieme ai suoi ragazzi. Durante il riscaldamento, ha seguito - come di consueto - da vicino la fase di riscaldamento atletico, poi ha iniziato a dare consigli a tutti i giocatori. In particolare ai due centrali, Mexes e Burdisso. Non era la prima volta che lo faceva e il perché lo ha spiegato lui stesso: «Per noi la priorità è non prendere gol». A Lecce questo non è successo (1 gol subìto), così come col Parma (2). Solo a Bologna la porta romanista è rimasta violata e questo è un aspetto su cui Montella dovrà lavorare ancora, in particolare con Riise, la cui fascia è spesso terreno fertile per gli avversari. John è in un periodo difficile e Montella, in questo caso più da ex compagno che da allenatore, gli è accanto continuamente. Gli batte le mani dopo un intervento giusto, lo sprona, ci parla fino a sgolarsi quando magari il norvegese è dalla parte di campo opposta rispetto alla sua. A Lecce lo ha fatto spesso, rimanendo impassibile durante le tante occasioni del Lecce nel secondo tempo salvo poi imprecare dopo il pareggio di Giacomazzi, dando un calcio (ovviamente di sinistro) alla prima cosa che gli è capitata a tiro nei pressi della panchina. La sensazione, forte, è che, se avesse potuto, sarebbe entrato direttamente in campo. Russo, il suo secondo, ci ha parlato, Andreazzoli idem, lui ha continuato a incitare la squadra. Quando poi c’è stato il rigore, con Pizarro e Borriello ha contendersi il pallone, ha gridato: «Lo deve tirare Pizarro», con De Rossi e Perrotta che, in campo, stavano già traducendo le sue indicazioni allontanando l’ex attaccante del Milan dal dischetto. Borriello sta attraversando un momento difficile e anche con lui Montella parla molto, tanto da "difenderlo" a fine partita davanti a microfoni e telecamere: «Sono cose che succedono. Se ci fossi stato io l’avrei tirato senza dubbio...», ha detto sorridendo. Salvo poi farsi serio a quattro occhi col giocatore, cui ha ricordato che in campo bisogna stare attenti a qualsiasi atteggiamento. Perché è anche da queste cose che si vede una grande squadra. E Montella lo sa bene. Ecco perché riesce a coinvolgere così tanto nelle sue idee e nel suo progetto tutti i giocatori.
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