(Il Romanista-V.Valeri) Undici Burdisso. Anzi, dieci più Francesco Totti. È questo che tutti i tifosi della Roma vorrebbero, la squadra ideale per vincere le partite più difficili, raggiungere gli obiettivi e raddrizzare le cose nelle situazioni infuocate.
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Burdisso: «Cambiamo mentalità»
(Il Romanista-V.Valeri) Undici Burdisso. Anzi, dieci più Francesco Totti. È questo che tutti i tifosi della Roma vorrebbero, la squadra ideale per vincere le partite più difficili, raggiungere gli obiettivi e raddrizzare le cose nelle...
E invece non è così, non lo è stato per tutta questa bruttissima stagione, finita già con il gol di Bergessio che ha trovato in Doni un complice perfetto, incapace di fare suo un cross passato a due metri dalla linea di porta.
Fuori dagli spogliatoi, intervistato dal canale tematico Roma Channel, Nicolas Burdisso non si è limitato a commentare una debacle vergognosa che decreta l’addio alla Champions, ma ha lanciato un chiaro messaggio ai compagni e alla nuova società: «Chi in futuro vorrà indossare questa maglia – ha ammonito l’argentino – dovrà guardarsi indietro e capire dove ha sbagliato. Tutti noi dobbiamo prenderci le giuste responsabilità ». Parole non tenere, di un vero leader in uno spogliatoio che da qualche mese vive in uno stato di precarietà e insicurezza mai davvero risolte dalle certezze che, col contagocce, trapelano sul consorzio bostoniano. E il numero 29, che due anni fa arrivò nell’ultimo giorno di mercato e subito affrontò il Genoa da titolare, con grinta e attaccamento, è proprio a Thomas DiBenedetto che si rivolge: «La nuova proprietà – sottolinea – dovrà capire chi può continuare e chi no». Lui è uno che può, senza ombra di dubbio, perché le stellette di comandante della difesa se le è guadagnate partita dopo partita: «Le motivazioni per un gruppo sono importanti – continua – e non so quale sia la causa di un risultato come questo, ce ne sono tante. Abbiamo subito un calo fisico e psicologico, non riuscivamo a mettere il naso fuori la nostra metà campo. In questo campionato siamo stati decisamente sotto le aspettative, una squadra come la Roma dovrebbe arrivare come minimo tra le prime quattro. Ora ognuno deve essere in grado di metterci la faccia». Anche letteralmente, come nel suo caso, quando per contrastare un tiro a botta sicura di Bergessio si è opposto con la testa, rischiando grosso: «Mi piace l’idea di tornare a casa – spiega Burdisso – sapendo di aver dato tutti in campo. Sono l’idolo dei tifosi? Li ringrazio molto. Io sono venuto qui per vincere, lo dissi nella prima conferenza stampa, perché questa è una piazza come nessuna al mondo. Spero di rimanere per vincere, anche se bisogna cambiare mentalità». Sì, non c’è dubbio, Nicolas Burdisso parla da senatore, da chi alla Roma non è arrivato all’ultimo minuto a settembre del 2009, ma almeno dieci anni prima. Ad agosto scorso dall’Inter volevano farlo andare per forza alla Juventus – per punirlo dell’eccessivo impegno contro chi deteneva il suo cartellino - , ma s’impuntò e scelse di rimanere nella capitale, con tutte le sue forze. Il sudamericano è uno di quelli che la futura coppia dirigenziale Sabatini – Baldini non ha intenzione di cedere, perché è il perno su cui ricostruire una difesa che ha perso Mexes – sia fisicamente che contrattualmente – e che in Juan non ha trovato un vero condottiero. Nicolas lo è, lo vuole essere e vorrà esserlo a lungo, perché in Roma e nella Roma ha scoperto una casa accogliente. I tifosi lo amano, i compagni lo rispettano, gli americani lo stimano. Dieci Burdisso più Totti, e adesso chissà dove saremmo.
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