(Il Romanista - M.Macedonio) Non nasconde di essersi sentito lusingato, l’avvocato Dario Canovi, pur dall’alto della sua grande esperienza come procuratore di giocatori e profondo conoscitore del mondo del calcio.
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Canovi: “Roma in buone mani”
(Il Romanista – M.Macedonio) Non nasconde di essersi sentito lusingato, l’avvocato Dario Canovi, pur dall’alto della sua grande esperienza come procuratore di giocatori e profondo conoscitore del mondo del calcio.
Le parole di apprezzamento espresse da Mark Pannes, il manager della Raptor Accelerator, lo hanno sorpreso piacevolmente. Anche se ci tiene a dire che il loro è stato un incontro del tutto fortuito. «Ero andato a trovare Thiago Motta - racconta Canovi - nel ritiro della Nazionale, al Parco dei Principi, e lì ho incontrato l’avvocato Baldissoni. Mi sono fermato a salutarlo e, poco dopo, è arrivato questo signore, Mark Pannes appunto, che non conoscevo, e che mi è stato presentato come la persona che lavora al marketing della Roma. Siamo rimasti a parlare una decina di minuti. Con me c’era anche mio figlio Alessandro. E siccome Baldissoni ha detto a Pannes che ero stato io a suggerire il nome di Luis Enrique a Sabatini, mi son trovato a ricevere i suoi ringraziamenti. Stamattina (ieri, ndr) ho letto di queste sue dichiarazioni nei miei confronti, soprattutto quella in cui si dice che di persone come me ce ne dovrebbero essere di più, e non nego di aver provato soddisfazione. Perché, checché se ne dica, i complimenti fanno sempre piacere. A maggior ragione se vengono da una persona con cui ho avuto un rapporto di soli pochi minuti»
Che impressione ha tratto lei, invece, dal suo incontro con Pannes? Ho sempre sostenuto che noi italiani, se volevamo imparare come si fa lo sport da un punto di vista economico, dovevamo già da tempo andare negli Stati Uniti o in Canada. L’ho detto trentacinque anni fa in una commissione paritetica tra Lega e Federcalcio. E invece mi pare che, anche a distanza di anni, non abbiamo imparato molto e siamo molto poco cresciuti sotto questo profilo. Quanto a Mark Pannes, ho letto anche che è il dirigente cui fa capo il settore marketing e new media della società di DiBenedetto. E allora, dico che questo fa ben sperare.
Un settore, questo, che nel tempo può davvero imprimere una svolta importante alla società. Qualche anno fa, quando era dirigente del Real Madrid, Arrigo Sacchi mi disse che in quella società c’erano qualcosa come 36 o 37 persone che si occupavano di marketing. “E sai – mi chiedeva – quanti ce n’erano al Milan quando ero lì? Tre!”. Basti dire che al Real comprano i giocatori anche sulla base di quante magliette faranno vendere. Una volta ho anche letto che l’acquisto di Ronaldo era stato interamente ammortizzato con i proventi del merchandising. E addirittura in pochi mesi».
Gli americani sembra vogliano puntare soprattutto su tale aspetto. C’è una cosa che ho sempre detto e che ho sentito ripetere anche allo stesso DiBenedetto: la Roma porta il nome della città più famosa del mondo. Com’è possibile, allora, non sfruttare questa enorme potenzialità? Credo che persone come Pannes siano davvero quelle giuste e in grado di aiutare la società ad avere quegli introiti da fonti che fino ad oggi sono rimaste praticamente inesplorate. Sia per quanto riguarda, in generale, il calcio italiano, sia la Roma in particolare.
La scorsa estate ci fece un ritratto entusiastico del nuovo direttore sportivo. Dopo appena tre mesi, quasi tutti i giocatori arrivati grazie a lui stanno dimostrando, nonostante la giovane età, grandi valori tecnici e ampi margini di crescita. Sono d’accordo. Ma, conoscendo Walter Sabatini, so anche che questa è la sua prerogativa. È un uomo che sa individuare i giocatori giusti. E anche quelli che all’inizio sembrano essere acquisti non azzeccatissimi, poi si rivelano, invece, indovinati. Ne ero sicuro già prima, e lo sono ancor più adesso. Soprattutto, non ho dubbi che questo tipo di lavoro possa portare buoni frutti e risultati. Poi è chiaro che solo chi lavora, sbaglia. E Sabatini, come tutti noi, qualche errore potrà anche commetterlo. Ma ciò che va valutato è la percentuale di acquisti indovinati che si fanno. E nel suo caso, a differenza di tanti altri direttori sportivi, questa percentuale è sempre molto alta.
Si avvicina il mercato di gennaio. C’è una rosa da sfoltire, ma forse anche la necessità di integrarla con qualche nuovo arrivo. Credo che qualcosa sia già stato fatto. Ho visto, ad esempio, che hanno preso Nico Lopez, che non ho visto giocare ma di cui tutti mi parlano molto bene. È anche lui un uruguaiano, un bell’attaccante.
Servirebbero forse anche degli esterni, soprattutto dietro. Non crede? Lascio ovviamente ai dirigenti della Roma le decisioni al riguardo, perché sicuramente conoscono i loro problemi molto più di quanto possa conoscerli io. Loro li vivono da dentro il campo, io solo da spettatore. E non mi sento quindi di dare giudizi, tantomeno consigli. So per certo che se la necessità c’è di fare qualcosa, certamente lo faranno.
A Roma si attende ancora il rinnovo del contratto di De Rossi. Quanto è importante Daniele in questa squadra? Direi basilare. Una squadra che ha la fortuna di avere un giocatore come lui, cresciuto nella cantera, non possa e non debba farne a meno. So anche però che i dirigenti della Roma non possono non sapere questo e sono certo che faranno di tutto per tenerlo. Anche a costo di andare al di là dei parametri che si erano posti. Perché è insostituibile. E sostituirlo costerebbe molto. Sempreché si riesca a trovarlo, un sostituto. E allora, è meglio fare un sacrificio e tenerlo. E penso che anche la volontà del giocatore sia questa. Perché se avesse voluto andarsene, l’avrebbe già fatto.
Come giudica il lavoro fatto in questo primo scorcio di stagione. Credo che per la Roma sia importantissimo quest’anno, perché arrivare o non arrivare a certi risultati significa anche possibilità in più di ambire a nuovi traguardi, o al contrario precludersi determinati obiettivi. Penso anche che se vedranno che certi risultati possono essere raggiunti, faranno di tutto per perseguirli. Sono convinto – come sostiene mio figlio – che se alla fine di gennaio la Roma dovesse essere vicina alle prime della classifica, dovranno tutti stare molto attenti a lei. Perché ha un gioco non facile da assimilare all’inizio, ma che può dare spettacolo e risultati. È ancora presto, ma continuando per la sua strada, Luis Enrique può fare molto bene. Tra l’altro, mi risulta che i giocatori abbiano grande rispetto per lui, per la sua conduzione e gestione del gruppo, e questa condivisione è decisiva. Così come lo è l’appoggio della società.
E anche l’atteggiamento dei tifosi, diverso da quello spesso manifestato in passato. Perché hanno capito che l’allenatore sta portando qualcosa di nuovo e in lui esiste un’idea di gioco che può dare grossi risultati. E il tifoso quelli vuole.
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