(Corriere dello Sport - R. Maida) - La Roma assaggia Bojan e si gode Viviani. L’amichevole con il Vasas produce un solo gol, segnato con una sassata improvvisa dal rampollo incoronato da Luis Enrique, ma lancia segnali incoraggianti.
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Bojan diverte, Viviani decide
(Corriere dello Sport – R. Maida) – La Roma assaggia Bojan e si gode Viviani. L’amichevole con il Vasas produce un solo gol, segnato con una sassata improvvisa dal rampollo incoronato da Luis Enrique, ma lancia segnali...
La squadra è cresciuta rispetto al triangolare di Innsbruck, non soltanto per condizione atletica ma anche per sicurezza nei propri mezzi e creatività. Deve ancora lavorare su certi meccanismi difensivi, ad esempio sulle palle inattive, ma complessivamente deve essere promossa in questa gita lampo a Budapest. Promosso a maggior ragione Bojan, che al debutto ha già mostrato i suoi numeri. Potenzialmente devastanti per qualunque difesa. Ingiudicabile l’altro esordiente, Heinze, visto che la Roma non ha corso pericoli gravi. E’ invece piaciuto Josè Angel, per spirito di iniziativa e disciplina tattica.
VERITA’ - Stavolta Harry Potter, alias Luis Enrique, che pure garantiva di non essere interessato al risultato, ha messo in campo una Roma plausibile. Addirittura aggressiva, con il tridente composto da Borriello, Totti e Bojan. De Rossi, aspettando che si chiarisca la questione del contratto, ha ripreso il comando del centrocampo affiancato da Perrotta e Greco. E’ diverso il suo ruolo rispetto al passato: l’allenatore gli chiede di abbassarsi sempre sulla linea dei centrali difensivi, anche nella fase di impostazione del gioco, per evitare il lancio lungo che è contrario allo stile di vita barcelonista. In molte occasioni può così appoggiarsi ai terzini che gli offrono una possibilità di “scarico” sui lati.
VAGITI - Il test non era particolarmente impegnativo: il Vasas, la squadra del cuore di George Soros, ha perso tre partite su tre nel campionato ungherese, non proprio competitivo come la Liga. Ma i «primi passi del bambino», per usare l’espressione di Luis Enrique, si sono mossi, finché le gambe (ancora infantili) hanno tenuto. La Roma è stata sufficientemente corta, ha cercato quasi sempre il fraseggio sullo stretto, ha fatto sentire la propria superiorità, ha concesso poco all’avversario.
SHOW – Totti, festeggiato dai tifosi magiari già sulle scalette dell’aereo, a conferma di una fama globalizzata, ha ricevuto incitamenti e tanti oooh di ammirazione ad ogni tocco. La palla prende sempre traiettorie speciali, giuste o sbagliate che siano, quando passa per i suoi piedi. Ma presto è toccato a Bojan, con due acuti, impossessarsi della serata. Il primo al 15’: uno sguardo, un’idea partita dalla trequarti sinistra, due uomini saltati, poi tre, e un’ultimo passaggio sbagliato dalle parti del portiere. Ancora più esaltante la giocata del minuto 28, nata da una bella percussione con tanto di dribbling dell’altro spagnolo Josè Angel. Bojan, partendo sempre da sinistra, si è accentrato e ha scelto la parabola cara a Del Piero per sorprendere Ilizi: purtroppo la traversa ha sorpreso lui e gli sportivissimi tifosi dello stadio Ferenc Puskas, che hanno applaudito all’unisono. L’intesa tra Totti e Bojan è sicuramente da rifinire ma le premesse sono ottime.
ESTERNO NECESSARIO – Meno brillante, fra i tre, è stato Borriello, che si è affannato sulla fascia destra e ha perso, anche per questo, lucidità sotto porta. Così si possono spiegare due gol sbagliati, uno dei quali (21’) innescato dalla precisa verticalizzazione di Greco, uno dei migliori in campo. Il portiere in ogni caso, alla seconda parata di fila, si è meritato i complimenti dell’avversario. Non capita tutti i giorni di stoppare Borriello. Niente gol.
RIPRESA - Dopo l’intervallo Luis Enrique ha cambiato cinque giocatori ma ha lasciato i tre davanti, dimostrando di credere nella formula più innovativa e affascinante. E qualcosa si è visto. Totti ha innescato un’altra volta Bojan (9’), che però da posizione decentrata non ha potuto far male al portiere. Borriello si è incavolato come ai bei tempi per una combinazione non riuscita. Un segno di volontà, se non altro. Soltanto al quarto d’ora, dopo 60 minuti di Roma vera, è arrivata la raffica delle sostituzioni. E Viviani, entrato a inizio ripresa al posto di De Rossi, ha sparato un destro da trenta metri che si è infilato all’angolino, forse aiutato da una deviazione. Il giovanotto è rimasto impassibile, il pubblico no: ha festeggiato, tutto compatto. Il tempo di due slalom di Verre e Caprari e tutti a casa: in fretta, perché il charter aspettava.
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