(Corriere dello Sport - Lino Cascioli) - I lupi, si sa, perdono il pelo, perdono le occasioni, perdono gli allenatori, ma non perdono il vizio. Stavolta però perdono anche Pizarro, che adesso è il giocatore della Roma che rischia di più, da quando tutti hanno avuto la prova provata che la Roma, questa Roma, dipende soprattutto da lui.
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C’è bisogno urgente di Pizarro ma la dipendenza è inquietante
(Corriere dello Sport – Lino Cascioli) – I lupi, si sa, perdono il pelo, perdono le occasioni, perdono gli allenatori, ma non perdono il vizio. Stavolta però perdono anche Pizarro, che adesso è il giocatore della Roma che...
Montella il suo compitino lo aveva fatto bene: modulo tradizionale, intensità di gioco, scambi più veloci. Il tutto orchestrato dal cileno in cabina di regia. Una Roma ordinata, tonica e puntuale che senza fare grandi cose, senza ricorrere a grandi giocate, tenendo anzi i suoi campioni alla briglia, aveva facilmente maturato un tranquillo vantaggio, sfruttando due occasioni da calcio piazzato. Poi, è vero, ha perso l'orchestratore della manovra. Ma senza Pizarro ha retto per mezz'ora senza subire un tiro in porta. I limiti della squadra sono riapparsi quando il Parma, perso per perso, ha deciso di aggredirla. E a questo punto, come era successo a Genova, come era accaduto in otto altre partite, la squadra si è sgretolata come una meringa. Montella ha dimostrato d'essere lucido e bravo. Ci ha fatto capire che conosce a fondo la Roma e i suoi giocatori. Siamo certi che a lasciarlo lavorare saprà fare meglio e di più. Ma ridurre tutti i problemi della Roma all'allenatore è stata una penosa bugia per salvare altre più gravi responsabilità circa il declino della squadra, che dura da troppo tempo, perché le risorse personali di qualche giocatore possano continuare a nasconderlo. Chi segue questo gioco ormai da cinquant'anni ( ahimè) sa, per esperienza, che il calcio è come la luna: se non cresce, cala. E la Roma ha smesso di crescere dopo l'ultimo scudetto. Per mettere riparo ai guasti, ha fatto ricorso a lavori di restauro anche di una certa entità, mentre l'edificio di gioco si logorava. Ma poi succede che cominciano i cedimenti, che si fanno più manifesti quando la pressione avversaria aumenta. Il resto sono chiacchiere e tabacchiere di legno, che il Monte di Pietà non accetterà mai in pegno.Ci consola solo il pensiero che i nuovi padroni della Roma non potranno essere ingannati da presunte rinascite della vecchia squadra. Né potranno puntare a semplici ritocchi. Ci vuole un radicale, paziente piano di rilancio, salvando quello che c'è salvare di questa Roma, ma tracciando, assieme al tecnico, a cui affideranno la responsabilità di gestirlo, un programma di ricostruzione serio, coerente e ragionato. Prendersela con l'allenatore è solo una vigliaccata e Ranieri non ha bisogno di assumere le sue difese. I problemi che ha dovuto affrontare li conosciamo tutti. E sappiamo anche che alla fine è stata anche colpa sua, specie quando ha pensato di ricondurre la squadra sui giusti binari, rompendo con alcuni giocatori, colti in flagrante difesa dei propri interessi personali.Il romanticismo nel calcio è finito da un pezzo. La crisi della Roma rivela in modo vivo ed attuale che nella Roma, in questi ultimi anni si è respirato troppo odore di chiuso e l'ipotesi che si trattasse solo di scelte sbagliate dalla panchina è sempre molto piaciuta a qualche tifoso illuso e a qualche critico troppo indulgente. Per adesso non ci resta che sperare che Pizarro recuperi presto. Anche se questa Roma, che sembra dipendere da un solo giocatore è l'immagine più inquietante della crisi.
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