rassegna stampa roma

Basta così

(Il Romanista – S.Romita) – Non c’era bisogno che Luis Enrique ci spiegasse che la sua squadra, che poi è la nostra Roma, non fosse una squadra da scudetto, nè che queste fossero le ambizioni giallorosse per il campionato 2011-2012.

Redazione

(Il Romanista - S.Romita) - Non c’era bisogno che Luis Enrique ci spiegasse che la sua squadra, che poi è la nostra Roma, non fosse una squadra da scudetto, nè che queste fossero le ambizioni giallorosse per il campionato 2011-2012.

L’avevamo capito subito. Anzi. Non l’avevamo mai minimamente pensato fin da questa estate. Con una nuova società, una grande innovazione generale, l’uscita di Vucinic, Mexes e Menez e l’ingresso di tantissimi giovani talenti ancora da completarsi calcisticamente e caratterialmente parlando, bisogna saper attendere. Come ci vuole tempo e serenità per giudicare un nuovo allenatore con mentalità aggressiva e un’idea di gioco bello ma difficile. Soprattutto se non si hanno campioni in tutti i ruoli. Sapevamo bene che avremmo dovuto pazientare e soffrire. E lo abbiamo fatto. E lo faremo ancora. Ma qui c’è un’emergenza difesa, uno scollamento nella nostra area e una stupidità di marcature che fa spavento, e che in Italia è paragonabile a una bestemmia.

Nessuno vuole tornare alle squadre "catenacciare" che tanto orrore facevano a giocatori e allenatori stranieri o al gioco all’italiana che molto veniva criticato all’estero. Anche se ci vincevamo molto giocando in contropiede. Siamo con Enrique e con la sua rivoluzione del gioco. Ci piace andare all’attacco. Ma non siamo l’Olanda di Cruijff anche se facciamo finta di esserlo. Qui ci sembra che si vada avanti senza capire che a un certo punto si deve provare a saltare l’uomo e tirare in porta. Ora certo a nessuno piace perdere. E anche ai giocatori della Roma e al loro allenatore non piace. Ora certo avevamo il Milan davanti che insieme a Juventus, Napoli, Inter sono, o almeno fin qui sembrano, molto più forti. Ma noi non abbiamo impegni internazionali. Abbiamo un gran parco giocatori e un allenatore che li vuole utilizzare tutti. E questo è un bene e un male contemporaneamente. Giocare più partite nella settimana è stancante ma aiuta a creare complicità e schemi e a far crescere un agonismo che a noi manca completamente. Se si escludono Daniele De Rossi e Francesco Totti che ce l’hanno nel Dna. Difficile, per i tifosi, passare da una squadra senza panchina a quella con la panchina lunga degli ultimi due anni, e finire a questa, dalla doppia panchina ultralarge.

Ce la faremo. Saremo pronti tra un po’anche a questo estremo e seminevrastenico "turn-overissimo". Ma ora basta così. Si registri in fretta e con fermezza la difesa. Perchè non vogliamo più perdere in tal modo, come ragazzini senza i basilari. Nè siamo disposti a far fare più brutte figure a De Rossi, che non se le merita affatto e che sta disputando una stagione eccezionale, o a Stekelenburg. Abbiamo finalmente un grande e vero portiere tra i pali e ce lo facciamo "uccellare" stupidamente ogni volta. E curate bene Totti, che se non rientra lui è sempre notte. Mentre il giorno è ancora possibile