rassegna stampa roma

Bojan contro la maledizione spagnola

(Il Romanista) Il gol ritrovato contro l’Atalanta, evento accompagnato da un’ottima prestazione fatta di dinamismo, pressing, dribbling e giocate, ha fatto venire a Bojan Krkic anche la voglia di parlare.

Redazione

(Il Romanista) Il gol ritrovato contro l’Atalanta, evento accompagnato da un’ottima prestazione fatta di dinamismo, pressing, dribbling e giocate, ha fatto venire a Bojan Krkic anche la voglia di parlare.

Dopo l’intervista di lunedì a Sport.es, ieri l’attaccante catalano è intervenuto a TV3, televisione iberica, alla quale ha espresso altre impressioni sul suo presente romano e confermato le motivazioni del suo “arrivederci” al Barcellona. Frasi senza filtro, al vetriolo, che faranno sensazione dalle parti del Camp Nou perché tirano direttamente in ballo l’artefice tecnico del Fenomeno Blaugrana: «Pep Guardiola è il motivo per cui me ne sono andato – svela per la prima volta Bojan - . Potevo anche dare il 100% in allenamento, solo che poi risultava inutile perché non mi faceva comunque giocare». Il numero 14 giallorosso è categorico: «Fin quando ci sarà lui sulla panchina del Barcellona – mette il carico – io non tornerò lì a giocare».

Chiaro, diretto, secco. Troppo grande e ancora viva la delusione di essere rimasto ai margini della rosa blaugrana durante l’ultima trionfale stagione, quella della vittoria in Liga e del successo in Champions: «Il giorno della finale di Wembley è stato quello in cui ho deciso che me ne sarei andato – spiega ancora Bojan a TV3 - . Sapevo che non avrei giocato, ma al 75’ vincevamo 3 – 1 e non sono entrato. Pensavo ci fosse spazio per me in quel momento. Allora ho capito che Guardiola non credeva nelle mie potenzialità». Una presa di coscienza amara, per il ventunenne talento figlio d’arte, approdato nella Cantera piccolissimo e diventato subito bimbo prodigio e poi recordman, con oltre 800 gol segnati nelle giovanili e l’esordio con Rijkaard a soli 17 anni, subito con gol sia in campionato che in Champions. Quella che per lui doveva essere un’avventura infinita, una perenne crescita fatta di successi e riconoscimenti, si stava trasformando in un fallimento. Così la chiamata di Luis Enrique e gli sms di Josè Angel, suo amico in Under 21, lo hanno spinto ad abbracciare il progetto romanista: «A lungo non ho avuto dialogo con Pep – conclude Bojan - , ma i miei amici e la mia famiglia mi spingevano a farlo. Ci ho provato più volte, ma quando ne avevo occasione non trovavo le parole. Alla fine credo di non aver ricevuto il trattamento che meritavo». È così che Bojan Krkic si appresta a disputare il suo primo derby della Capitale, con tanta voglia di riscatto, con la rabbia in corpo di chi vuole fortemente dimostrare quanto vale, anche lontano dal ventre caldo del club più forte del mondo e forse di tutti i tempi. Ha ritrovato il gol, il gioco, la fiducia del tecnico – che in realtà non aveva mai perso - , l’affetto dei tifosi e la voglia di parlare. Adesso, per entrare nella storia e rimanere per sempre impresso nella memoria collettiva giallorossa, ha un altro record da aggiudicarsi: essere il primo calciatore spagnolo della Roma a segnare in una stracittadina. La rete di Joaquin Peirò, all’87’ di un Lazio – Roma di Coppa Italia del 7 settembre 1969, non è mai stata omologata, poiché la gara venne sospesa per un black out e la responsabilità oggettiva dei biancocelesti costò loro lo 0-2 a tavolino.