rassegna stampa roma

Cellino: Dietro c’è un italiano

(Corriere dello Sport – A.Maglie) – «Il mio americano non era tanto americano visto che solitamente si immaginano pieni di dollari. Quello con cui trattai io dollari non ne aveva».

Redazione

(Corriere dello Sport - A.Maglie) - «Il mio americano non era tanto americano visto che solitamente si immaginano pieni di dollari. Quello con cui trattai io dollari non ne aveva».

Vincenzo Matarrese rac­conta con un pizzico di ironia la sua esperienza. La Roma sembra deci­samente avviata a finire nelle mani dei «bostoniani». Lui, invece, stava per consegnare il Bari ai texani, quelli col cappellone bianco a falde larghissime: « Firmammo pure un pre-contratto. Ma poi scom­parirono ». Thomas DiBe­nedetto non sa­rà la riedizione di Tim Barton anche perché del nuovo «pa­drone » della Roma si sa vita morte e miracoli, mentre i contorni dell’uomo ( e del suo portafoglio) che trattò com Ma­tarrese i contorni sono rimasti sfu­mati (lo sono a tutt’oggi). «Cosa pos­sono dare gli americani al nostro calcio? I soldi perché dal punto di vista della tecnica gestionale non credo che gli italiani abbiano molto da imparare» , afferma il presidente del Bari.

 

CAUTELE -Le notizie sono ancora scarne, la compravendita non è sta­ta ancora perfezionata. Prevale la cautela. Anche all’ambasciata ame­ricana, anzi soprattutto all’amba­sciata americana. Da via Veneto, in­fatti, fanno sapere che l’ambascia­tore, David Thorne non« rilascia commenti su operazioni finanziarie in corso » .E sulla medesima linea si muove Maurizio Beretta, presidente della Lega di serie A:«Per principio non intervengo mai nelle questioni che riguardano le società. Posso so­lo esprimere l’augurio che la vicen­da si risolva con la piena soddisfa­zione di tutti gli interessati».Da «vi­cino della porta accanto», si mantie­ne sul generico il presidente della Lazio, Claudio Lotito, intervenendo alla trasmissione di Radiodue, «Un giorno da pecora»:«Mi auguro che la Roma vada alla persona più idonea per qualità morali e possibilità economi­che anche se queste, da qui a un anno e mezzo, non incideran­no più in modo signifi­cativo per il fair playfinanziario » .

MENTE ITALIANA -Il mondo dei presi­denti cerca di capire come nasce e si sviluppa l’operazione. Massimo Cel­lino, presidente del Cagliari, gli americani li conosce bene: per un paio di anni ha vissuto più a Miami che in Sardegna. Ecco perché è giunto alla conclusione che questa operazione non è tutta farina del sacco americano. Spiega:« Negli Usa ho provato a metter su una squadra di calcio. Ci ho rinunciato perché da quelle parti il pallone non piace e non susciterà mai le passio­ni che suscita qui da noi. Ecco per­ché mi ha sorpreso la notizia della vendita della Roma a un america­no. Loro vivono lo sport in maniera diversa rispetto a noi: hamburger,patatine, molto rilassati, non sento­no lo stress della partita. Fatico a immaginare che una persona che viene da quelle parti possa calarsi nei nostri panni. Una cosa è certa: gli americani i soldi non li buttano. E io ho la netta sensazione che die­tro il progetto americano vi sia una mente italiana, qualcuno che cono­sce perfettamente il nostro calcio».

RICCHI SCEMI -Zamparini non ha pe­li sulla linguaAvrei preferito che la Roma fosse finita nelle mani di un imprendito­re della Capi­tale. Sincera­mente credo poco ai capita­li che arrivano dall’estero e il motivo di que­sto scetticismo è molto sempli­ce: noi presidenti italiani siamo gli ultimi beoti disponibili sulla piazza, perché nel nostro calcio i soldi si mettono e non si fanno».Ma c’è an­che chi dalla novità è incuriosito. Claudio Fenucci, amministratore delegato del Lecce, viene dal mondo finanziario, cioè da un mondo in cui i capitali viaggiano da un capo al­l’altro del mondo:«Non conosco le persone, la loro storia imprendito­riale, potrebbero però dare una spinta alla trasformazione delle so­cietà di calcio in vere e proprie me­dia- company. Almeno i programmi mi sembrano essere questi. Bisogna anche dire che nel calcio puoi ela­borare i più bei progetti del mondo ma poi per farli camminare servono successi e investimenti».