(Corriere dello Sport - A.Fani) - Sarà stata l’una meno dieci, notte tra venerdì e sabato, la Roma aveva appena sbattuto il grugno contro un Valencia lanciatissimo nell’ultima amichevole prima del debutto ufficiale stagionale, giovedì in Europa League con lo Slovan Bratislava.
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Bojan, rientro col brivido
(Corriere dello Sport – A.Fani) – Sarà stata l’una meno dieci, notte tra venerdì e sabato, la Roma aveva appena sbattuto il grugno contro un Valencia lanciatissimo nell’ultima amichevole prima del debutto ufficiale...
Treazero per la squadra di Unai Emery e giallorossi che a capo chino si infilavano nel bus pronto a portarli in aeroporto per il volo notturno di rientro. Dietro il bus giallorosso, un pullmino per gli sparuti cronisti al seguito della squadra, sei in tutto tra giornalisti e cameramen. E proprio ai due cameramen Bojan Krkic deve la sua incolumità. Perché l’attaccante era stato preso di mira da un gruppo di esagitati valenciani che l’avevano isolato: prelevato quasi di peso, Bojan è stato scortato nel minibus, giusto giusto tra le braccia degli increduli cronisti, mentre l’autista provvedeva a serrare la porta del veicolo appena prima che venisse sballottato dalle mani di decine di ragazzi con le magliette del Valencia indosso. Urlavano frasi a Bojan, in valencià - uno degli idiomi riconosciuti in Spagna, oltre a castigliano, catalano e basco - mentre il ragazzino di origini serbe si accucciava sul sedile stringendo il suo trolley nella sinistra e due cellulari nella destra. Per sfogare la tensione, mista a paura, il povero attaccante un timido ventenne in fondo - non poteva fare di meglio che rivolgersi a quelle mani che si abbattevano come tamburi sui vetri: « Que quieres, imbecil? Imbecil! ».
VEDRETE, VEDRETE -Questioni di radicato campanilismo iberico al cui confronto le nostre rivalità dastrapaesesembrano ameni scambi d’opinione. «Io sono catalano, con i valenciani c’è un pessimo rapporto, ecco perché ce l’hanno con me...» ha poi spiegato Bojan mentre il minibus e le parole di conforto dei cronisti lo scortavano verso l’albergo dove avrebbe trascorso quel che restava della notte valenciana prima di puntare verso Barcellona, casa sua, per salutare la famiglia approfittando del giorno libero concesso ai giallorossi da Luis Enrique (appuntamento oggi pomeriggio a Trigoria per la ripresa degli allenamenti). Il ragazzinosi è guardato attorno mentre le dita continuavano a scrivere su due telefoni in contemporanea - miseria, con le mani è più veloce che con i piedi... poi la testa ancora umida di doccia si è poggiata per qualche minuto, e il ragazzino di Linyola ha mandato al diavolo i restrittivi regolamenti calcistici in tema di comunicazione con i giornalisti. «Abbiamo perso 3 0? Ragazzi ci vuole pazienza» raccontava Bojan saltellando dallo spagnolo all’italiano, «stiamo cambiando filosofia di gioco. Questa squadra fino all’altro ieri giocava in modo completamente diverso, il “tiqui taca” non si assimila dalla sera alla mattina. Serve tempo. Con pazienza arriveremo lontano, la squadra è forte».Ha spiegato il suo punto di vista nei dieci minuti dal «Mestalla» all’hotel. «Il Valencia è una big europea e finora aveva già affrontato altre grandi in amichevole, come il Liverpool. Per noi invece era il primo test di una certa consistenza. In campo dialoghiamo tutti, l’obiettivo è la trama di passaggi, ma serve tempo. E poi mancava De Rossi...». Alla fine, un 3-0 che visto da fuori lascia pochi appelli, da dentro si legge in maniera differente: «Ok, abbiamo perso 3-0 a Valencia. Però. Abbiamo iniziato alla grande prima di regalare il primo gol; ma ci siamo rimessi a giocare bene, toc, toc, toc, passaggi e trame. Il 2-0 è un altro regalo nostro, ma nel secondo tempo ho colpito la traversa: vi dico una cosa, se la butto dentro cambia la partita, non so come finisce poi... Maledetta traversa, ma non vi preoccupate: i gol me li tengo per “ la liga”». Per il campionato. Lo ha detto in spagnolo. Ma il messaggio non era per i valenciani...
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