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Carboni: «Cara Roma raggiungi il tricolore»

(Il Romanista – M.Macedonio) Due stagioni in maglia blucerchiata, prima delle sette che, a partire dall’estate del ‘90, lo avrebbero visto indossare quella giallorossa.

Redazione

(Il Romanista - M.Macedonio) Due stagioni in maglia blucerchiata, prima delle sette che, a partire dall’estate del ‘90, lo avrebbero visto indossare quella giallorossa.

Un doppio ex, Amedeo Carboni, che di sfide tra Sampdoria e Roma ne ha quindi vissute e giocate tante.

«Ho bei ricordi con tutt’e due le squadre» dice l’ex difensore, al telefono dalla “sua” Valencia, la città in cui vive con la famiglia e dove è tornato nei giorni scorsi dopo la brusca conclusione dell’esperienza come secondo di Rafa Benitez all’Inter («Devo ancora definire il mio rapporto con la società – dice – ma lo farò a breve»).

Quanto a Samp-Roma, ce ne sono un paio, tra quelle giocate a Marassi in giallorosso, che videro gli ospiti vittoriosi: la prima è del ‘93/94, quando la Roma si impose per 1-0 con gol di Balbo, l’altra nel ‘96/97, per 2-1, con Moriero e ancora Balbo. Hai un qualche ricordo di quelle gare? «Di episodi legati a quelle, come ad altre sfide tra Samp e Roma, ce ne sarebbero tanti da ricordare. Ma quello che mi torna alla mente, sia vestendo l’una che l’altra maglia, è soprattutto il fatto che fossero spesso belle partite, molto combattute, sia che si giocasse a Roma come a Genova».

Un legame forte quello che ti porti dietro rispetto ad entrambe. «Gli anni di Roma sono stati importanti per me. Ma anche quelli con la Samp, perché nel primo vincemmo una Coppa Italia, a Marassi, e nel secondo, prima che venissi via, conquistammo la Coppa delle Coppe. Una Coppa Italia, comunque, la vinsi anche da giallorosso, nella mia prima stagione a Roma e proprio a Marassi contro la Samp. Per me restano due belle società, l’una in una realtà più piccola e, quindi, con un’organizzazione a misura di una città come Genova, l’altra in una piazza molto più difficile, per la tanta pressione che esercita, ma con una tifoseria altrettanto calda. Con un grande attaccamento ai colori e, soprattutto, la capacità di dare sostegno alla squadra nei momenti meno facili, così come di muoverle, giustamente, le dovute critiche. Spesso meritate, come accadde anche a noi».

Che idea ti sei fatto della Roma di quest’anno? «La Sampdoria sta facendo un campionato che mira ad una buona posizione, penso a un posto in Europa League, mentre per la Roma arrivare in Champions è un obiettivo primario. E, guardando alla squadra, ritengo che possa anche puntare più in alto e cercare di vincerlo, il campionato. Come le stava riuscendo lo scorso anno, quando lo perse proprio in occasione di quella gara con la Samp…».

In alcune partite, vedi quella col Bayern o l’ultima con il Catania, la squadra è riuscita a ribaltare il risultato mettendo in campo, tutti insieme, nel finale,Menez, Totti, Borriello e Vucinic. Come vedresti un loro utilizzo dall’inizio? «Nei panni del tifoso mi piacerebbe certamente, perché sarebbe un bello spettacolo. Ma in quelli dell’allenatore, è dura. Almeno nell’arco dei novanta minuti. Che non vuol dire che non si possa fare negli ultimi venti, quando c’è la necessità di recuperare e si sommano voglia di fare e spirito di sacrificio. I fatti lo hanno dimostrato. Ma dall’inizio… resta solo un mezzo sogno. Per carità, tutto si può fare nella vita. Ma serve che uno si dimentichi di essere un attaccante e un altro un difensore. Perché, come quando vi si ricorre negli ultimi minuti, serve attaccare e difendere in undici. E, per un’intera partita, è impresa ardua».

Tornando a quest’ultima sfida di andata, come te l’aspetti? «Le gare dopo la sosta sono sempre difficili da giudicare. Ci sono stranieri che tornano da viaggi lunghi, e molti accusano ancora la stanchezza. Sono partite che anche solo per questo diventano apertissime. Certo, se guardiamo ai valori in campo, la Roma parte favorita, ma bisogna fare attenzione, perché i giudizi fuori dal campo non sempre corrispondono a quanto accade sul campo».

La partenza di Cassano può incidere? «La qualità del giocatore è indiscutibile e difficile da sostituire. Ma non è escluso che, sul piano del collettivo, la cosa possa anche rivelarsi un beneficio. Nessuno può avere la certezza dell’una o dell’altra cosa».

C’è un risultato che ti auguri? «Sono sincero: non ho preferenze. Da tifoso di entrambe, è davvero una di quelle partite in cui mi piace poter dire “che vinca il migliore”».