rassegna stampa roma

Brunico, Scopigno e Liedholm

(Il Romanista – M.Izzi) Roma cerca il rilancio tra il verde di Brunico. Una stagione di amarezze e di delusioni è alle spalle. Herrera aveva preannunciato mari e monti. Ma alla fine c’era voluto Trebiciani per evitare la serie B» Questo...

Redazione

(Il Romanista – M.Izzi) Roma cerca il rilancio tra il verde di Brunico. Una stagione di amarezze e di delusioni è alle spalle. Herrera aveva preannunciato mari e monti. Ma alla fine c’era voluto Trebiciani per evitare la serie B» Questo scriveva Romolo Lenzi nell’apertura di un reportage da Brunico del 5 agosto 1973.

Alla guida della Roma del post Herrera viene chiamato Scopigno. L’ex condottiero del Cagliari scudetto, appena sbarcato, dichiara di aver trovato: «Una Roma a pezzi. Un giocatore deve subire l’intervento al menisco, altri cinque sono ai fanghi per le cure». A dire il vero, se la Roma è a pezzi, Scopigno non è esattamente in grande spolvero. Proprio sui campi di Brunico il Mister, pensieroso, sta camminando, rimuginando sui tanti problemi della squadra, sull’ ingaggio di Domenghini e sulla sofferta rinuncia a Nené. Manlio, trova sulla sua strada un pallone e lo calcia con noncuranza. Fatto questo, si accascia a terra tra urla lancinanti. Chi gli è attorno accorre, temendo un improvviso malore. In realtà “il filosofo” semplicemente preso a calci un “pallone medicinale”, con le comprensibili e ovvie conseguenze. Gli “amarcord” disegnano spesso quadretti idilliaci, in cui il “calcio di una volta” è sempre sereno, animato da ideali, scevro da polemiche e problemi. Non è esattamente così e la Lupa del primo ciclo di Brunico ne sa qualcosa. Nella prima gara di un certo spessore (giocata contro il Piacenza il 19 agosto), Santarini, Ginulfi, Liguori e Cordova erano assenti in quanto alle prese con le trattative per il rinnovo dell’ ingaggio (i primi tre si trovavano addirittura a Roma, a colloquio con il presidente Anzalone, mentre Cordova era alle prese con un ginocchio malconcio). Non meno problematico sarà, l’anno seguente, il ritorno a Brunico sotto la guida di Liedholm che aveva raccolto in corsa l’eredità di Scopigno. Nils aveva portato in ritiro 28 giocatori, ma ben presto aveva dovuto rinunciare ad Orazi e Di Bartolomei, entrambi fermati dal menisco ed affidati alle cure del Professor Perugia. Si trattava solo dell’antipasto, visto che dopo pochi giorni, puntuale come una multa per divieto di sosta, scoppiò il putiferio per i rinnovi di contratto. Prati, che godeva già di un ingaggio da emiro del Brunei, chiese un “ritocchino” del 25%. Mupo, dirigente del Club, perse letteralmente la tramontana e dichiarò: «Prati sta dando i numeri, forse ha scambiato la Roma per un istituto di beneficenza. Liberissimo d’andarsene: la società non muoverà un dito per fermarlo. Certe sue richieste sono talmente spudorate da far rabbrividire. Comunque siamo pronti a tutto anche a rendere di pubblica opinione le sue pretese. E se ciò non bastasse non scarteremmo l’ipotesi di un suo deferimento alla Lega». Neanche il tempo di raccapezzarsi e anche Morini, pensa di dover dare il proprio contributo alla serenità dell’ambiente e reclama un aumento del 50%, dicendosi pronto a lasciare la

squadra nel mercato di novembre. Il risultato è che mentre l’attaccante viene quasi alle mani con dei giornalisti al seguito della squadra, Morini,direttamente sul campo d’allenamento,viene duramente contestato da un gruppo di tifosi. In questo caos, a mantenere saldo il timone c’è il Barone, un maestro nello spostare l’attenzione e rivitalizzare l’ambiente. Ecco qualche esempio. Domanda: «Mister, Zaccarelli non è arrivato». Risposta: «Mi piaceva molto ma costava 500 milioni. Una follia, e poi abbiamo preso Curcio Meola, Gori e Penzo». E ancora: «Qual è l’obiettivo della Roma?».Risposta: «Fra un paio di anni sarà in grado di lottare per lo scudetto, per il momento miriamo al quarto posto o giù di lì». A fine anno, tanto per la cronaca, arriverà uno storico terzo posto. Nel nostro viaggio, intanto, dopo un nuovo ritiro a Brunico, nell’ agosto del 1975, salutato con infinito rammarico Liedholm, tornato a fare le fortune del Milan, la Roma di Gustavo Giagnoni,inaugura un nuovo triennio, questa volta a Norcia. Si tratta del canto del cigno della gestione di Gaetano Anzalone. Nel maggio del1979 si arriva alla svolta decisiva con il passaggio del club a Dino Viola. E’ un cambio della guardia che segnerà una svolta decisiva, assolutamente rivoluzionaria nella storia (e nei destini)del club più amato del mondo. La nuova Roma nascerà con il raduno a Via del Circo Massimo il 19 luglio 1979. Un fiume di tifosi abbraccerà Rocca, Ancelotti, Di Bartolomei…. e il nuovo presidente, Dino Viola, inun completo impeccabile, letteralmente sommerso dall’affatto (e dalle aspettative dei romanisti).Nella prossima puntata partiremo proprio dal primo ritiro della Roma di Viola, ancora una volta a Brunico