(Il Giornale - T. Damascelli) - Due campioni del mondo a confronto, distanti undici metri uno dall'altro, un duello davanti a cinquantamila persone, cinque secondi per decidere, uno solo per sbagliare. Calcia Totti, para Buffon.
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Buffon-Totti, baci e parate tutto il calcio in undici metri
(Il Giornale – T. Damascelli) – Due campioni del mondo a confronto, distanti undici metri uno dall’altro, un duello davanti a cinquantamila persone, cinque secondi per decidere, uno solo per sbagliare. Calcia Totti, para Buffon.
Così vanno le cose di football quando c'è un terzo uomo che tutto sapeva e tutto aveva previsto. Trattasi di Claudio Filippi, dal 1993 al 1998 assistente volontario presso il Laboratorio di Biomeccanica dell'isef Statale di Roma, docente del corso di laurea specialistica in Scienza e Tecnica dello Sport, presso lo Iusm di Roma, dal 2010 preparatore dei portieri alla Juventus football club ma, in precedenza, anno del Signore 2004, con lo stesso impiego presso l'associazione Sportiva Roma. Insomma Filippi molto, forse tutto, sa e conosce dei duellanti di lunedì sera, così deve aver preparato il proprio ultimo allievo, Gian Luigi Buffon di anni trentatrè a prevedere la traiettoria che avrebbe dato al pallone Francesco Totti di anni trentacinque. Lezione balistica, studio cinetico, tutta quella roba lì che serve agli scienziati per spiegare il proprio lavoro e a un calciatore per spiegare un errore o un colpo clamoroso. Buffon non passa alla storia come un pararigori anche se può sempre raccontare di averne parato uno a Ronaldo, era il marzo del Novantotto, un altro a Figo, in Champions league, era il maggio del Duemilatre, uno a Baggio, nell'ottobre dello stesso anno, uno a Mutu, era l'europeo del Duemilaotto, roba grossa dunque, mancava alla sua collezione di farfalle (altrui), Totti, uno che usa il rigore come gesto di sfida, anche guascone, il cucchiaio, il tiro feroce, il dito succhiato dopo la beffa. Lunedì il pupone aveva preparato la festa e il pollicione, l'eventuale gol avrebbe portato alla Roma una vittoria di prestigio e fermato, per la prima volta, la Juventus imbattuta. Non so e non credo che in quei rari secondi che lo hanno diviso dall'idea e dal tiro abbia pensato al Filippi di cui sopra, il pallone è partito dalla parte migliore, quella alla destra per chi riceve, di Buffon che ha dimostrato una reattività, nel tempo e nello scatto, che pochi gli accreditavano. Del resto, è cronaca dello scorso campionato, i saggi della Juventus, Delneri e Marotta, lo avevano messo in ballottaggio con Storari, forse poco abituati a gestire un campione vero. Buffon, dunque, ha spento il sogno di Totti e con lui quello della Roma bostoniana e bancaria. Quel rigore sembra aver riassunto tutto un campionato e la storia di due capitani: il tramonto lento, malinconico ma inesorabile di Francesco Totti, il risorgimento imprevisto di Gianluigi Buffon, insieme la Roma e la Juventus che c'erano e vorrebbero essere ancora ma che devono fare i conti con una realtà veloce, anagrafica e non soltanto. (...)
All'inizio della partita si erano abbracciati affettuosamente, scambiandosi i gagliardetti. Undici metri dopo si sono ritrovati assieme e, subito, divisi. Il silenzio, la corsa, la finta, il colpo secco, l'urlo strozzato, la gioia, la delusione, la fine dell'incubo, l'inizio del dramma ma nessun gesto plateale, nessun insulto, nessuna lacrima, tra amici, tra campioni non sarebbe elegante. Non è stata soltanto una nota di cronaca. E' anche storia di uno sport che a forza di inseguire se stesso ha smarrito la propria vera identità, un gol, un tiro, una parata, Totti, Buffon: il football.
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