rassegna stampa roma

Bye bye Montella

(La Gazzetta dello Sport – A.Pugliese) – Forse il destino ci aveva già pensato prima, magari non aspettava altro. E forse ci ha visto più lungo di tutti e non è un caso che abbia previsto Roma Sampdoria all’ultimo giro, dove...

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(La Gazzetta dello Sport - A.Pugliese) - Forse il destino ci aveva già pensato prima, magari non aspettava altro. E forse ci ha visto più lungo di tutti e non è un caso che abbia previsto Roma Sampdoria all’ultimo giro, dove Montella si fermerà ai box.

Forse, il destino non è poi così crudele, soprattutto dovesse riportare l’Aeroplanino lì dove ha lasciato l’hangar (ci perdonino Empoli e Genoa), per planare nel grande calcio. Domenica sarà l'ultima di Montella in giallorosso, ma forse anche la prima del suo futuro. Colorato di blucerchiato, proprio come i gol che segnava a metà degli Anni ’ 90 (e nella parentesi del 2007-08). Se poi si pensa che le prime reti in serie A Montella le fece proprio all’Olimpico (doppietta in Roma-Samp 1-4, era il 21 settembre 1996) e che da giocatore visse la retrocessione sampdoriana del ’ 98-99, allora il destino ha scritto un bel finale. Saluti Siamo ai titoli di coda, quindi. Un’avventura durata tre mesi (Vincenzo subentrò a Ranieri il 21 febbraio) e che ha proiettato Montella dalla palestra delle giovanili alla ribalta. A soli 36 anni («L’età è un problema? È una questione culturale, questo è un paese che punta poco sui giovani» , disse un giorno Montella, che dopo Brunella, Masetti, Nordahl ed Eriksson è il 5 ° tecnico giallorosso più giovane), sfiorando la possibilità di restare. Per riuscirci, Montella si era affidato all’usato garantito: il 4-2-3-1 spallettiano (modulo conosciuto a memoria dalla squadra e affidabilissimo tra le difficoltà) e il suo gruppo, quello dei giocatori di cui si fidava di più: Francesco Totti su tutti, ma anche De Rossi, Doni, Pizarro e Juan. È chiaro che Montella, così, sapeva di perdere qualcosa (leggi Borriello, Julio Sergio e Mexes, poi out per infortunio), ma tra il dare e l’avere, si aspettava di guadagnarci. Così non è stato, se non per Totti. Gli altri, per una ragione o l’altra, hanno deluso. De Rossi per motivi personali, Doni vittima delle sue insicurezze, Pizarro e Juan a corrente alterna, ma mai come ai massimi livelli, quelli che in passato li avevano portati ad essere «determinanti» . Insicurezza Ma se Montella alla fine non resterà alla Roma, sono soprattutto due i motivi. La poca spregiudicatezza della sua Roma, spesso rinunciataria (vedi Milan e Catania, tanto per fare un esempio, in due partite dove gli avversari andavano invece «presi a morsi») » ) ed a volte fortunata (come nelle vittorie esterne ottenute in pieno recupero a Lecce, Udine e Bari). E quei rapporti troppo «stretti» con alcuni giocatori, di livello quasi paritario (con attestati di stima e richieste di conferma pubbliche da parte di De Rossi e Totti). Una dote che Vincenzino sperava lo potesse portare altrove e che invece, alla fine, non è piaciuta al nuovo management. Certo, fosse arrivata la Champions e la Roma avesse giocato un calcio più bello, o almeno divertente, forse staremmo qui a parlare di un altro film. E non dei titoli di coda. Per la conferma si era affidato ai fedelissimi: Totti l’ha ripagato, De Rossi, Doni, Pizarro e Juan non come sperava