(Il Romanista - L.Pelosi) - Ci sarà sempre un filo che lega Roma e Siena. C’è fin dal principio e in principio fu una lupa che allatta due gemelli, anche in Toscana. Così si salvarono Aschio e Senio, figli di Remo e perseguitati dallo zio Romolo, secondo la leggenda.
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Capitan Futuro, rotta sul Siena
(Il Romanista – L.Pelosi) – Ci sarà sempre un filo che lega Roma e Siena. C’è fin dal principio e in principio fu una lupa che allatta due gemelli, anche in Toscana. Così si salvarono Aschio e Senio, figli di Remo e perseguitati...
La lupa è ancora nel simbolo araldico di Siena, città- sorella di una Roma dove è nato uno dei suoi ex calciatori: Alberto De Rossi, papà di quel Daniele che Luis Enrique ha nominato timoniere della Lupa di oggi. Rigorosamente capitolina, da condurre in porto con una vittoria. Non si poteva scegliere un timoniere migliore, vista la forma dimostrata a San Siro e visto che lui che viene da Ostia di cose di mare se ne intende. E forse anche visto che si gioca contro la squadra della città “sorella di latte”, che peraltro ha un presidente romano, romanista e amante del mare. Gli intrecci continuano e non è certo fermandosi a Daniele De Rossi che si fermano. Perché per lui Siena non è solo la città dove ha giocato il papà, ma è anche il posto dove ha segnato uno dei suoi gol più belli. 12 febbraio 2006, un tiro scagliato da almeno 30 metri, la palla che a un certo punto gira in maniera tale che nessun portiere possa prenderla.
E una corsa infinita, perché va a sbattere contro i tifosi della Roma e quel tipo di corsa non finisce mai. Ma Siena è anche quel posto dove in tanti, troppi, hanno cominciato a sentirsi Aschio e Senio come se lui fosse lo zio Romolo. E l’hanno colpito nell’intimo, il 13 settembre 2009, ricoprendo d’insulti irriferibili e irricevibili lui e il suocero morto da poco. La Roma vinse, a fine partita lui urlò di rabbia, di gioia, alzando i pugni ovunque, diventando rosso. E crollò. Pianse, tremò. Ci vollero 4 o 5 compagni per calmarlo e riportarlo negli spogliatoi. Era la terza partita del campionato, la Roma cercava la sua prima vittoria in campionato. Con questo pensiero, forse, quel ricordo può trasformarsi in una spinta. Di quelle che sanno dare i timonieri. Dai senesi si è preso di tutto. Si è preso pure un “porco!” ripetuto ad libitumda Barnetta, pardon Beretta (Certo che Mourinho, quando ci si mette, sa colpire...), che lo accusava di... essersi preso una gomitata da Brevi. E nelle brevi finì, mentre quando le gomitate le ha date lui la prima pagina non gliel’ha mai tolta nessuno. Lui che è un timoniere e quindi sa spingere anche i compagni, in prima pagina. Il 31 gennaio 2010, Stefano Okaka mentre chiude la valigia per Londra, s’inventa un colpo di tacco al novantesimo contro il Siena e corre verso la Sud. Dietro di lui corre Daniele, agita le mani: «Che hai fatto! Che hai fatto!».
Corre, lo raggiunge, gli monta sopra. Era il secondo gol in Serie A di Okaka. Il primo l’aveva fatto a Siena, nel 2006, e aveva corso sotto i tifosi della Roma. De Rossi aveva corso, l’aveva raggiunto, gli era montato sopra. Corse e ricorse storiche. C’è da correre anche oggi, per Daniele De Rossi, che a Milano ha dimostrato (ma a chi? E ce n’era bisogno, in fondo?) di saper correre nella maniera perfetta per questa squadra. Arretra quando deve, avanza quando può. Fa partire l’azione, la chiude e finora è anche l’unico che ha segnato. Sta ovunque, cioè là dove lo vuole Luis Enrique, il tecnico della Roma rivoluzionaria. Già, la rivoluzione culturale, come quella di Mao, che era detto, appunto, “il grande timoniere”. Forse non serve arrivare a tanto, forse basta portare nel cuore e sul timone la Lupa. Capitolina però, mica senese.
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