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Cassano shock. Totti: «Forza Anto’»

(Il Romanista – C.Zucchelli) – Era appena finita Roma-Milan quando Zlatan Ibrahimovic, mentre era atteso per l’intervista come migliore in campo, si è messo in ginocchio al centro del campo.

Redazione

(Il Romanista - C.Zucchelli) - Era appena finita Roma-Milan quando Zlatan Ibrahimovic, mentre era atteso per l’intervista come migliore in campo, si è messo in ginocchio al centro del campo.

I tifosi rossoneri cantavano, quelli della Roma stavano lasciando lo stadio. Accanto al giocatore solo Thiago Silva. Che prende una bottiglietta d’acqua e la porge al compagno. E’ un attimo: Ibra se la versa addosso, il brasiliano gli fa aria con la maglietta. Un malore lieve, neanche il primo per il giocatore in rossonero (un anno fa, dopo Milan-Genoa 1-0 aveva addirittura vomitato in campo), che però sabato sera era passato quasi inosservato. Adesso va registrato, invece, come puro dato di cronaca. Tanto più in questo momento dove tutti gli occhi sono puntati sulle condizioni, ben più serie, di Antonio Cassano.

L’ex romanista migliora. E’ ancora ricoverato al policlinico di Milano, dove è assistito dai medici, dalla moglie Carolina e dalla mamma Giovanna (la più provata, ieri si è presentata in lacrime davanti ai giornalisti lasciandosi sfuggire solo un "speriamo speriamo"). Tanti i messaggi e le telefonate che gli arrivano e a cui Cassano, che parla e cammina, risponde. In serata anche Totti, attraverso il suo sito, ha mandato un incoraggiamento: «Antonio, ti aspetto alla partita di ritorno a Milano e sbrigati ad uscire dall’ospedale perchè sono sicuro che i medici e gli infermieri già non ne possono più di te e dei tuoi scherzi. La cosa importante è che tu stia bene. Forza, Antonio!». Galliani, prima di partire per la trasferta di Champions ha detto di "averlo sentito sereno", cosa poi confermata anche dall’allenatore rossonero Allegri. «L’ho sentito al telefono e Antonio sembrava il solito, al momento è come se non fosse successo nulla», ha invece dichiarato il suo agente, Beppe Bozzo, entrando nel reparto di neurologia del policlinico milanese. Impossibile sapere quando il giocatore potrà tornare a casa e quando potrà riprendere l’attività agonistica. Cassano, che è assistito continuamente anche da Stefano Mazzoni, membro dello staff sanitario del Milan, ha chiesto che fosse mantenuto il massimo riserbo sulle sue condizioni e così sta succedendo. Anche il giornalista Pierluigi Pardo, amico stretto di Antonio e autore della sua biografia, ieri lo è andato a trovare: «Sta bene, cammina, parla, è vigile: vorrei sentire un medico ma mi sembra che sia tutto ok, mi sembra una cosa buona».

Le certezze quindi al momento sono poche e riguardano i sintomi più evidenti del malessere: afasia, ovvero difficoltà nel parlare, vertigini con perdita dell’orientamento, vista annebbiata, spossatezza. L’Ansa, alle 19.14 di ieri, parlava di "ictus ischemico" ma il Milan non ha confermato: "La società non commenta diagnosi e voci provenienti da fonti che non siano società o Policlinico in attesa di ulteriori accertamenti ed esami medici che stabiliranno l’effettiva diagnosi". I problemi di Cassano seguono, a distanza di poco tempo, quelli di un suo compagno di squadra, Rino Gattuso, alle prese con una paresi del nervo ottico che ne mette a rischio il resto della carriera: "Ci siamo rivolti a specialisti, siamo in contatto con un neurochirurgo americano e con il dottor Campos che continua a seguire costantemente il giocatore - le parole del medico rossonero Tavana - Le terapie stanno dando qualche frutto; le paralisi del sesto nervo cranico (la patologia da cui sarebbe affetto Gattuso, ndr) per il 25% hanno cause ignote e a volte si risolvono spontaneamente" Nell’ambiente rossonero aleggia una certa preoccupazione per questi casi di problemi neurologici ma Adriano Galliani, almeno ufficialmente, si dice tranquillo e parla soltanto di casualità: " I giocatori possono avere problemi che capitano a qualsiasi persona: quando succede ad un calciatore, la situazione fa più rumore. Di sicuro sono fatti che colpiscono, perché si pensa che certe cose non possano succedere ad un atleta